Dall’otite alle convulsioni febbrili: meno pillole e più buonsenso. Così i pediatri cercano di sensibilizzare i genitori alle buone pratiche
A volte è meglio meno; meno esami, meno medicamenti nell’interesse del paziente. Anche in pediatria. Un trattamento a volte è più dannoso che utile. Già ma quando? Ci sono vari esempi. Sapevate che lo sciroppo per la tosse nei bambini non serve e anzi può peggiorare la situazione? Sarebbero da evitare sia quelli con principi attivi a base di sostanze chimiche sia quelli fitoterapici. Anche gli esami di routine dopo una convulsione febbrile semplice (che spaventa parecchio i genitori) sono inutili, soprattutto se il bambino si è ripreso. Questi episodi sono spesso una reazione normale del corpo durante una malattia e non c’è ragione di imporre al bambino lunghi e fastidiosi esami. Un altro esempio, l’otite: gli antibiotici sono spesso inutili, soprattutto se si vogliono evitare effetti collaterali e lo sviluppo di resistenze. Ma la lista di cure inutili, e a volte dannose in pediatria, è lunga: fare di più non significa (sempre) fare meglio e soprattutto fare il bene del bambino. L’impiego eccessivo di antibiotici, ad esempio, può portare allo sviluppo di resistenze batteriche, mentre un test condotto in maniera non corretta può condurre a trattamenti inopportuni con somministrazioni sbagliate di medicamenti. La filosofia del meno è meglio, rientra nella “smarter medicine” secondo cui un trattamento dovrebbe essere utilizzato solo se è effettivamente vantaggioso per i pazienti. Una regola d’oro, su cui insiste la Società svizzera di pediatria che negli ultimi anni per contrastare la tendenza alla sovramedicalizzazione ha puntato su dieci esempi (vedi grafica): cinque si concentrano su esami e cinque sui trattamenti inutili, che possono anche risultare dannosi a causa degli effetti secondari. Queste raccomandazioni sono il risultato di centinaia di consultazioni di pediatri e pediatre in Svizzera. L’obiettivo non è quello di vietare queste pratiche, bensì quello di invitare pazienti e medici a chiedersi quando siano davvero utili. Sono state fatte campagne di sensibilizzazione, articoli e trasmissioni: tutto ciò ha davvero cambiato le abitudini?
«Pediatri e genitori dovrebbero discutere tra loro queste raccomandazioni, ci sono terapie praticate comunemente che secondo le ricerche attuali non presentano benefici ma comportano rischi o effetti collaterali. Il paziente va coinvolto decidendo insieme quale è la terapia migliore», ci spiega il dottor Gian Paolo Ramelli, professore universitario, già capo del Dipartimento di pediatria dell’Ente ospedaliero cantonale, nonché dal 2017 al 2021 presidente della Società svizzera di pediatria, che ha aderito all’associazione ‘smarter medicine - Choosing Wisely Switzerland’.
L’obiettivo è quello di sensibilizzare l’opinione pubblica sull’uso eccessivo o improprio di alcune cure. «Vogliamo capire se questi messaggi sono stati recepiti da genitori e pediatri e se hanno portato dei reali cambiamenti», precisa il medico.
Proprio per misurare ciò partirà a breve un progetto pilota in Ticino. Servirà a capire se quanto seminato ha portato (o meno) frutti. La raccolta dati avverrà negli studi pediatrici dove saranno esposti flayer con un quiz con 5 domande (basta scannerizzare un Qrcode) per testare quanto sanno pediatri e genitori sui 10 esami e trattamenti inutili. Il progetto è portato avanti da un gruppo di lavoro “Sentinella Pediatrica” dell’Associazione dei Pediatri della Svizzera italiana (Apsi). Oltre al dottor Ramelli, ci sono le dottoresse Patrizia Tessiatore (co-presidente del gruppo di lavoro Choosing Wisely), Cristina Massai e Chiara Arrizza e il dottor Jacopo Calciolari.
Vediamo insieme alcuni dei 10 punti col pediatra. La frequente, temuta e dolorosa otite non è da trattare sistematicamente con antibiotici perché «di regola è il risultato di un’infezione virale delle vie aeree superiori. Basta una terapia analgesica e si rivaluta tutto dopo 24-48 ore. Nella maggior parte dei casi c’è un miglioramento spontaneo, inoltre le complicazioni gravi sono rare», spiega il professor Ramelli. L’uso di antibiotici – continua – promuove la resistenza batterica, può causare effetti collaterali e non previene complicazioni gravi.
Una raccomandazione riguarda la tosse nei bambini. «Spesso è un normale meccanismo di difesa dell’organismo. Le ultime ricerche mostrano che i farmaci per la tosse (anche quelli a base di piante) usati per i comuni raffreddori non sono efficaci e possono avere effetti collaterali potenzialmente gravi», precisa. Questi prodotti hanno più ingredienti – spiega l’esperto – aumentando così il rischio di overdose accidentale, in particolare se combinati con altri farmaci.
Sotto osservazione anche i farmaci antiacido ai lattanti che soffrono di reflusso gastroesofageo: «La soppressione dell’acidità non migliora né il pianto inconsolabile né il rigurgito. L’uso inappropriato di questi farmaci (come gli inibitori della pompa protonica Ppi e gli antagonisti del recettore H2) può provocare effetti collaterali come frequenti infezioni delle vie respiratorie, modifiche del microbiota intestinale, ritardo dello svuotamento gastrico, una ridotta mineralizzazione ossea», spiega ancora il professore.
Sempre per i lattanti, un consiglio, riguarda la bronchiolite, l’infezione che colpisce l’apparato respiratorio inferiore: non si devono somministrare in modo sistematico steroidi o broncodilatatori. «L’evidenza scientifica dimostra che, nei lattanti con bronchiolite, i broncodilatatori come il salbutamolo non migliorano la saturazione di ossigeno, non riducono i ricoveri ospedalieri, né accorciano la durata dell’ospedalizzazione. Al contrario, il salbutamolo è associato a effetti avversi come tachicardia, desaturazione dell’ossigeno e tremori», precisa il pediatra.
La filosofia di ‘Choosing Wisely’ – un movimento americano che propone raccomandazioni per evitare cure inutili – in sintesi promuove la conversazione tra fornitori di cure e pazienti, aiutando questi ultimi a scegliere delle cure che sono efficaci, non duplicative (se ho fatto una Tac due mesi fa, è inutile che ne faccio una seconda) e libere da rischi per il paziente. Quindi aiuta a focalizzarsi sulle cure necessarie. L’Ente ospedaliero cantonale ha così ridotto negli ospedali la prescrizione di sonniferi, pillole contro il bruciore di stomaco, Tac, esami del sangue e ha accorciato, quando possibile, le terapie antibiotiche per evitare lo sviluppo di resistenze. In questi cinque ambiti, c’è il sospetto che non si faccia (sempre) l’interesse del paziente e si sprechi anche parecchio denaro pubblico.