laR+ LA TRAVE NELL’OCCHIO

C’era una volta la cultura liberale

La marea nera avanza perché, ce lo ha detto JD Vance, noi europei abbiamo tradito i veri valori della democrazia e bisogna provvedere...

In sintesi:
  • Trump sta demolendo (o ci prova) la democrazia americana
  • La democrazia o è liberale o non è democrazia
  • Qualcuno spieghi a Keller-Sutter che il liberismo opportunista e servile è la negazione della cultura liberale
(Ti-Press)

Le democrazie liberali sono in fin di vita, assediate e soffocate dal dominio imperiale disposto da Donald Trump. A contare sono la forza e il potere, si comanda e non si governa. I diritti umani non sono più universali, ci siamo noi e gli altri, c’è il nazionalismo egemonico, c’è la legge del più forte, scomparso il diritto internazionale che impediva al grande di aggredire il piccolo: il filo spinato è l’emblema della nuova era che guarda indietro. Sono arrivate le “nuove democrazie” tutte diverse e tutte uguali. Qualcuno le chiama democrazie illiberali. Una contraddizione. Sono tutte autocrazie: è la personalizzazione della politica portata alle estreme conseguenze e sono vistosi i tratti patologici dei protagonisti. Steve Bannon, il galeotto anima nera del trumpismo, saluta con il braccio teso e proclama Trump strumento della divina provvidenza. C’è comunque l’Ufficio della fede a tenere i contatti fra l’aspirante monarca e il Padreterno.

La marea nera avanza perché, ce lo ha detto JD Vance, noi europei abbiamo tradito i veri valori della democrazia e bisogna provvedere. A guidare l’ultradestra sarà Alice Weidel: Alles für Deutschland tuonavano le Sa. Lei è d’accordo: la deportazione (remigrazione per i pudici) fa parte del programma e il filonazismo non è un difetto ma un pregio. La presidente elvetica Keller-Sutter ha fatto un inchino alla tirata di Vance, e ha dichiarato che quello “è stato un discorso molto liberale... in un certo senso molto svizzero”. Sarebbe urgente che qualcuno spiegasse alla consigliera federale che il liberismo opportunista e servile è la negazione della cultura liberale. Mi viene in mente il giudizio di Fantozzi sulla corazzata Potëmkin: non lo ripeto per decenza ma siamo lì.

Intanto Trump sta demolendo (o ci prova) la democrazia americana: via il welfare, via la divisione dei poteri, via le garanzie costituzionali, via la libera stampa, via i diritti delle minoranze, via la diversità. Tutto nelle sue mani: gli oppositori non sono avversari ma nemici. Quello di Trump è un vero colpo di Stato che pezzo dopo pezzo sta correggendo la democrazia e costruendo un regime monocratico. Perfino la realtà oggettiva e fattuale è cancellata, deformata, distorta: vale solo l’antiverità trumpiana. I cittadini sono strumenti da utilizzare per soddisfare le ambizioni di potere: il loro ruolo è quello degli utili idioti. Il nuovo volto della politica è fatto di sfrenate ambizioni di dominio neocoloniale e il mercantilismo ne è il verbo. Quando Trump bacia in pubblico la bandiera americana non bacia il bene pubblico: abbraccia sé stesso.

E allora, tanto per chiarire. La democrazia o è liberale o non è democrazia: è qualcosa d’altro, è autocrazia, è dittatura. Ce lo diceva Benedetto Croce: “La democrazia senza il liberalismo può essere una tirannide peggiore di quelle del passato”. Il presente lo sta dimostrando. La democrazia liberale è fatta di poche regole: conta la sovranità popolare e chi vince governa; ma la sovranità popolare ha dei limiti invalicabili posti dalle Costituzioni liberali che, per loro natura, sono antifasciste e non ammettono i regimi delle braccia tese e delle catene. La democrazia liberale non è un regime, ma un cantiere aperto, fragile e precario: per sopravvivere ha bisogno di statisti avveduti, lungimiranti, di incrollabile cultura liberale. E ha bisogno di cittadini attivi che sappiano mobilitarsi e fare da argine allo scempio politico che ci sta riportando a un lugubre passato.

E allora mi tocca citare Piero Calamandrei (1889-1956) che nel 1955 si rivolse ai giovani milanesi con uno dei più bei discorsi sul senso della Costituzione liberale che ci è dato di leggere: “La Costituzione è l’affermazione solenne della solidarietà sociale, della solidarietà umana, della sorte comune che, se va a fondo, va a fondo per tutti. (…) La nostra Costituzione è in parte una realtà, ma soltanto in parte è realtà. In parte è ancora un programma, un ideale, una speranza, un impegno di lavoro da compiere. Quanto lavoro avete da compiere! Quanto lavoro vi sta dinanzi!”. Parole inutili perché ormai è meglio inchinarsi?