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Con ‘coraggio e fedeltà’ sempre al fianco del Pontefice

L’ultimo consiglio di papa Francesco alla Guardia Svizzera: ‘Ragazzi andate contro corrente !’. Le sfide del Corpo, forse un futuro con le donne

L’ultimo consiglio di papa Francesco alla Guardia Svizzera: ‘Ragazzi andate contro corrente !’. Le sfide del Corpo, forse un futuro con le donne

7 maggio 2025
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Sotto il sole romano, nel cortile d’onore della Caserma della Guardia Svizzera Pontificia, l’atmosfera è solenne. Il comandante Christoph Graf, l’unico con la piuma bianca sull’elmetto, sta paragonando le atrocità di un tempo a quelle attuali e, davanti al monumento delle 147 guardie cadute nel Sacco di Roma del 1527, mentre difendevano Papa Clemente VII, commenta: «Nei momenti più difficili, quando tutte le speranze erano perdute, con coraggio loro sono rimasti fedeli alla dignità umana, offrendo la propria vita». Non vola una mosca. Tutt’attorno le nuove reclute sono schierate, giovanissimi, fieri nelle loro inconfondibili divise medievali giallo oro, blu e rosso, tanti familiari scattano foto. «Non dobbiamo mai abituarci alle atrocità di questo mondo», dice il comandante prima di deporre la corona per onorare le origini della forza armata più antica al mondo. «Per noi, lui è come un padre di famiglia, ma con un’autorità militare. Siamo un esercito, ma nel tempo libero siamo una comunità», mi spiega il caporale Eliah Cinotti, 26 anni, portavoce del Corpo.

GSPIl comandante

GSPLa cerimonia della corona

Mentre, all’esterno, i fedeli sono già in coda per accedere alla Porta Santa nella Basilica San Pietro e stuoli di giornalisti inseguono i cardinali come api sul miele per affinare il toto Papa, dentro la caserma si respira un’atmosfera familiare, ma è palpabile l’attesa. Come se tutto fosse sospeso a un filo invisibile. È martedì mattina, domani (oggi per chi legge) inizia il conclave. Alle spalle giorni frenetici, con turni anche di 24 ore, tra i potenti del mondo e fiumane interminabili di fedeli. Le guardie sempre accanto al feretro di Francesco, giorno e notte: immobili, silenziosi, radicati come querce a guardia dell’immortalità. Nelle ore notturne c’era anche chi sotto l’elmetto piangeva, chi pregava. Il tempo si dilatava. «Era trascorso un giorno e ti sembrava una settimana», commenta una guardia.

Keystone

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A loro, rimane l’ultimo messaggio che papa Francesco ha voluto consegnargli, con quel suo modo franco di relazionarsi, un anno fa, il 6 maggio 2024, il tradizionale giorno della cerimonia di giuramento (quest’anno posticipata all’autunno): «Ragazzi, state vivendo un tempo di comunione intensa. Molti vostri coetanei vivono isolati, tra computer e telefonino. A voi dico: andate controcorrente”. Come ha fatto lui. Ritagliando ad esempio, accanto alla caserma, le docce e la farmacia per i più diseredati della città, dove viene distribuito cibo.

‘Nei loro occhi leggo la forza della speranza’

«In un mondo che corre frenetico, dove si tende a chiudersi e vivere per sé stessi, noi guardie incarniamo i valori tradizionali del Corpo: coraggio, fedeltà, onore, lealtà, disciplina, rispetto degli altri. Qui facciamo un’esperienza che ti tempra il carattere. Direi unica, per camerateria e legami che si intrecciano». Francesco Caratti, 22 anni, veste con onore da 11 mesi la divisa, della Guardia Svizzera. Da Bellinzona si è trasferito a Roma. Dopo l’apprendistato come polimeccanico con maturità professionale, la scuola reclute come armaiolo e un anno di frequenza alla scuola di specialista dogana e sicurezza dei confini, ha deciso di realizzare un sogno che aveva fin da bambino.

Tra sogno e realtà, Roma continua a stupirlo. «Era come l’aspettavo e col passare dei mesi l’esperienza di fede, condivisa con i miei compagni, diventa sempre più profonda. Il Vangelo non passa mai di moda! Mi guida come un faro nelle piccole e grandi tempeste del quotidiano». Ancora più speciale esserci durante un conclave, nell’anno del Giubileo della speranza tra tanti pellegrini, che arrivano da ogni dove per attraversare la Porta Santa. «Nei loro occhi leggo la forza della speranza che li ha guidati fin lì: questo dà forza anche a noi alabardieri per svolgere al meglio il nostro servizio».

‘Sono momenti privilegiati di solitudine’

‘Andate controcorrente!’, diceva il Pontefice. Beh, stare immobili per tante ore, non è facile. «Durante il turno di sentinella c’è tempo per riflettere sul senso della vita, per pregare, per osservare problemi interiori. Sono momenti privilegiati di solitudine con sé stessi, come quando vado in montagna, e sono sempre più rari in questa società frenetica».

Uno dei momenti più belli – ci racconta nell’intervista realizzata prima del decesso del Pontefice – è quando papa Francesco si è fermato davanti a lui e gli ha stretto la mano: «Ero di guardia nel Palazzo Apostolico, incontralo, ed essere faccia a faccia col successore di Pietro è stato un privilegio che mi ha onorato e reso ancor più felice di svolgere il mio servizio». Un ricordo che l’alabardiere porterà nel cuore.

Prima la caserma, poi forse le donne

Una realtà militare e spirituale che plasma tanti giovani elvetici e forse in futuro (chissà!) potrà aprirsi anche alle donne. «Lo deciderà il prossimo Pontefice, ora la priorità è la nuova caserma», ci spiega Cinotti. Il costo è stimato in 50 milioni di franchi e il cantiere dovrebbe iniziare dopo il Giubileo. «Umiltà, disciplina, coraggio e fedeltà sono requisiti importanti per il Corpo, che conta 135 uomini, spinto da uno spirito di fede, ma pur sempre un esercito. C’è chi è colpito dalle testimonianze di chi rientra, chi è affascinato dall’aspetto medievale della divisa (corazza, elmo e armi risalgono al XVI secolo), chi arriva perché ama l’arte. Ieri come oggi, le guardie svizzere sono pronte a dare la loro vita per difendere il Papa, questo resta il cuore della missione dell’esercito. Chi decide di unirsi alla truppa si impegna a farlo per almeno 26 mesi. Oltre alla canonica altezza (1,74 metri) e un’età tra i 19 e i 30 anni, i candidati devono essere svizzeri, cattolici, celibi, aver fatto la scuola reclute e terminato un apprendistato o un titolo di studio superiore, infine godere di una buona reputazione (info su www.guardiasvizzera.ch). «Sull’altezza non siamo così fiscali. Più importante è la capacità di lavorare in squadra e sopportare sforzi fisici e psichici», precisa Cinotti.

‘Ho temuto la fine delle guardie’

Tutto ruota attorno al Pontefice, di Papa in Papa. Francesco era amato anche dalle Guardie Pontificie con cui si relazionava – in modo ‘amichevole’ e diretto. Cosa non scontata, come ci spiega mons. Alain de Raemy, amministratore apostolico della Diocesi di Lugano, ex cappellano delle Guadie Svizzere in Vaticano: «Quando papa Francesco è stato eletto ho pensato immediatamente – vista la sua personalità poco incline al militare, al protocollo e al decoro – che era forse arrivata la fine di più di 500 anni di storia della Guardia Svizzera Pontificia... ». Ma ci siamo subito tutti accorti, continua, di quanto vivo è stato, al contrario, il suo interesse, da pastore e da gesuita, per i giovani che sperimentano in questo servizio al Successore di Pietro, tante belle dimensioni della gratuità, del volontariato, della presa di responsabilità, della storia e della cultura latina e italiana, della vita della Chiesa universale e del mondo. Come pure di un forte cameratismo interculturale svizzero (tra svizzeri tedeschi, francesi, italiani e romanci!). E conclude: «Papa Francesco ha capito che la loro esperienza è una scuola di vita, ma anche un loro preziosissimo contributo (molto di più di quello che sembra) alla vocazione universale e neutra della Santa Sede!».

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Tutto inizia con una vocazione light

Come sarà con il prossimo Papa lo scopriremo, intanto le selezioni continuano. «Le superano spesso quei giovani che hanno una sorta di vocazione light, un richiamo – ci spiega Cinotti – che compare già nell’adolescenza, verso i 12 anni, quando esprimono il desiderio di fare la guardia pontificia». Trovare candidati validi non è sempre facile. L’invecchiamento della popolazione elvetica non aiuta, neppure gli scandali legati alla Chiesa. Poi c’è il timore per il futuro professionale: «Incontriamo adolescenti che a 15 anni hanno già pianificato la loro carriera scolastica e non sanno bene quando e dove incastrare questa esperienza. Li aiutiamo a trovare delle soluzioni», precisa. Un altro ostacolo è il timore di avere problemi al rientro per trovare un impiego. «Attraverso la formazione a esperto della sicurezza e della sorveglianza, che avviene nel terzo anno di servizio, alcuni membri della Guardia possono ottenere un certificato di specializzazione elvetico riconosciuto in Svizzera. Al rientro c’è chi va in Polizia o nel Corpo delle guardie di confine, chi nel militare e chi continua gli studi». Tra i servizi del Corpo a Roma, ci sono varie attività: il controllo delle entrate vaticane, la sorveglianza dell’appartamento papale, il Palazzo Apostolico, il conclave, i picchetti d’onore, l’accoglienza di chi entra o chiede informazioni, spesso pellegrini che vengono da lontano, e naturalmente la protezione ravvicinata del Papa, affidata ai membri più esperti che lo seguono anche nei vari viaggi all’estero.

Due mesi di formazione

Chi viene selezionato inizia la formazione che dura 2 mesi: una parte intensiva col sostegno della Polizia cantonale ticinese al centro di addestramento della polizia e dell’esercito elvetico a Isone e la seconda tappa al Quartiere della Guardia Svizzera Pontificia a Roma. Ogni primavera e ogni autunno giovani (tra 16 e 19 anni) possono partecipare a una visita d’informazione della Guardia Svizzera Pontificia. Inoltre, il 20 settembre nella sala patriziale di Bellinzona ci sarà una giornata di presentazione delle guardie. Un progetto pilota per farsi conoscere.

Una scuola di vita per la gioventù elvetica in Vaticano che ha davanti tante sfide. Presto ci sarà un nuovo Papa. Poi saranno mesi frenetici, tra insediamento, visite di Stato... Anche per Pietro che vende immagini sacre in un negozietto in fondo al colonnato. “Abbiamo già alcune foto di papabili per essere pronti con calendari e cartoline”. Non si sbilancia. Vende anche statuine delle guardie svizzere: «Almeno quelli non cambiano da 500 anni».