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La tregua...

In quasi tutte le guerre ci sono stati dei momenti di tregua. Nel primo conflitto mondiale, si facevano le pause per motivi pratici. Si aveva così il tempo, senza buscarsi una pallottola, per raccogliere i morti, quelli che lo erano stati dopo per le ferite e i pochissimi che ancora, miracolosamente, respiravano. Celebre la tregua di Natale tra tedeschi e inglesi, con lo scambio di alberelli di Natale e regali poveri. Tregua per altro “malvista” dai rispettivi Comandi. Nella Seconda guerra mondiale, salvo iniziative “private”, le pause erano dovute a interventi divini. Pioggia, neve, freddo o caldo. Infatti anche i mezzi moderni erano condizionati dalle bizze del tempo. La nebbia impediva il volo degli aerei, il gelo bloccava i carri armati e le armi individuali. In quelle odierne, si può promettere una tregua di solito per motivi “umanitari” ma che possono essere pretesto per riordinare le idee per un prossimo attacco. Per informazioni si può chiedere agli abitanti di Gaza o a qualche cittadino ucraino. Questo perché le armi moderne non conoscono limiti nel loro uso. Un missile può essere lanciato dal fondo del mare, dalla banchisa polare, in una bufera di neve e con la nebbia. L’operatore se ne sta tranquillamente al coperto, con una leva fissando uno schermo. Per lui questa “routine” diventa col tempo solo un gioco, una specie di “star war”. Ecco perché non ci sarà mai più una “vera tregua”. Raccogliere i morti? Ci penseranno gli abitanti colpiti, tanto il giorno dopo “si replica”. Tragico scenario teatrale!