Auto e moto

Mini John Cooper Works: tanto sprint e stile UK

Sia la classica ‘3 porte’ che la Cabrio offrono grinta, agilità e una buona dose di creatività

La caratterizzazione più sportiva JCW firma inconfondibilmente la Mini Cabrio, che sfoggia diverse finiture distintive. Ben imbottita e rapida nell’azionamento la capote
14 luglio 2025
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Acquisita da BMW nel 2008, la John Cooper Works fondata nel 2002 dal figlio del leggendario John Cooper è divenuta la divisione interna Mini dedicata a sviluppo, preparazione e competizione delle proprie vetture. Con larga attenzione dedicata ai modelli stradali, a partire dalle rinnovate protagoniste di questo test in anteprima: le sempreverdi tre porte nelle varianti Cabrio e a carrozzeria chiusa. La prima offre l’indubbia suggestione offerta dalla marcia a cielo aperto, che lo stesso marchio britannico promuove con il motto “Always Open” (sempre scoperta) e il relativo indicatore di bordo che conteggia le ore trascorse alla guida in questa configurazione: un chiaro invito a sfruttare questa esperienza anche al di fuori delle stagioni ideali.

In effetti, il controllo dei flussi aerodinamici nell’abitacolo permette di viaggiare con un certo grado di comodità anche con climi meno miti. La capote, in tessuto tecnico multistrato, si presta ad una solida versatilità: offre un’apertura parziale di 40 cm che realizza una sorta di tetto apribile sfruttabile a qualsiasi velocità, mentre l’apertura integrale automatizzata può essere realizzata anche in movimento fino a 30 km/h, richiedendo giusto 18 secondi. È configurabile la stessa tinta della capote, nera oppure con logo della bandiera inglese (Union Jack) in grigio. Il design della Cabrio di punta, accattivante anche a vettura chiusa, sottolinea con il giusto grado di decisione il suo dinamismo spiccato, attraverso numerosi dettagli tra cui risaltano le cornici di gruppi ottici e archi passaruota in nero lucido. Le ruote da 17” a profilo ribassato accentuano l’impressione di compattezza dell’auto, con lunghezza che si ferma ad appena 3,88 metri.

Cuore delle Mini JCW è il conosciuto due litri turbo, qui in versione potenziata sia a livello di cavalli che di coppia massima, con l’aggiunta del pulsante “Boost” per mettere a disposizione per breve tempo un pizzico aggiuntivo di grinta. Di serie il cambio a doppia frizione con sette rapporti, completo di palette al volante per operare la selezione manuale. Anche sulla Cabrio l’assetto standard è già di suo piuttosto fermo e rigido, tuttavia capace di garantire un assorbimento sufficiente anche in caso di decise irregolarità stradali; permane solida l’impressione di sportiva compatta, guizzante e sempre piantata a terra, in virtù di rollio e beccheggio molto controllati.

Tra le curve la Cabrio JCW “guizza” di appoggio in appoggio con ritmo agile, rapido e divertente, anche senza forzare la mano verso un impegno di marcia più deciso: l’ambito migliore per godersi la guida a cielo aperto, al di fuori delle modalità da passeggio. Molto diretto lo sterzo, che contribuisce al temperamento vivace dell’auto, pur mancando un po’ di precisione – insieme all’avantreno – al di fuori dell’asfalto appena meno levigato. Un bel tiro lo offre come detto il motore, con spinta sempre rotonda ma qui caratterizzata anche da una certa maggior grinta nella zona medio-alta del contagiri; rapida e piuttosto puntuale la risposta in automatico del cambio a doppia frizione, specie nella modalità di marcia più sportiva “Go Kart”.

Più leggera di 95 kg rispetto alla convertibile, oltre che più rigida grazie alla carrozzeria chiusa, la classica Mini 3 porte alza un po’ più in alto ancora il livello di dinamismo, nell’allestimento JCW. Come mostrano gli stessi dati di accelerazione da fermo: qui, il passaggio 0-100 km/h avviene in appena 6,1 secondi contro i 6,4 s necessari alla convertibile. Al volante, ci si può impegnare con più entusiasmo nei rapidi appoggi di curva in curva, potendo tra l’altro contare anche sugli ammortizzatori adattivi che adeguano la loro risposta in base ad andatura, velocità e sollecitazioni stradali. Oppure passare direttamente alla modalità di marcia più spinta; con differenza comunque piuttosto sottile tra i programmi più confortevoli e quello più dinamico.

La generosa spinta del due litri, dal tono vivace nella zona alta del contagiri, impone un certo “stress” da motricità ad avantreno e sterzo: serve qualche piccola correzione in più specie su fondi stradali un po’ irregolari, ma il ritmo sostenibile è di ampio respiro. La Mini di punta è soprattutto divertente, più che raffinata nella conduzione; le si può forzare un po’ la mano, specie in ingresso di curva, oppure giocare con l’acceleratore in rilascio per ottenere piccoli aggiustamenti di traiettoria. L’aderenza è sempre notevole, con un senso di agilità in primo piano che lascia sempre grandi sorrisi. Anche a bordo, dove l’ambiente – identico a quello della Cabrio – combina il sapore “rétro” del modello con l’effetto “wow” del grandissimo schermo centrale Oled. Dal quale si comandano quasi tutte le funzionalità, imponendo però un certo apprendistato per poter padroneggiare le svariate impostazioni combinate alle numerose grafiche preselezionabili.

Scheda tecnica

Motore4 cilindri, 2 litri, benzina, turbo
Potenza, coppia231 cv, 380 Nm
TrazioneAnteriore
CambioDoppia frizione a 7 rapporti
ConsumiDa 6,5 l/100 km (omologato)
PrezzoDa 49'700 Chf