laR+ IL COMMENTO

L’Italia e il suo Sessantotto di destra

Sgombero del Leoncavallo: colpisce che, come a Lugano nel 2021, gli autori di questo ‘regolamento di conti’ scomodino il parametro della legalità

In sintesi:
  • Come fu primariamente di natura erotica la spinta del Sessantotto originale lo è anche quella di questa controribellione reazionaria
  • Sui temi di sostanza gli italiani si rivelano molto più a sinistra di quanto si pensi, ma votano per una destra largamente egemone sui temi simbolici
‘La legge sono io’
(Instagram)
23 agosto 2025
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Non ha probabilmente tutti i torti chi afferma che l’Italia sta vivendo un vero e proprio Sessantotto di destra. Una trasformazione cioè che prima ancora della politica riguarda la società e la psicologia collettiva, nella quale la liberazione degli istinti reazionari, antisociali, tribali, offre la stessa – sebbene speculare – seduzione emancipante delle gucciniane “tette al vento” di mezzo secolo fa. Non si rischiasse, in questo clima, l’infamante accusa di intellettualismo, verrebbe da rispolverare ‘Eros e civiltà’ di Marcuse, che spiegava la contestazione attraverso Freud: ogni civiltà, anche la più liberale, in qualche modo reprime il principio di piacere che domina ogni inconscio individuale. Questo conflitto guida e regola il progresso, ma di quando in quando – non a caso in periodi nei quali il progresso socioeconomico rallenta o si arresta del tutto – il principio di piacere prevale e deflagra in un qualche tipo di ribellione collettiva alle regole sociali.

In altri termini, come fu primariamente di natura erotica la spinta del Sessantotto originale lo è anche quella di questa controribellione reazionaria, che del resto non è solo italiana. Il comico americano Marc Maron nel suo ultimo speciale Hbo fulmina così i suoi colleghi di area Maga: “Tutto quello che vogliono è essere liberi di usare la R-word (l’insulto “retarded”, cioè “ritardato”, giustamente bandito per anni dalla scena pubblica per abilismo) con impunità”. Ecco, talvolta si ha l’impressione che tutto quello che vogliono gli elettori della destra italiana sia poter parlare delle minoranze come in una commedia di serie B degli anni Settanta e ascoltare ogni sera ‘La Zanzara’ in santa pace. Questo può spiegare la curiosa scissione per cui nei sondaggi sui temi di sostanza – lavoro, economia, diritti – gli italiani si rivelano da sempre molto più a sinistra di quanto si pensi, ma votano per una destra che invece è largamente egemone sui temi simbolici, semantici, di immaginario.

Destra che infatti una volta al governo riesce a emanciparsi dal grigiore di una realtà economico-politica non propriamente esaltante, rifugiandosi sul terreno delle misure emblematiche, ultima quella dello sgombero, il 21 agosto, dello storico centro sociale milanese del Leoncavallo, che a ottobre avrebbe festeggiato cinquant’anni di attività. Era stato fondato infatti nel 1975 da gente di Avanguardia Operaia, Lotta Continua e dintorni, ex sessantottini insomma, e alla luce della premessa si capisce meglio la potenza di questa azione del governo. Il Sessantotto di destra al governo vede da sempre come propria nemesi il Sessantotto originale – non a caso criminalizzato e fatto coincidere sempre di più dal proprio apparato intellettuale con gli esiti, in realtà numericamente men che marginali, della lotta armata – e dopo averne ribaltato l’immaginario ne cancella le ultime sacche di resistenza.

Colpisce che, come nel caso dello sgombero del Molino a Lugano nel 2021, gli autori di questo regolamento di conti intergenerazionale contro uno spazio nonviolento di cultura e aggregazione scomodino il parametro della “legalità”. Nel senso dei western, naturalmente: la legge sono io. Quanta ipocrisia, per nascondere il puro e primitivo piacere dell’umiliazione dell’avversario sconfitto dietro la nobile benda della Giustizia. Ma allo stesso tempo, e qui c’è forse un elemento di speranza proprio per gli sconfitti: da sempre dalla parte del padrone, ora che ha vinto su tutta la linea il Sessantotto di destra ne riprende anche la voce. Ovvero, prima o poi volgerà al termine.