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Fronte domestico

Lo scrittore israeliano Etgar Keret e la sua quotidianità a Tel Aviv scandita dall'insensatezza della guerra a Gaza e dai missili iraniani

Missili iraniani e contraerea israeliana nel cielo sopra Tel Aviv
(Keystone)
24 giugno 2025
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Giovedì scorso, alle 10 di mattina, ho scoperto che avrei ricevuto da Acum (la Società degli autori, compositori ed editori musicali in Israele) un premio alla carriera. “Premio alla carriera? Non hai nemmeno sessant’anni ancora”, ha detto mia moglie, “non ti sembra strano”? “Un po’”, ho risposto, “ma forse non dovremmo parlarne troppo. Potrebbero togliermi il premio”.

Diciassette ore dopo, quando mi sono svegliato e ho scoperto che Israele aveva bombardato il sito nucleare iraniano di Natanz e che missili iraniani sarebbero stati lanciati su Tel Aviv da un minuto all’altro, l’idea di un premio alla carriera in giovane età mi è subito sembrata un po’ meno assurda.

Ed eccoci di nuovo lì, Shira e io, seduti nella tromba delle scale fuori dal nostro appartamento (che è considerato il posto più sicuro nei vecchi edifici senza rifugi antiaerei), ad ascoltare le esplosioni e cercare di ricordare giorni migliori. Giorni in cui, invece di aspettare passivamente la prossima esplosione, prendevamo l’iniziativa e inventavamo cose creative su cui litigare: il modo corretto di caricare la lavastoviglie, come educare nostro figlio e a quale temperatura impostare l’aria condizionata.


Manifestazione a Tel Aviv per chiedere la fine della guerra a Gaza

Alle cinque di mattina, sono di nuovo seduto nella tromba delle scale. Questa volta l’esplosione sembra davvero forte. Dovrei inviare un nuovo post su Substack tra pochi giorni. Ho già scritto qualcosa sulla prima volta in cui mio figlio Lev ha usato un bagno pubblico, al centro commerciale, e sull’intuizione filosofica che gli è venuta quando ha tirato lo sciacquone. Ma ora quel tipo di nostalgia per un passato innocente e un po’ puzzolente mi sembra del tutto irrilevante. Uno dei missili atterra esattamente dove io e Shira ci troviamo sempre durante la protesta settimanale contro la guerra a Gaza.

Questi missili iraniani servono solo a ricordarmi che, a differenza della guerra inutile e brutale che Netanyahu si ostina a trascinare a Gaza senza scopo, ci sono anche altre guerre, contro nemici reali e potenti che rappresentano davvero una minaccia alla nostra esistenza. E quando ci stringiamo vicino alla nostra porta di casa mentre l’edificio trema per le onde d’urto, tutto ciò che possiamo fare è sperare che, proprio come siamo sempre riusciti a vincere le guerre che dovevamo vincere, potremmo finalmente imparare come porre fine alle guerre che non fanno altro che infliggere più morte e sofferenza.


Wikipedia
Etgar Keret