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Imprese responsabili e diritti dell’infanzia

Le imprese, piccole, medie o multinazionali, possono essere importanti per la società e l’economia, rinforzando i diritti dell’infanzia attraverso la creazione di posti di lavoro, innovazioni tecnologiche, il miglioramento dell’educazione e degli investimenti in ambito della responsabilità sociale. Si tratta di imprese virtuose, per fortuna ce ne sono tante, ma tante sono pure quelle che hanno un impatto negativo sui bambini e sulle comunità in cui vivono, verso le quali detengono l’obbligo di regolamentare gli affari, in un mondo globalizzato che pone gravi minacce sul rispetto dei diritti umani e dell’ambiente. Queste imprese non operano soltanto in un Paese, ma hanno la loro sede sociale in un secondo Paese, si approvvigionano in un altro, fabbricano in un altro ancora, trattano in un quinto e dispongono d’una fitta rete di filiali con competenze diverse in più parti del mondo, a tal punto che non risulta più chiaro capire chi detiene le responsabilità di proteggere, rispettare e mettere in pratica i diritti dei bambini.

Chi deve apportare azioni correttive, alla luce dei noti episodi di sfruttamento sessuale e lavorativo dei bambini, dell’inquinamento ambientale causato dalle imprese o dell’acquisizione di territori che provocano una migrazione forzata all’interno o fuori del Paese, territori che a volte generano conflitti per la dominazione di un luogo di produzione o di vendita da parte di compagnie in concorrenza? È lecito finalmente definire, anche dal profilo giuridico, cosa bisogna fare quando le regole vengono violate, quando non possiamo più ignorare l’universalità e l’insindacabilità dei diritti umani, che generano responsabilità e doveri da parte delle multinazionali e degli Stati.

I bambini hanno spesso difficoltà ad accedere al sistema giudiziario per cercare rimedi efficaci per le violazioni dei loro diritti, spesso non conoscono neppure i propri diritti, i meccanismi e le procedure disponibili per farli valere. Gli Stati non sempre indagano sulle violazioni commesse dalle imprese e, oltre al potere profondamente squilibrato tra bambini e imprese, i costi per intraprendere un’azione legale contro di esse sono proibitivi, per cui i bambini hanno grosse difficoltà a ottenere i servizi di un avvocato. I casi che coinvolgono le aziende sono spesso risolti amichevolmente, in assenza di una giurisprudenza prevista, ciò che spinge i bambini e le loro famiglie a rinunciare a procedimenti giudiziari. Accade che le società controllate e altri soggetti interessati svolgano la loro attività senza aver stipulato un’assicurazione o che abbiano solo responsabilità limitata, e data la struttura delle società transnazionali, frammentate in entità separate, può essere difficile stabilire la responsabilità giuridica delle diverse entità.

L’iniziativa ha il merito di rimettere al centro dell’attenzione la responsabilità della Svizzera e delle sue multinazionali, che non si limita unicamente alle persone che vivono sul suo territorio, ma sotto la sua giurisdizione, si preoccupa delle sue responsabilità extraterritoriali, come glielo impongono i vari trattati internazionali commerciali e sui diritti umani che essa stessa ha ratificato, primo tra questi la Convenzione internazionale per i diritti dei bambini e i suoi protocolli aggiuntivi. L’occasione è importante per unire gli sforzi tra i vari attori coinvolti per meglio rispettare, proteggere e mettere in pratica i diritti di ogni bambino, in ogni parte del mondo, ricordando che nel 2020 l’iniziativa per multinazionali responsabili è stata approvata dalla maggioranza dei votanti, ma non ha ottenuto la maggioranza dei Cantoni; la Svizzera si trova così a non avere ancora delle regole efficaci per le multinazionali con sedi sul suo territorio, che perseverano ad ignorare le disposizioni minime in materia di protezione dell’ambiente e dei diritti umani.