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Chi è Stato?

(Ti-Press)
13 settembre 2025
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Serpeggia palesemente un senso di frustrazione che, nell’imminenza di una nuova “stangata”, sta dominando il dibattito sulle possibili misure volte a far fronte ai costi dei premi di cassa malati. Basta ascoltare o leggere le argomentazioni di fautori e contrari alle iniziative del Ps e della Lega su cui si andrà a votare, per soccombere molto in fretta, da cittadini, sotto il peso della retorica fumogena dei partiti. Perché diciamolo: entrambe le iniziative, che propongono al cittadino (pur in modalità molto diverse) l’occasione di risparmiare, avrebbero tutte le possibilità di venire accolte; ma è davvero difficile capirle bene fino in fondo, e ancor più sentirsele spiegare chiaramente.

Certo, l’iniziativa leghista vorrebbe intervenire in modo trasversale, con una deduzione fiscale che tocca tutti allo stesso modo (ma che favorisce soltanto i redditi alti), mentre quella socialista, in buona sostanza, prova a istituire meccanismi di finanziamento che tengano conto del rapporto fra premi e reddito di chi li paga. Del resto, sono evidentemente due iniziative che rispecchiano due diversi e opposti modi di intendere lo Stato e il suo ruolo.

Ecco allora che secondo il governo, la maggioranza del parlamento e i sindaci dei maggiori centri bisogna “correre ai ripari”, evocare e invocare i gravosissimi “costi delle iniziative per lo Stato”, che sono, per dirla con il ministro Vitta, “insostenibili”. Insomma, ci aspetterebbe l’inferno. Ed ecco che politici di rango, in campo socialista e leghista, in veste di amministratori comunali arrivano a opporsi alle iniziative dei propri partiti: non proprio un bel segnale di chiarezza e trasparenza per il cittadino elettore e contribuente. Ed ecco comparire il fantasma dello Stato che “mette le mani nelle tasche dei cittadini”, invece di mettere altri soldi in tasca ai munifici contribuenti miliardari con l’ennesimo sgravio fiscale.

È l’immagine dello Stato onnivoro e vorace, o semplicemente ladro, quello che la destra nostrana (e non solo) ci propina appena può. 300 milioni, si afferma, è quanto costerebbe l’accettazione dell’iniziativa socialista; 100 milioni quella leghista: insomma, tanto quanto già si spende in sussidi. Dove andiamo a prenderli? La risposta, indotta, è quella che paventa il baratro finanziario, come se quei soldi dovessimo trovarli dal nulla, mentre in verità, come ci hanno ben ricordato gli economisti Spartaco Greppi, Christian Marazzi e Sergio Rossi su queste colonne, quei soldi li paghiamo già, non in tasse ma foraggiando direttamente il libero mercato della sanità pubblica, quello in cui le casse malati dichiarano di avere sempre più spese senza aggiungere che hanno comunque utili e riserve di miliardi. Fior di calcoli e proiezioni di esperti dimostrano come una grande maggioranza della popolazione otterrebbe dei benefici finanziari dalla riduzione del pagamento dei premi anche con un aggravio fiscale: insomma, venisse accolta un’iniziativa che è fondata sul rapporto proporzionale fra premi e reddito, lo Stato farebbe quel che la comunità gli chiede, applicando un principio di equità che per ora, a detta di tutti, nel caso specifico non esiste. In altre parole, svolgerebbe fino in fondo il suo compito. Ma il governo e il centrodestra dicono di no, impossibile: e poi così non si estirpa il problema alla radice. Perché la colpa, in fondo, è ancora del cittadino viziato che va troppo dal medico e del fatto che l’offerta medica è eccessiva. Così, si finisce per andare a votare sentendosi, oltre che frustrati e sempre più distanti dalla politica, pure in colpa perché si ha l’artrite, l’osteoporosi, perché si seguono i precetti medici di prevenzione.

Un orizzonte progettuale governativo proprio non c’è, se non quello di lasciare ancora una volta tutto com’è, dentro una spirale che ci porterà fatalmente a non riuscire più a pagare i costi della salute, mentre i rappresentanti dello Stato (o del meno Stato), specie quelli che stanno benissimo seduti in Consigli d’amministrazione del settore sanitario o che sono tanto sensibili alle pressioni delle lobby farmaceutiche, continueranno a dire che il problema sta a monte. E toccherà a noi, immersi in un tale immobilismo, pure subire il silenzio che accompagnerà la domanda: “Chi è Stato?”.