laR+ Lettere dei lettori

Profondo nero

Si è vestito di nero. A lutto. Ed è un bene, perché i funerei drappi ne occultano la bruttezza. Parlo del nuovo schermo del Festival internazionale del film di Locarno.

Quando ho saputo che lo schermo progettato dall’architetto Livio Vacchini nel 1971, perché il festival potesse prendere possesso di Piazza Grande, sarebbe stato sostituito non ho avuto esitazioni e ho immediatamente firmato la petizione contro questa decisione. Una decisione che, a mio parere, mostrava una totale mancanza di rispetto nei confronti del progetto che ha segnato un punto di svolta nella storia della rassegna e, decennio dopo decennio, ha contribuito in modo decisivo al suo successo.

Mi restava però un dubbio: nell’accavallarsi di voci su quel che sarebbe successo, poco o nulla si sapeva di cosa avrebbe sostituito l’elegante struttura tubulare progettata dall’architetto Vacchini. Solo che permetteva di risparmiare tempo di montaggio e quindi soldi destinati a quest’operazione. Il dubbio è svanito settimana scorsa quando ho visto la nuova struttura, prima nuda e poi vestita a lutto: irrimediabilmente brutta, sia prima che dopo. Con l’aggravante che nemmeno al palco dinanzi allo schermo è stato risparmiato lo scempio.

Ho sentito che, al termine dell’edizione che sta per iniziare, il Festival intende aprire un dibattito sul futuro dello schermo e sulle possibili alternative alla soluzione adottata quest’anno. Me ne rallegro e davvero spero che un ripensamento sia possibile, perché chi promuove cultura alla cultura non può dimostrare tanta e tale mancanza di rispetto.