laR+ Lettere dei lettori

Peggio per loro

Questo giornale a suo tempo aveva pubblicato una mia lettera nella quale dicevo: “In America, negli Stati Uniti, fra un paio di anni ci saranno le elezioni. È là che voglio candidarmi: mi sembra di avere una buona preparazione culturale, di potermi presentare come una persona educata, fidata, non corrotta, riservata, gentile, indipendente e soprattutto attempata: ho settantasette anni e questo fatto mi lascia ben sperare. Ce la farò?”.
Non ce l’ho fatta, cioè: non mi hanno candidato. Peggio per loro, cioè peggio per gli statunitensi. Naturalmente, dico peggio per gli statunitensi perché, impedendomi di candidarmi, hanno avuto poca scelta. Infatti, l’unica cosa che ho in comune con quello che è stato scelto è l’età. Peccato, perché, con me, gli statunitensi si sarebbero resi conto che anche quelli che non sono statunitensi sono persone degne di vivere e di essere ritenuti rispettabili (naturalmente quelli rispettabili). Peccato, perché gli statunitensi si sarebbero anche resi conto di non poter decidere di qua e di là come la pensano loro. Peccato, perché, se io fossi diventato presidente, avrei letto loro le favole di Fedro ed Esopo spiegando loro come devono essere interpretate.