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Un ponte da sogno

Approvato il progetto firmato Salvini per unire Calabria e Sicilia. Un orgoglio tutto italiano, in un Paese le cui infrastrutture cadono a pezzi

In sintesi:
  • C’è qualcosa di irresistibilmente metaforico in questo eterno giorno della marmotta in cui un Paese le cui infrastrutture sociali e materiali cadono a pezzi sogna il riscatto con un ponte
  • Tutto meraviglioso, in attesa dei prossimi passaggi, a cominciare dalla Corte dei Conti, notoriamente insensibile al fascino della campata unica e più preoccupata dei bilanci statali
Salvini ammira il ‘suo’ ponte nello studio di Bruno Vespa
(Keystone)
9 agosto 2025
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Notizia bomba: approvato il ponte sullo stretto di Messina. In sostanza Matteo Salvini, dopo un paio d’anni di comprensibili esitazioni, ha ceduto alle pressioni di Matteo Salvini dando luce verde al progetto di Matteo Salvini. Lo annuncia, comprensibilmente emozionato, Matteo Salvini, mentre filtra grande soddisfazione dall’entourage di Matteo Salvini.

La gioia del governo italiano per il via libera ricevuto dal governo italiano è del resto unanime, ma l’operazione – spiegano i retroscenisti dei quotidiani, vecchi lupi di mare a cui non sfugge un refolo di vento neppure nella bonaccia estiva della politica romana – ha comunque un principale mandante e beneficiario: Matteo Salvini.


Keystone
Salvini che ringrazia Salvini

C’è qualcosa di irresistibilmente metaforico in questo eterno giorno della marmotta in cui un Paese le cui infrastrutture sociali e materiali cadono a pezzi sogna di riscattarsi costruendo un ponte gigante, come se l’arte del governo fosse una grande partita di biglie tra dodicenni alla spiaggia. Vi è qualcosa di maestoso, perfino di nobile, nella locuzione “a campata unica”, che gli esponenti del centrodestra ripetono in queste ore con voce tremante per l’emozione. E sentire coloro che furono i suoi intimi ripetere che il ponte era “il sogno di Silvio” è toccante perfino per noi, che pure di cosa sognasse la notte Berlusconi avevamo un’idea tutta diversa.

Il ponte sullo stretto di Messina rappresenta meglio di qualsiasi cosa realmente esistente ciò che davvero sono state la vita pubblica e la politica italiana nell’ultimo trentennio: un organismo in stato vegetativo, piagato dal decubito, ma con una vita onirica intensissima. È sogno messianico nel messinese, volo del calabrone nel calabrese. È la visione suprema di un Paese che pur di non arrendersi si è trasferito in un render.

Questa fuga dissociativa dev’essere particolarmente confortevole per un politico che ha dato impulso al progetto con la consueta misura e discrezione, e di cui fin qui poco si è parlato: Matteo Salvini. Nel mondo reale, infatti, per colpa di odiosi legacci come i magistrati comunisti, i sabotatori ferroviari al soldo dell’opposizione e soprattutto la forza di gravità, la sua esperienza come Ministro dei trasporti non è stata fin qui propriamente trionfale. Treni in ritardo tale da aver perduto la memoria di sé, che vagano da mesi di stazione in stazione implorando spettralmente una soppressione che nessuno ha la pietà di somministrargli. Cantieri stradali fermi in quanto divenuti essi stessi oggetto di interesse archeologico. Dinastie di rullatori che si tramandano di padre in figlio da generazioni lo stesso fazzoletto di asfalto, aspirando ormai al bollino di bottega tradizionale.


Keystone
Silvio Berlusconi con una vecchia versione del ponte

Queste disavventure a tratti sono sembrate fiaccare il morale di un servitore della patria pur ottimista e operoso come Salvini, che ormai da tempo si rivolge alle telecamere col sorriso congestionato di uno che ha appena preso un coppino fortissimo alle spalle ma non ha capito da chi, e comunque non vuole assolutamente piangere davanti a tutti.

Ma tutto questo non appare subito lontano, minuto, irrilevante, di fronte all’immagine del più grande ponte a campata unica del mondo? E quindi, a ben pensarci, per quanto ne sappiamo, dell’universo?

Tutto meraviglioso, in attesa dei prossimi passaggi, a cominciare dalla Corte dei Conti, istituzione notoriamente insensibile al fascino della campata unica e più preoccupata dello stanziamento di 15 miliardi per rianimare un progetto che ancora oggi, come altri sogni di Silvio Berlusconi, sta avendo strascichi non del tutto simpatici in tribunale.