Gli Stati Uniti hanno mostrato pragmatismo nel cercare il disgelo, mentre l’Europa frammentata preferisce prolungare il conflitto sostenendo militarmente Kiev. La partita si gioca tra Russia-Cina e Usa, con l’Europa come teatro e la Nato in crisi strutturale. Entrambe le entità hanno ignorato peculiarità come la neutralità svizzera, generando conflitti in un multipolarismo in evoluzione. Dal 28 febbraio 2022, la Svizzera ha mutato profondamente: abbandonando la neutralità tradizionale, adottando tutti i 18 pacchetti di sanzioni Ue contro la Russia, avvicinandosi militarmente alla Nato e sostenendo iniziative contro Mosca. Ha interpretato selettivamente la missione umanitaria, schierandosi di fatto con l’Ucraina.
Sorprende questa svolta per un paese il cui prestigio si costruì sulla neutralità riconosciuta nel 1815 – anche grazie all’impero russo. La Svizzera resta nella lista delle 48 entità “ostili” russe del Decreto 5 marzo 2022, con pagamenti in rubli. È difficile pensare che la Russia accetti la Svizzera come sede di negoziati: scelta comprensibile in un continente percepito ostile. La storia dimostra l’importanza della neutralità: dal Congresso di Vienna agli Accordi di Locarno, da Oslo a Camp David, le sedi prescelte rispettarono sempre neutralità politica, sicurezza, accessibilità e credibilità come mediatori imparziali.
Locarno 1925 rappresenta l’esempio perfetto: la Svizzera fu scelta per neutralità, libertà dallo scrutinio stampa e reputazione super partes. Quando la neutralità si compromette, le sedi perdono credibilità. Oggi, con la Svizzera “ostile” e allineata alle sanzioni occidentali, quella logica storica gioca contro Ginevra, spiegando perché sedi come Istanbul emergano come alternative più credibili. La posizione svizzera è tragicamente paradossale: autoescludendosi dai paesi neutrali, rischia di perdere quella rilevanza diplomatica costruita in due secoli. Nei futuri colloqui affronteremo anche il destino dei miliardi congelati dalle sanzioni occidentali, tema finora trascurato.
Le scelte dei prossimi mesi determineranno se la Svizzera potrà riconquistare rilevanza geopolitica o resterà ai margini. In un mondo che cambia rapidamente, rimandare significa perdere l’opportunità di definire il proprio ruolo mondiale. Il tempo stringe per decidere il futuro della diplomazia svizzera.