I dibattiti

Carona: ‘Una decisione inaccettabile’

Matteo Poretti commenta la sentenza del Consiglio di Stato che ha respinto i tre ricorsi contro il progetto del ‘camping di lusso’

La struttura è rimasta chiusa l’estate scorsa
(Ti-Press)
10 novembre 2025
|

Toni trionfali da Palazzo Civico a Lugano, soprattutto da parte del municipale Badaracco. Il motivo di tanta euforia? Il Consiglio di Stato ha respinto i tre ricorsi contro il progetto del “camping di lusso” a Carona: di fatto, la svendita al Touring Club Svizzero di un importante centro balneare pubblico e del suo pregiato parco, che rischia così di essere irrimediabilmente snaturato. Badaracco esulta: «È stata riconosciuta la bontà della nostra impalcatura, confermando in particolare che il progetto corrisponde a un interesse pubblico preminente» (Corriere del Ticino, 30.10.2025).

Ma di quale “interesse pubblico” parla, esattamente? Il complesso balneare di Carona è oggi di proprietà pubblica. Con il “grande progetto” del Municipio, verrebbe concesso in gestione al Tcs per 40 anni – un’associazione privata che, naturalmente, tratterrà per sé tutti i profitti derivanti dalla privatizzazione di buona parte del centro balneare. Solo Badaracco e soci possono considerare questo un esempio di “interesse pubblico preminente”. Ancora più grave è l’ipocrisia di richiamarsi all’interesse collettivo quando lo stesso Esecutivo ha deciso di chiudere la piscina pubblica come forma di ricatto politico, tentando così di costringere i ricorrenti a ritirare le loro opposizioni. Il tutto senza curarsi del fatto che in questo modo veniva negato un servizio pubblico fondamentale all’intera cittadinanza. E il ricatto continua: «La posta in gioco è la riapertura della piscina. Andando avanti con i ricorsi, il rischio è che la chiusura sarà prolungata, e questo sarebbe una perdita per la collettività». Insomma, secondo Badaracco, non sarebbe stato il Municipio ad aver chiuso la piscina, ma… i ricorrenti. Un capolavoro di capovolgimento logico, degno di un vero “paladino dell’interesse pubblico”.

Ciò che lascia più sconcertati è la testarda insistenza di Badaracco e dei suoi sostenitori nel voler portare avanti un progetto che costerà alla cittadinanza ben 12 milioni di franchi, in un momento in cui il Municipio ha appena annunciato nuovi tagli alla spesa pubblica, vendite di beni comunali e aumenti delle imposte, per rimediare a una politica di investimenti dissennata che ha messo in ginocchio le finanze cittadine. In totale, si parla di 36,7 milioni di franchi di risparmi, suddivisi in 13,8 milioni di tagli previsti per il 2026-2027 e altri 22,9 milioni tra il 2028 e il 2030. Come si può, in questo contesto, difendere un progetto che avvantaggia solo un privato – il Tcs – ma pesa per 12 milioni sulle casse pubbliche, mentre si riducono i salari dei dipendenti, si cancellano giorni di scuola montana e si tagliano i sussidi alla cultura e al sociale? E pensare che, di fronte a questa ingente spesa, vi era una possibile alternativa quantificata dalla società Acquaplan Sa che ha stimato in 467’500 franchi la somma necessaria per garantire, a medio-lungo termine, l’efficienza degli impianti balneari esistenti del centro di Carona: un importo infinitamente più contenuto rispetto ai 12 milioni del progetto Tcs.

Badaracco auspica che i ricorrenti abbandonino ogni velleità di ricorso al Tram, «alla luce delle motivazioni solide emerse dalla decisione a noi favorevole». Il nostro auspicio, al contrario, è che i ricorrenti proseguano in tutti i gradi di giudizio, per verificare la reale “solidità” delle motivazioni del Consiglio di Stato – un’istituzione che, pur rispettabile, resta politica prima che giuridica, e non certo infallibile o imparziale.