La ‘tregua di Pasqua’ ha rappresentato probabilmente la prova generale di ciò che potrebbe avvenire a breve tra Mosca e Kiev
Armistizio concordato o cessate il fuoco unilaterale di Mosca? Dopo tre anni di buio pesto è entrato il primo vero raggio di luce nel tunnel della tragedia russo-ucraina.
La “tregua di Pasqua” ha rappresentato probabilmente la prova generale di ciò che potrebbe avvenire a breve. Mosca e Kiev non intendono buttare alle ortiche un’occasione unica per fermare le ostilità. La minaccia Usa di mollare il tavolo delle trattative ha sortito effetto. Per Pasqua Putin e Zelensky hanno continuato a lanciarsi la cosiddetta “palla” nel campo avverso in maniera da non finire sulla lista nera di Trump.
Il primo ha a sorpresa annunciato un cessate il fuoco unilaterale di 30 ore; il secondo ha rilanciato invano sulla tregua. Putin, che di solito si tiene aperte più possibilità di mosse, ritiene al momento che le trattative diplomatiche possano dargli più della “Operazione militare speciale”. Stando ad analisti occidentali, con questa velocità di avanzata i russi arriverebbero ai confini amministrativi delle 4 regioni – parzialmente controllate e inserite come status all’interno della loro Costituzione – non prima di 12 mesi. Ma poi con che tributo di sangue!
Inoltre c’è l’aspetto finanziario-economico. Secondo gli esperti la Russia è vicina a una crisi di non ritorno tra inflazione alle stelle, capitali che scarseggiano, semi-paralisi logistica con l’estero a causa delle sanzioni internazionali. Per la mancanza di pezzi di ricambio (che sono di apparecchiature occidentali), ad esempio, Mosca produce un milione di barili di petrolio in meno al giorno e, come da un documento del governo federale, la Russia rischia di non essere più un Paese esportatore di “oro nero” entro il 2050.
Il Cremlino lega un cessate il fuoco duraturo a un accordo negoziato. Stando ai comunicati stampa, le posizioni di Washington e Mosca sono vicine. Da qui un’altra delle ragioni della proclamazione della “tregua di Pasqua”. Ma tali posizioni – tra cui la perdita della Crimea (riconosciuta chissà presto dagli Stati Uniti, come Mosca farà per la Groenlandia americana?), via la domanda di adesione ucraina alla Nato, alleggerimento delle sanzioni – sono difficilmente accettabili da Kiev.
Per la Russia il nodo sensibile sono proprio le sanzioni che minano il suo futuro sviluppo. Il loro alleggerimento è il cuore del “contro-piano” europeo che posticipa, invece, decisioni sui territori. Se si guardano i canali televisivi il Cremlino sta preparando il Paese al 9 maggio, 80esimo anniversario della Vittoria nella Seconda guerra mondiale, e unisce questo evento a quanto succede in Ucraina. Per Putin, che sta riprendendo il controllo della regione russa di Kursk, sarebbe un successo riuscire a festeggiare la vittoria dei nonni sui nazi-fascisti di ieri e dichiarare allo stesso tempo anche la vittoria sui nuovi “nazi-fascisti” di oggi in Ucraina. Ecco perché Trump ha fretta e dà a Zelensky pochi giorni.
Allo stato attuale si fa concreta pertanto l’applicazione di uno scenario “alla coreana” o quasi. Armistizio concordato (se Kiev cede) o cessate il fuoco (unilaterale russo), ossia ognuno resta sulle sue posizioni. Come tra 2015-2022, conflitto congelato. Addio al diritto internazionale! Ma Zelensky messo con le spalle al muro e gli europei accetteranno? Le prossime ore saranno cruciali.