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Allevamento di lupi

Il latte di lupa è pregiato e nobile, come narrano le saghe di Romolo e Remo. Un plauso dunque ai nostri amministratori che con raffinata e arguta lungimiranza hanno previsto il cambiamento delle nostre secolari tradizioni. Grazie alla massiccia presenza del lupo sul nostro territorio, è oramai chiaro che i reggenti vogliono trasformare la secolare pastorizia alpina ticinese, contraddistinta dall’allevamento di ovini, caprini, bovini e asini. In una prima fase sono state introdotte delle severe restrizioni per il “vago pascolo”. L’intento è chiaro, pagare il meno possibile gli allevatori vittime di predazioni del lupo. Sempre la medesima scusa: “Il gregge non era adeguatamente protetto”. Figuriamoci se pecore e capre devono essere recintate in alta montagna…

Detto ciò, si rimarca un entusiasmo dell’amministrazione nel monitorare le predazioni e nel censire la popolazione di lupi. E a questo punto scatta la seconda fase: quando il numero di lupi sarà maggiore delle pecore e capre allevate (gli asini non contano), ci sarà una svolta storica. La trasformazione della pastorizia tradizionale in allevamento controllato dei lupi, direi “lupoteca” o “lupaia”, ma approfondiremo l’argomento prossimamente.

Fantastico, pensate soprattutto ai vantaggi. Quindi in una terza e ultima fase si procederà a inoltrare domande di costruzione per edificare le “lupaie”, nel contempo si svilupperanno le mungitrici per lupa, per estrarre il nobile latte. Siate quindi fiduciosi. Verranno proposti mozzarelle e formaggini di lupa, “gigot de loup”, costolette di lupo, e… a Pasqua il lupacchiotto al forno. Nel frattempo, grazie all’astuzia del nostro governo, i pochi allevatori rimasti, iniziano a gettare la spugna, e a rinunciare alla pastorizia. Quindi, grazie al pregiato latte di lupa, assisteremo al deterioramento del territorio, e alla fine della nostra cultura di pastorizia tradizionale.