Un minuto di silenzio. Ci viene chiesto di osservarlo, per rispetto verso chi ci lascia. Ma brucia il silenzio di fronte alla morte in diretta dei bambini di Gaza. Questo non è silenzio per rispetto, è silenzio che permette la morte. È un silenzio che ci rende complici. Come si combatte il silenzio? Continuando a esprimere dissenso. Ma cos’altro può fare un cittadino? O meglio: cosa può fare un essere umano, davanti a un massacro trasmesso in tempo reale? Rimane umano se sta in silenzio? E mentre ci godiamo il lusso della domanda, a Gaza si muore di fame e di silenzio.