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Gaza: quando a ‘decadere’ è la presa di posizione

Nelle scorse settimane numerosi Comuni ticinesi hanno aderito all’appello delle Città di Losanna e Ginevra per chiedere al Consiglio federale una “posizione chiara e coraggiosa” di fronte alla tragedia umanitaria in corso a Gaza, sensibilizzare l’opinione pubblica e sollecitare interventi concreti da parte della comunità internazionale. Il Ticino può essere orgoglioso del numero di voci che si sono espresse: oltre a tutti i principali centri e al Consiglio di Stato, anche una trentina di Comuni medio-piccoli hanno manifestato solidarietà e richiesto la fine dei massacri.

Il Municipio di Terre di Pedemonte, sollecitato da una lettera firmata da un centinaio di abitanti, ha ritenuto “decaduta” la questione, perché il Consiglio federale il 28 maggio ha diramato un comunicato evocando la necessità di permettere un maggior accesso di aiuti umanitari. Quanto accaduto in seguito, sottolinea l’insufficienza della presa di posizione, tutt’altro che chiara e coraggiosa. Decine di ex ambasciatori svizzeri hanno scritto a Cassis chiedendo un atteggiamento più determinato, così come oltre 250 operatori del suo Dipartimento. Le sue affermazioni, dopo i ripetuti crimini dell’esercito israeliano, che spara su chi cerca di raggiungere i pochissimi centri di distribuzione di aiuti, hanno indignato. “Cassis parla come un portavoce del governo Netanyahu”, ha commentato Jean-Hubert Lebet, ex ambasciatore svizzero.

Il Municipio di Terre di Pedemonte poteva dedicare qualche minuto e qualche parola a questo dramma. Magari lasciandosi ispirare dai diversi Municipi che considerano la questione per nulla “decaduta” e che continuano a esprimersi per il rispetto del diritto umanitario. Anche il Gran Consiglio ticinese ha ritenuto necessario prendere posizione, il 12 giugno scorso, abbondantemente dopo il comunicato del Consiglio federale. Si vede che per alcuni politici, opportunamente, la necessità di indignarsi ed esprimere pubblicamente il proprio dissenso non “decade” mai.