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Ritorno al Far West

(Keystone)

“Non abbiate paura in Svizzera, Trump ci vuole bene”, dichiarava al Blick Magdalena Martullo Blocher, consigliera nazionale Udc. Nel 2008 avevamo avuto paura, anche in Svizzera, durante la recessione economica mondiale dovuta al fallimento di Lehman Brothers (perdita di 613 miliardi di dollari). Abbiamo avuto paura, anche in Svizzera, due anni or sono, a causa del fallimento della Silicon Valley Bank, che arrischiava di innescare un effetto domino presso altre banche regionali americane di grande importanza. Era bastato il click di qualche milionario per trasferire da queste banche grandi volumi di denaro, in analogia con il crollo del Credit Suisse del marzo 2022. Le regolamentazioni prudenziali introdotte dal legislatore americano mediante il Sarbanes Oxley Act del 2022 (dopo i fallimenti Enron e WorldCom), nonché mediante il Dodd Frank Act del 2010 (dopo Lehman Brothers), già allora vennero considerate poco efficaci. Un ordine esecutivo di Trump del 3 febbraio 2017 le aveva considerevolmente indebolite. Ma di recente una revisione approfondita delle regole Dodd Frank è già stata avviata, allo scopo di ridurre ogni costrizione regolamentare, ciò che avrà ripercussioni anche per le banche europee poiché saranno confrontate con una concorrenza accresciuta da parte delle banche americane.

Parola d’ordine della tecno-oligarchia di Trump: marcia indietro, smantellamento della regolamentazione nella finanza. Ecco le prime misure già annunciate: revisione del Supplementary leverage ratio, allo scopo di ridurre il capitale delle banche connesso agli investimenti nei titoli pubblici, licenziamento e cessazione temporanea dell’attività del Consumer Financial Protection Bureau. Allo scopo di mettere in opera queste misure, gli ispettori preesistenti sono stati sostituiti dai campioni della liberalizzazione. Secondo il Financial Times, gli azionisti e i broker affamati di bonus e di profitti cominciano a leccarsi le labbra. “Ma ogni banchiere serio sa che l’indebolimento della regolamentazione non fa che preparare scossoni per l’avvenire”. L’abbraccio di Trump con le criptovalute è così appassionato da considerarle strategiche per le riserve nazionali. Si capisce quindi perché al cuore del sistema finanziario si troveranno valori altamente volatili. Intanto questa sua passione ha già regalato a Trump e moglie milioni di utili, grazie alle criptovalute personali lanciate poco dopo il suo insediamento, rovesciandone milioni di perdite sulle spalle dei suoi sostenitori. Ciò è stato sufficiente per qualificare come cleptocrazia la tecno-oligarchia dei miliardari attorno a Trump (Frankfurter Zeitung), sapendo che l’industria delle criptovalute aveva investito 190 milioni di dollari per sostenere l’elezione di Trump. Elon Musk da solo vi aveva contribuito con 277 milioni di dollari, versando inoltre una donazione di 20,5 milioni a favore del comitato politico denominato Rbg Pac, parimenti promotore dell’elezione di Trump. In questo modo Elon Musk ha potuto assicurare alle sue aziende sussidi e mandati milionari da parte dello Stato, come pure la direzione del Doge (Department of government efficiency) per tagliare mezzi finanziari e migliaia di posti di lavoro all’interno del Ministero delle finanze.

Pagare funzionari pubblici allo scopo di assicurarsi dei vantaggi personali (in gergo “pasturare”, “pantouflage”, “anfüttern”) è punibile per titolo di corruzione (e per riciclaggio dei relativi proventi) secondo il diritto di tutti quei Paesi che hanno ratificato la Convenzione anticorruzione dell’Onu (Merida, 2003) e la Convenzione dell’Ocse del 1997 contro la corruzione nel commercio internazionale. De facto si tratta quasi di un diritto universale, poiché la corruzione di funzionari stranieri può essere perseguita da tutti i 45 Stati membri di questa Convenzione, anche nel caso in cui Trump dovesse denunciare l’adesione da parte degli Stati Uniti, malgrado fin dall’inizio ne avessero assunto la presidenza. Nel frattempo, Trump ha già sospeso l’esecutività della corrispondente legislazione americana anticorruzione (Foreign Corrupt Practice Act / Fcpa) e ha licenziato in tronco tutti i funzionari delle relative agenzie Usa per l’applicazione di questa legge, allora pionieristica, compreso l’ufficio responsabile per la confisca dei beni collegati alla corruzione internazionale: semaforo verde per la corruzione di politici e funzionari all’estero. Appartiene pure al passato l’intervento Usa per scatenare quelle indagini per scoprire la ramificazione del riciclaggio da corruzione nelle banche americane e svizzere (Petrobras, Fondo malese 1mdb, potentati arabi e latinoamericani, dittatori e oligarchi ex Urss). Per bloccare questa traiettoria predatoria, nel suo articolo intitolato “Il est encore temps de résister au féodalisme numérique” (Le Monde, 10.02.2025), Mariana Mazzucato concludeva come segue, riferendosi all’intelligenza artificiale: “Il s’agit de créer les incitations et les conditions nécessaires pour orienter les marchés vers des résultats bénéfiques pour la société, au lieu de devenir une nouvelle machine d’extraction de rentes”.

Questo articolo è stato pubblicato in francese sulla ‘Tribune de Genève’