laR+ Lettere dei lettori

Se ci pensi, però...

Mentre molti vivono questa nostra epoca con disorientamento, alcuni analisti quatti quatti ci ricordano che l’umanità sta vivendo in realtà il suo periodo migliore, con maggior benessere e opportunità per molti. Attenzione: non intendo in modo superficiale dimenticare chi soffre per guerre, ingiustizie o altro. Il contrario della superficialità è l’intento di questa mini analisi, per la quale mi appoggio al libro del filosofo Tommaso Codignola “La civiltà dell’eccesso - Curare l’anima nell’epoca della quantità” (uscito per le ‘Edizioni Di Storia e Letteratura’).

La tesi: abbiamo “tutto” e possiamo fare “tutto”, ciò aumenta le nostre possibilità ma pure la nostra responsabilità verso la vita. Affinché l’abbondanza non diventi eccesso e ci travolga, la consapevolezza ci aiuterà a trarre il meglio da questa situazione. Cito dal libro: “In pochi decenni siamo passati da una millenaria civiltà della penuria a una civiltà dell’abbondanza”. In particolare i progressi tecnologici contribuiscono a questa abbondanza, con però il rischio dell’eccesso. Infatti: “Dovremmo […] prendere consapevolezza che l’enorme aumento quantitativo che queste tecnologie rendono possibile rischia di portare con sé un impoverimento della qualità e della ricchezza complessiva delle nostre esperienze…”. Per esempio nel mondo digitale: “… i motori di ricerca e i social media sono progettati per generare piacere e appagamento, cioè dipendenza, non crescita della personalità…”.

Tanto basterebbe a metterci in guardia, perché: “Nell’epoca della sovrabbondanza mediatica dovremmo sforzarci di custodire in noi un po’ di vuoto, di tempo che non sia riempito da nessun compito, che lasci fluire il libero assemblaggio delle idee senza uno scopo prestabilito, che ridoni spazio al pensiero […] La riflessione è un’attività naturale e come tale genera piacere e benessere, mentre la sua mancanza genera malessere, sofferenza psichica, senso di non conoscenza di sé”. Secondo Tommaso Codignola addirittura: “Forse è proprio questa una delle radici del diffuso disagio del nostro tempo”.

Come uscirne? L’autore fa delle proposte e ho intenzione di scriverne nella prossima lettera. Non tutto e subito, quindi, ma un po’ di tempo per chi ci vorrà riflettere, perché se ci pensi, però…