Timori e valutazioni degli istituti di impiego relativi alla nuova Legge sul servizio civile del Consiglio federale. ‘A farne le spese pure i familiari’
«Siamo molto preoccupati. Se la disponibilità di civilisti dovesse diminuire, a farne le spese sarebbero i nostri utenti e i loro familiari che si vedrebbero privati di preziose prestazioni». «Per noi il contributo dei civilisti è un supporto concreto e prezioso che ci permette di offrire una migliore qualità di vita ai nostri residenti». Sono due delle voci che abbiamo raccolto all’interno di istituti di impiego di civilisti – il primo si occupa di persone con disabilità, il secondo di persone anziane – rispetto alla modifica di Legge sul servizio civile che entrerà in vigore il 1° gennaio 2026 a meno di un poco probabile nuovo stop dal parlamento o di un referendum e che secondo le previsioni dovrebbe far scendere le ammissioni a quest’ultimo sul piano nazionale a 4’000 all’anno. Una diminuzione importante considerando che nel 2024 sono state 6’799 (cifra in lieve aumento rispetto all’anno precedente: +0,7%), di cui il 33,7% (2’294) di militi che hanno presentato domanda dopo aver terminato la scuola reclute (nel 2023 erano il 32,6%).
Proprio l’alto numero di domande per il servizio civile presentate annualmente da militari che “hanno già adempiuto la scuola reclute, da specialisti o da quadri dell’esercito” è ritenuto dal Consiglio federale una realtà problematica di fronte al fatto che per l’esercito l’apporto di personale continua a rappresentare una sfida. Da qui la modifica legislativa adottata lo scorso febbraio con l’intento di frenare le domande d’ammissione al servizio civile “che sono essenzialmente motivate da ragioni diverse dal conflitto di coscienza”, oltre che di “preservare e attuare la disposizione costituzionale secondo cui non vi è libertà di scelta tra servizio militare e servizio civile sostitutivo”, scrive il governo nel proprio messaggio. La conseguenza è che per chi ha già svolto una parte considerevole del servizio militare si applicheranno requisiti più severi contenuti in sei specifiche misure. Nel 2020 il Consiglio nazionale aveva respinto di misura un progetto simile ma nel 2023 le Camere – a cui è ora nuovamente in mano il dossier – hanno adottato una mozione dell’Udc che chiedeva di aumentare gli effettivi dell’esercito prendendo misure concernenti il servizio civile, quindi il giro di vite ha ora maggiori possibilità di riuscita.
«Dei cinque settori che coordino, due beneficiano in modo cruciale dell’apporto dei civilisti, il servizio di volontariato e il servizio di trasporti Rete Due Uno con sede nel Locarnese», illustra Agnese Strozzega, responsabile dei servizi di sostegno a livello cantonale di Pro Infirmis – organizzazione attiva nella consulenza e nel sostegno a persone con disabilità fisiche, mentali e psichiche – che in totale conta su 8-9 civilisti contemporaneamente. «Il servizio di volontariato, in cui abbiamo due civilisti, è quello per cui una loro riduzione o assenza creerebbe le maggiori difficoltà – dice Strozzega –. In questo ambito, i civilisti svolgono un ruolo primario nell’effettuare interventi individuali di accompagnamento e sostegno nel tempo libero a persone con disabilità. Ci affidiamo soprattutto a loro per queste mansioni poiché riscontriamo una crescente difficoltà nel reperire volontari con una disponibilità regolare e a lungo termine. Questi interventi richiedono alcune ore di impegno settimanale e senza il supporto dei civilisti si tratta di una preziosa prestazione che dovrebbe essere interrotta, come purtroppo accade talvolta quando rimaniamo scoperti per brevi periodi».
Gli interventi individuali svolti dai civilisti sono molto diversificati e hanno una duplice funzione: «Da un lato, offrono un sollievo ai familiari che si prendono cura dei propri cari con disabilità, occupandosi della persona per alcune ore. Dall’altro, propongono attività nel tempo libero a persone che hanno meno opportunità di svago a causa della loro dipendenza da altri», spiega Strozzega, che indica un’ulteriore componente fondamentale di questo tipo di servizio: l’inclusione sociale: «Grazie all’accompagnamento dei civilisti, le persone con disabilità possono più facilmente spostarsi sul territorio, partecipare ad attività offerte dalla comunità e sentirsi più integrate nel tessuto sociale».
Per quanto riguarda il servizio di trasporti, anch’esso si avvale di due civilisti che in questo caso affiancano l’équipe composta da autisti professionisti e volontari. «La loro presenza è essenziale per completare il programma orario e per garantirci una maggiore flessibilità nella gestione delle richieste, soprattutto in periodi di ferie o malattia degli autisti», evidenzia Strozzega. Anche nelle strutture di Pro Infirmis di cui fanno parte pure dei ristoranti dove sono impiegate persone con disabilità i civilisti forniscono un valido supporto all’équipe. Rileva la nostra interlocutrice: «In questi contesti ad esempio il personale di cucina svolge anche un importante lavoro educativo, e la presenza dei civilisti permette di operare con maggiore serenità e di dedicare più tempo alle esigenze degli utenti. Anche perché siamo comunque un settore sotto pressione a causa dei tagli ai finanziamenti e abbiamo tanto lavoro, quindi qualche mano in più è sempre utile».
Dati: Ufficio federale del servizio civile - CIVI (Dipartimento federale dell’economia, della formazione e della ricerca - DEFR) / foto Keystone / infografica laRegione
«In un sistema delle case anziani dove la curva di crescita della tipologia e della complessità degli ospiti non è parallela all’incremento del personale necessario, dove insomma le risorse – anche finanziarie – sono limitate, i civilisti costituiscono una risorsa preziosa che permette una maggior personalizzazione della presa a carico», afferma Fabio Maestrini, direttore dell’Ente case anziani Mendrisiotto (Ecam), rete nata nel 2019 dal raggruppamento sotto lo stesso tetto di sei enti giuridici privati e pubblici che storicamente gestivano delle case anziani. «Abbiamo sette case per anziani con 334 posti letto e oltre 550 collaboratori e attualmente impieghiamo 19 civilisti, integrati in diversi settori», articola Maestrini. Settori che vanno dall’amministrazione ai servizi tecnici, dall’animazione – più propriamente detta attivazione – alle cure, fino all’ambito dell’economia domestica che significa soprattutto prestare aiuto cucina.
«In particolare nell’ambito dell’attivazione e delle cure, il tempo che i civilisti dedicano ai residenti è di un valore inestimabile, che va tra l’altro a colmare la limitata disponibilità proprio di tempo con cui il nostro personale non di rado si trova confrontato», mette in luce il direttore di Ecam, aggiungendo: «Un aspetto che notiamo con piacere è che spesso si crea un legame speciale che perdura nel tempo tra i nostri ospiti anziani e i civilisti, con questi ultimi che tornano a visitare le persone insieme alle quali hanno condiviso mesi significativi del loro servizio. Inoltre la loro giovane età e la loro apertura portano un’energia positiva e apprezzati momenti di svago». Ma anche negli altri servizi, come quello amministrativo, spiega la responsabile delle risorse umane di Ecam Nazli Kaya,«i civilisti apportano un valore aggiunto notevole, ad esempio grazie alla loro familiarità con gli strumenti informatici che ci hanno già permesso di migliorare le nostre procedure operative».
Maestrini tiene a sottolineare come questa opportunità si riveli il più delle volte «vantaggiosa sia per noi che per i civilisti in quanto offre loro un’esperienza socialmente utile e un contatto diretto con il settore sociosanitario e geriatrico con possibili risvolti professionali futuri. Abbiamo infatti visto giovani intraprendere carriere in questo ambito dopo aver scoperto la propria vocazione proprio durante il servizio civile presso le nostre strutture, e questo ci rende molto orgogliosi oltre ad essere un bene per l’intera società caratterizzata, come sappiamo, da tendenze demografiche che vedono il tasso di popolazione anziana in continuo aumento».
«Riceviamo molte più richieste di fare un periodo da civilista di quante ne possiamo accogliere», spiega da parte sua Alessandro Bressan, direttore dell’Ospedale regionale di Bellinzona e Valli, degli istituti Oncologico e Pediatrico della Svizzera italiana. Ogni sede d’ospedale all’interno del multisito Eoc si organizza come meglio ritiene: «Ad esempio, all’interno della direzione generale riusciamo in genere ad accogliere un civilista all’anno tra tecnologia medica, tecnologie dell’informazione e della comunicazione, e amministrazione. All’interno della mia responsabilità – rileva Bressan – al momento abbiamo 4 civilisti già attivi in ambiti di segretariati in ambulatori medici, due dei quali termineranno il servizio nelle prossime settimane. Prossimamente inizieranno altri tre nuovi civilisti in gestione letti, nel servizio tecnico e nella gestione pazienti». Anche per l’Eoc, afferma Bressan, «i civilisti sono una risorsa importante come collaboratori generici riservati ai servizi prioritari dove dobbiamo garantire il 30% di attività legata all’assistenza ai pazienti. Durante la pandemia erano stati estremamente utili, supportando il personale curante particolarmente sollecitato».
Norman è uno di quei giovani che terminate le 18 settimane di scuola reclute e a seguito di un corso di ripetizione ha deciso di passare dal militare al servizio civile per mettersi «a disposizione delle comunità». Ha presentato domanda di ammissione presso Pro Infirmis Ticino e, una volta assunto all’interno del servizio volontariato, ha «immediatamente trovato un ambiente accogliente – spiega –. Non mi sono mai sentito un ‘civilista di passaggio’, ma sempre parte integrante di un progetto con uno scopo ben preciso: accompagnare le persone con disabilità e, aspetto altrettanto importante, offrire un sostegno alle rispettive famiglie per consentire loro di avere un po’ di respiro».
L’esperienza a Pro Infirmis, dichiara Norman, «mi ha soprattutto reso consapevole di tante piccole cose che spesso diamo per scontate. Mi ha aperto gli occhi sulla realtà delle persone con disabilità e ho compreso quanto spesso siano proprio i familiari a soffrire di più. È stato ad esempio difficile trattenere l’emozione di fronte alla tristezza di una madre che ha visto il proprio figlio con autismo regredire dopo anni di progressi, ma anche, al contrario, la gioia nel sapere che un mio piccolo intervento aveva permesso a una mamma di fare qualcosa di semplice ma prezioso come incontrare un’amica per un caffè. Ho percepito chiaramente quanto un figlio con disabilità possa assorbire completamente le energie di un genitore, soprattutto quando si incontrano incomprensioni nel mondo esterno».
La possibilità di interagire con bambini, adolescenti, adulti e anziani, di diverse culture e con differenti problematiche, accompagnandoli in attività quotidiane, ha al contempo messo alla prova Norman «nella gestione di situazioni delicate e talvolta imbarazzanti – rileva il giovane –. Ho di conseguenza sviluppato una maggiore sensibilità e capacità di adattamento. Ricordo in particolare la prima volta che mi sono trovato da solo in auto con un utente che praticamente non parlava. Inizialmente non sapevo bene come interagire, ma poi ho capito che la mia semplice presenza, la mia compagnia, gli facevano piacere. Per lui era importante avere accanto una persona al di fuori del suo ambiente abituale. Ho imparato gradualmente a gestire il silenzio e le piccole barriere e poi abbiamo iniziato ad andare insieme a giocare a basket e a disegnare, interessi che ci accomunano». Sono alcuni dei tanti momenti da civilista, conclude Norman, «che mi hanno fatto sentire davvero utile e provare un senso di realizzazione profondo. Sensazioni che a militare non avevo conosciuto».
Luca presta invece servizio in una casa anziani a Mendrisio: «Mi occupo di aiutare la specialista in attivazione e l’animatrice a svolgere varie attività ad esempio con la palla, a fare delle letture, dei giochi di società. Nel resto del tempo tengo compagnia ai residenti, chiacchieriamo, vado fuori con loro quando è bel tempo, fungo da supporto». Dopo un po’ che si conoscono gli ospiti, commenta Luca, «ci si affeziona. E passando del tempo con loro mi sono reso conto di quanto possano offrire nuovi punti di vista e nuovi spunti. Trovandomi di fronte a molti tipi di persone diverse ho imparato tanto anche a livello comunicativo e di approccio. E poi mi piace aiutare gli altri, è qualcosa che soddisfa un mio bisogno interiore profondo, e questa si sta rivelando una straordinaria opportunità per farlo».
Nel concreto, la nuova Legge sul servizio civile prevede sei misure: un minimo di 150 giorni di servizio civile da prestare in ogni caso; l’applicazione anche per i sottufficiali e gli ufficiali del fattore 1,5 per determinare i giorni di servizio civile ancora da prestare; escludere l’impiego dei medici, nel servizio civile, nel rispettivo settore specialistico; la non ammissione per i membri dell’esercito con zero giorni di servizio residui (si evita così che possano sottrarsi al tiro obbligatorio); l’introduzione di un obbligo d’impiego annuale a partire dall’ammissione; l’obbligo di prestare il cosiddetto “impiego di lunga durata” al più tardi nell’anno civile successivo all’ammissione se la domanda viene presentata durante la scuola reclute.
«Con la revisione della Legge sul servizio civile sostitutivo e le sei misure per ridurre il numero di ammissioni non ci aspettiamo una riduzione immediata dei giorni di servizio prestati – ci dice Christoph Flueckiger, capo del Settore comunicazione dell’Ufficio federale del servizio civile –. La riduzione del numero di ammissioni avrebbe un effetto sul numero di giorni di servizio prestati solo a medio termine».