laR+ IL COMMENTO

L’eclissi europea e lo scoglio della prevaricazione trumpiana

Consiglio Ue e Nato hanno dato disco verde al presidente che da mesi li punisce e umilia: l’80% delle spese belliche andranno a vantaggio degli Usa

In sintesi:
  • Mark Rutte ha primeggiato nell’indecorosa corsa alla sudditanza
  • L’Unione europea è pure osteggiata da Vladimir Putin e dal suo fan club
Rutte e il suo ‘paparino’
(Keystone)
2 luglio 2025
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Per una volta dobbiamo dare ragione a Donald Trump. L’aveva azzeccata a inizio aprile quando a corollario del proclamato “Liberation Day” aveva previsto con la sua proverbiale raffinatezza che i dirigenti dei Paesi colpiti da dazi avrebbero fatto la fila per leccargli il posteriore (“kiss my ass”). L’ondata di vassallaggio da parte degli alleati europei deve avere addirittura superato le sue più rosee previsioni: con l’eccezione di Pedro Sánchez, premier di una Spagna memore delle insidie della retorica bellica franchista, gli europei hanno piegato la schiena davanti al livoroso e irascibile agente numero uno del caos mondiale. Un banco di pesci morti galleggianti. Mark Rutte ha primeggiato nell’indecorosa corsa alla sudditanza: “Lei ce l’ha fatta dove tutti i suoi predecessori hanno fallito”, ha scritto in un messaggio privato a Trump, il quale lo ha immediatamente reso pubblico. “L’Europa pagherà un prezzo enorme per finanziare la propria difesa e questa sarà una vostra vittoria”, ha chiosato il segretario generale della Nato. Con toni più fievoli, ma altrettanto codardi, altri hanno incassato la richiesta americana di aumentare il bilancio per la difesa al 5% dall’attuale 2% speculando sui tempi lunghi dell’impegno, quando la Casa Bianca avrà cambiato inquilino.

Consiglio Ue e vertice Nato hanno così dato disco verde la scorsa settimana al presidente che da mesi li punisce e umilia: ben l’80% delle spese belliche andranno a vantaggio del complesso militare industriale americano. Lo sgocciolamento degli investimenti in altri settori dell’economia ci sarà certo, ma andrà in America. L’eclissi europea si compie così con la complicità degli stessi dirigenti del Vecchio continente. L’Ue è notoriamente vista dai grandi magnati statunitensi (Bezos, Zuckerberg, Musk ecc.) come il principale ostacolo alla loro incontrastata supremazia perché impone regole che ostacolano l’espansione dei giganti conglomerati industriali e finanziari. Un bastone tra le ruote della globalizzazione a guida americana: no good.

L’Unione europea è pure osteggiata da Vladimir Putin e dal suo fan club, i partiti di estrema destra (dalla Lega di Salvini, a Orbán, all’Afd tedesca) che con il presidente russo hanno una consolidata love story condividendone il disprezzo per i diritti umani e i principali valori democratici. Di fronte all’allarmante rapida erosione del diritto internazionale a cui ha contribuito fortemente la presidenza Trump, e allo sterminio in atto a Gaza, Bruxelles non è neppure riuscita, per l’opposizione di Merz e Meloni, ad applicare sanzioni e a bloccare partenariati con Israele, Paese nelle mani di un criminale latitante in odor di genocidio e di un manipolo di fanatici religiosi messianici. Bruxelles invoca di nuovo, con risibile ipocrisia, il rispetto del diritto. Baluardo dei valori ereditati dall’Illuminismo che mantengono una forte matrice umanistica cristiana, l’Europa si infrange sullo scoglio della prevaricazione trumpiana. Di fronte alle reali minacce del turpe Putin, campione dei conflitti negli ultimi 20 anni, il progetto di un esercito europeo dispiegato in parte alle frontiere orientali, senza necessità di aumentare i budget per gli eserciti, sarebbe – affermano molti esperti – un’opzione molto più efficace e rispettosa delle altre necessità dello Stato, welfare in primis. Il problema tuttavia è che non piace a Donald Trump (il “nostro paparino” secondo Rutte) e alle lobby militari che ne hanno favorito l’elezione.