Non passa ora che sui diversi canali Tv nostri e delle nazioni a noi vicine, in modo particolare sui canali italiani, non imperversi un profluvio di parole sul rieletto presidente americano. Tra i commenti scontati di giornalisti generalisti e di sedicenti specialisti in materia, ogni tanto capita di leggere cose meno corali e più originali e meno ripetitive. È il caso, a mio parere, di un recente articolo apparso sul Corriere del Ticino a firma Tito Tettamanti. Costui non ha certo bisogno di presentazione, essendo persona molto nota a livello non solo locale ma nazionale e all’estero, che spesso ci gratifica con i suoi articoli concettosi e competenti. Egli, a proposito delle iniziative di Trump di voler annettere la Groenlandia agli Usa, giustifica l’intenzione americana col fatto che sulla carta la grande isola appartiene sì alla Danimarca dal 1953 e che nel 1979 ha acquisito una certa autonomia legislativa e amministrativa, ma, di fatto, di danese ha ben poco. In secondo luogo la Groenlandia è chiaramente in una posizione geografica molto strategica, tra Canada ed Europa, con, un domani, appetiti territoriali della vicina Russia, non esclusi. Da ultimo, non per importanza, risulterebbe che il sottosuolo dell’isola sia saturo di materie prime rare e pregiate; elemento questo che per un siffatto presidente, già grande imprenditore e investitore di successo, non può lasciare indifferente. Altro tema d’attualità che rientra nelle mire del neoeletto presidente Usa è il canale di Panama. Di seguito due parole di storia del canale, non foss’altro che per rinverdire i ricordi di geografia mondiale studiati a scuola tanti anni fa. È un canale artificiale che taglia l’istmo dell’America centrale, mettendo in comunicazione l’oceano Atlantico col Pacifico. È lungo 81,6 km e largo da 90 a 300 m per una profondità minima di 12,4 m. L’inizio dei lavori di scavo avvenne nel 1879, da parte di una compagnia francese, sotto la guida di F.M. de Lesseps, già costruttore del canale di Suez. Dopo diverse interruzioni i lavori ripresero sotto la direzione di un ingegnere dell’esercito americano. Il canale fu aperto nel 1915. Con l’accordo del 1903 veniva riconosciuto agli Usa il diritto di amministrare il canale. Nel 1979 la sovranità è stata trasferita allo Stato di Panama, ma, fino al 1999, gli Usa conserveranno le loro basi militari per la difesa del canale. Ciò detto, non mi sembra che il discorso di Trump circa una nuova trattativa con lo Stato di Panama per una reimpostazione dei diritti e doveri sul canale sia così fuori posto, considerata la grande importanza per il traffico marittimo statunitense, che gli consente di evitare la circumnavigazione dell’America del Sud per il collegamento tra la costa orientale e quella occidentale. Mi sembrano rivendicazioni che hanno un fondamento basato su dati di fatto, e non, come pretende la vulgata corrente, soltanto frutto di megalomania di possesso.