Il Bellinzona ha finalmente ricevuto il nullaosta per militare anche la prossima stagione nella serie cadetta
L’ennesima polemica rivelatasi sterile. È ormai da tre stagioni che il battito cardiaco dei tifosi è sottoposto a repentine accelerazioni. Una breve pausa e le speranze che si cullano nelle afose giornate d’estate sfumano in un battibaleno. Il mirino dell’Acb stavolta è stato puntato sulla Lega, rea – a suo dire – di essersi stancata dei capricci sopracenerini e intenzionata dunque a sbarazzarsene. Pesanti affermazioni che non hanno però trovato conferma nella realtà dei fatti. Sì, perché il Bellinzona ha finalmente ottenuto quella fatidica licenza. E, così, di nuovo, i risultati colti sul campo sono ‘passati’ in secondo piano. Una squadra capace di cambiare registro da quando in panchina siede Giuseppe Sannino, confermato anche l’anno prossimo, che ha esaltato le qualità di alcuni singoli. Non è comunque la prima volta che la società utilizza questa tattica, solo per distogliere l’attenzione, in momenti poco convenienti. La mente corre alla conferenza stampa che avrebbe dovuto promuovere l’appuntamento clou della stagione, i quarti di finale di Coppa Svizzera, in cui l’accento è stato invece posto sulle condizioni del terreno da gioco e, lì, il mirino era puntato sul Municipio.
Fra patentini non validi, vari dissidi e ritardi nei pagamenti, la gloriosa storia del Bellinzona è stata ripetutamente messa in cattiva luce. Il calcio è cambiato, le bandiere non esistono quasi più, eppure alcuni principi restano ben saldi nella piazza e identificarsi nella squadra diventa compito assai difficile. Tant’è che il Comunale spesso è poco frequentato e i veri tifosi, come definiti proprio da Bentancur, sono una realtà in continua erosione. Non può essere presa da esempio l’ultima di campionato, in cui la curva è stata chiusa in modo da evitare contestazioni nei confronti della società. Chi tace acconsente, d’altronde. Le critiche devono essere civili e rispettose, senza dunque ledere il prossimo, ma il patron ha ulteriormente alzato la mira e la frangia più calda si è macchiata di atti da condannare. Quel rispetto che si pretende dovrebbe tuttavia essere rivolto pure alle terne arbitrali così da educare i piccoli fan del settore giovanile, tanto caro alla dirigenza. Un settore giovanile che spera di calcare il terreno del Comunale, di onorare la maglia granata, e non rimanere spettatore. Finora un sogno realizzato solo da pochi.
La famiglia Bentancur ha finanziato il club, vero, ma il procuratore ha fatto terra bruciata. Tifosi, membri dello staff, sponsor e autorità. Nemmeno il nuovo direttore generale, nominato cinque mesi or sono in modo da ristrutturare l’organico della società e sistemare alcune lacune nella comunicazione, ha finora contribuito a ridare slancio all’Acb. Il budget a disposizione limitato non può essere accampato come scusa. E, così, pure le origini del patron. L’anno prossimo il Bellinzona disputerà comunque un’altra stagione nella serie cadetta, sperando finalmente che si torni a discutere solo di calcio e non di questioni burocratiche. Che si possano riallacciare i rapporti fra la dirigenza (e poco importa chi terrà in mano il timone) e la tifoseria, riportando in alto i colori granata. È necessario che tutti si assumano le proprie responsabilità, smettendo di sentirsi perennemente vittime d’ingiustizie sia da una parte che dall’altra. La cosiddetta sindrome di Calimero, ripresentatasi pure in occasione del rilascio della licenza. E, allora, forza Bellinzona.