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Un mondo per ultraricchi

Il denaro in mano all’1% dei più facoltosi del pianeta aumenta. E così Bezos può affittare Venezia per il matrimonio e farlo sembrare una cosa normale

In sintesi:
  • Quanto siamo lontani da ponti, strade, se non il Colosseo, associati al nome di un miliardario?
  • Un timido risveglio delle coscienze pare non bastare, come sta già accadendo per il riscaldamento globale
Bezos e signora a Venezia
(Keystone)
1 luglio 2025
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L’appropriazione di ciò che è di tutti da parte dei giganti del capitalismo è un tema ricorrente della letteratura e del cinema distopici, e come molti temi che credevamo distopici lo ritroviamo sempre più spesso nell’attualità. Infinite Jest, il beffardo e monumentale romanzo del 1996 di David Foster Wallace su consumismo, intrattenimento e dipendenze, era ambientato nell’“anno del pannolone per adulti Depend” (circa 2009 secondo i wallace-ologi). Se Jeff Bezos può affittare Venezia per il proprio matrimonio, quanti gradini dell’immaginario ci separano da un “ponte di Rialto Prime” o da un “colosseo Zuckerberg”?

Al momento nei parlamenti statali degli Stati Uniti è in corso il dibattito per intitolare a Donald J.Trump un paio di autostrade, l’aeroporto di Chicago e il picco più alto della Florida, e il presidente ha chiesto che il suo volto venga aggiunto a quelli dei quattro grandi del monte Rushmore (per completezza di cronaca, dobbiamo riportare che un deputato democratico ha proposto di intitolargli anche un penitenziario vicino a Mar-a-Lago, a dimostrazione che il senso del ridicolo, pur tramortito da valanghe di prosopopea, è ancora vivo e lotta insieme a noi).


Keystone
Trump vuole la sua faccia sul monte Rushmore

Difficile ignorare la dimensione farsesca di queste tragedie dell’ego, anche perché la realtà mantiene qualche assonanza col tema dei pannoloni per adulti: la nostra società – è fin troppo facile chiosare – è dominata da uomini di una certa età, terrorizzati nel modo più banale e meno articolato dall’idea della morte, con l’illusione che marchiare luoghi e cose col proprio nome e la propria immagine possa costituire un antidoto, o almeno un lenitivo, alla propria transienza.

C’è poco da ridere, però, perché proprio mentre sembra di assistere a un timido risveglio delle coscienze contro lo strapotere degli ultraricchi – le proteste dei veneziani contro il Bezos-day, non a caso svillaneggiate con particolare ferocia da una certa corte mediatica, sono uno dei tanti piccoli segnali in questo senso – la realtà racconta di un’accelerazione inesorabile, e forse definitiva, dell’ascensore delle disuguaglianze.

Nell’ultimo decennio la ricchezza dell’1% degli uomini più facoltosi al mondo è aumentata, in termini reali, di oltre 33’900 miliardi. E secondo un report di Oxfam uscito proprio in questi giorni, i governi delle economie avanzate stanno apportando i tagli più significativi ai budget per gli aiuti allo sviluppo da quando questi dati vengono raccolti, cioè dagli anni della decolonizzazione. L’agenzia Scope Ratings intanto minaccia di declassare i debiti di stati europei come Germania e Italia a meno che il massiccio piano di riarmo approvato a Bruxelles non venga finanziato con drammatici tagli alla spesa sociale e al welfare. Per dessert, il G7 regala alle big americane l’esenzione da quella che viene ancora spiritosamente chiamata “global minimum tax”, e al senato Usa galoppa il “big beautiful bill”, con 910 miliardi di esenzioni fiscali ai ricchi finanziate con 930 miliardi di tagli alla sanità.


Keystone
Contestatori al matrimonio di Bezos

La grande macchina estrattiva funziona insomma a pieno regime, e il capitale globale oggi come non mai pare assumere la forma che il filosofo Timothy Morton definisce di iperoggetto: un qualcosa di molto reale, ma con un’estensione spaziale e temporale che rende impossibile esperirlo per intero, figuriamoci afferrarlo o correggerlo. Il discorso sui soprusi dell’“uno per cento” comincia così a somigliare sinistramente a quello sul global warming: tutti se ne dicono molto preoccupati, alcuni ridendo sotto i baffi, Netflix ci fa sopra le serie TV, nessuno sembra convinto che ci si possa fare davvero qualcosa finché non sentiremo le conseguenze bruciare sulla pelle, come l’afa soffocante che pare abbia causato qualche malumore perfino tra gli ospiti delle nozze veneziane di Bezos.