Il dibattito in corso sul maggioritario mette al centro il confronto fra il caso ticinese e gli altri cantoni. Come avviene, quindi, l’elezione del governo nei diversi cantoni? In Ticino, con la formula proporzionale, la distribuzione dei seggi avviene in due tappe. Prima i voti vengono attribuiti alle liste dei partiti. All’interno dei partiti che conquistano abbastanza voti per uno o più seggi, si attribuiscono tali seggi ai candidati o alle candidate che hanno ottenuto più voti personali. Ciò avviene in un solo scrutinio. Nel resto dei cantoni svizzeri, vige invece una formula maggioritaria, applicata con sfumature diverse, con doppio scrutinio. I voti vengono direttamente attribuiti ai candidati più votati. Ma solo i candidati che ottengono 50% + 1 voti vengono eletti al primo turno. Per gli altri ci vuole un secondo turno: ciò lascia spazio in governo a candidati, ma anche partiti o coalizioni meno forti, in genere con un determinato quorum al primo turno. In Ticino si conosce già un modello simile, adottato per l’attribuzione dei due seggi per l’elezione del Consiglio degli Stati a Berna.
Se in questo sistema i partiti politici hanno meno potere rispetto al proporzionale, è anche vero che sono sempre i partiti a selezionare i candidati al governo che ritengono idonei alla competizione per il Consiglio di Stato. Insomma, il ruolo dei partiti rimane cruciale, soprattutto dei partiti elettoralmente più forti anche sul piano nazionale. Nel 2025, dei 154 seggi dell’insieme dei governi cantonali svizzeri, 131 sono detenuti dai quattro partiti rappresentati in Consiglio federale (cui si aggiungono 7 seggi dei Verdi).
Il sistema plurinominale a due turni per l’elezione dei governi cantonali svizzeri si distingue quindi dal cosiddetto modello Westminster, applicato in molti Paesi, compreso il Regno Unito, il quale prevede un turno unico, dentro circoscrizioni uninominali, dove il candidato o la candidata più forte si prende il seggio in palio. Il modello Westminster non è applicato in nessun cantone svizzero, favorendo piuttosto l’integrazione in governo di tutte le forze politiche che hanno un potere di veto più o meno sistematico. Adottare un sistema elettorale a un turno, favorendo una sola coalizione e mandando gli altri all’opposizione, implicherebbe cambiamenti piuttosto rilevanti. In causa ci sarebbe una possibile riduzione dei diritti referendari, l’introduzione del maggioritario anche per l’elezione dei parlamenti cantonali, oltre che, verosimilmente, l’elezione di uno o una presidente del governo per l’intera legislatura con poteri rafforzati. Solo così sarebbe praticabile un sistema maggioritario, “secco”, di alternanza, per l’elezione di un governo cantonale. Altrimenti, la sua applicazione rischia di ingenerare quell’immobilismo e quell’incertezza che il cambiamento di sistema vorrebbero superare.