Aggregazioni nel Locarnese: lo scenario ‘Piano’ è naufragato e l’‘Urbano’ fatica. L’obiettivo di una regione politicamente forte rimane lontano
Appare un po’ come la pacca sulla spalla dell’azzoppato, il bicchiere aggregativo locarnese “tutto pieno” (e non solo per metà) ravvisato dal capo della Sezione enti locali Della Santa dopo il lavoro svolto con i Comuni nell’ambito degli scenari “Urbano” e “Piano”. Parliamo dell’infermo opportunamente incoraggiato nel momento in cui, con mille sforzi, riesce finalmente a raddrizzarsi sulle stampelle. Se consideriamo almeno lo stato delle cose per lo scenario urbano, va detto che qualcosa in più rispetto al passato sembra muoversi. A partire da un aspetto tutt’altro che trascurabile: l’atteggiamento della Città, definita dagli Enti locali “umile, positiva e responsabile”. Se le parole hanno un senso, significa che una parte non secondaria del problema si trovava finora nel famoso buco e non solo nella ciambella che le sta intorno. Nicola Pini & Co. devono aver finalmente trovato lo spartito giusto da suonare, ma da lì a trasformarlo in un bel concerto, ce ne passa. Rimane il fatto che dal nuovo, doppio processo di coinvolgimento cantonale emergono più reticenze che aperture, anche se a queste ultime va attribuito un certo peso. Locarno, stando alla Sel, avrebbe appunto scoperto la capacità di riconoscere fino in fondo le peculiarità altrui. Di certo lo fa con la collina, che rivendica un suo statuto, mentre proprio per niente è disposta a farlo con il suo quartiere delle Gerre di Sotto, reclamate dal piano e da esso stesso attratte. Così Gordola, Cugnasco-Gerra, Lavertezzo e Tenero-Contra fanno spallucce, giudicando lo scenario “Piano” o come troppo ambizioso, oppure improponibile, se le Gerre ne rimangono escluse. Tenero, è vero, con Mergoscia a carico lascia il piano per trattare con Minusio, mentre Gordola è al tavolo con Lavertezzo. Sono segnali significativi, ma da soli non cambieranno le sorti del Locarnese.
Naufragato lo scenario “Piano”, quello “Urbano” sembra oggi tenuto in vita da Minusio, secondo comune più popoloso della regione, e sesto del cantone. “Non ci esalta, ma non lo abbandoniamo. Lo facessimo, probabilmente altri ci imiterebbero”, ha detto il sindaco Renato Mondada. Minusio, responsabilmente, ha acconsentito a “mettere a disposizione i dati raccolti durante l’elaborazione della documentazione del buon governo, anche per l’approfondimento dello scenario aggregativo urbano”. Ma non aspettiamoci miracoli. Nemmeno dall’altra parte della Maggia, dove Losone collabora, ma in proiezione rimane tiepido. In questo senso, la nuova casa comunale da 13 milioni assurge a simbolo.
E simboli di una regione, quasi per paradosso, finiscono per essere i due Principati che continuano a chiamarsi fuori da tutto poiché oggettivamente, o soggettivamente, in grado di badare a sé stessi. Alla prima categoria appartiene Ascona, con il suo territorio e i suoi contribuenti; alla seconda Muralto, dinastia familiare che si tramanda da due generazioni (e la terza sta arrivando) all’insegna del pensiero unico e incontestabile.
Ciò che distingue il Locarnese in Ticino è un’assenza, come ha ribadito Della Santa: quella di un “peso specifico necessario per portare avanti i dossier di competenza cantonale che da tempo faticano ad avanzare, ma anche per promuovere quei progetti di valenza regionale o cantonale che richiedono il consenso di tutti i Comuni coinvolti, con le difficoltà che ciò comporta”. Almeno il cornuto, in questo caso, è il primo a saperlo.