laR+ Quando cade un quadro

La gonna verde

L'amore arriva solo quando nevica ad agosto. Lei mi guardò seria

(depositphotos)

Mia madre diceva sempre che la vita ti prende a schiaffi quando ridi troppo forte. Io ridevo spesso, da bambina, e forse per questo ho imparato presto a tenermi il sorriso dentro, come si tiene un segreto.
Avevo diciannove anni quando incontrai Carmela. Non era bella, non come si intende di solito, ma aveva qualcosa che rompeva l’aria quando entrava in una stanza. Studiavamo lettere all’Uni di Zurigo e ci sedemmo vicine per caso. Era febbraio. Aveva una gonna verde troppo leggera per il freddo e le gambe nude.
Cominciammo a parlare di un autore che non ricordo più, poi del professore che ci pareva un idiota, sempre a parlare di versi giambi e anapesti, mai una parola sul perché uno scrive. Poi parlammo dei nostri padri. Il mio se n’era andato quando avevo tredici anni. Il suo c’era ancora, ma non parlavano da due mesi.
Diventammo amiche in fretta. Di quella fretta che solo le ragazze conoscono, quando si trovano e si prendono a cuore come si prende una febbre. Stavamo sempre insieme. Io mi aggrappavo a lei come a una scialuppa. Lei mi faceva sentire più vera, più viva, più cattiva.
Un giorno di maggio, al Niederdorf, entrammo in un bar che pareva un salotto dimenticato. Un uomo coi baffi ci servì due grappe senza chiederci niente. Carmela rise, disse qualcosa in svizzero-tedesco, lui rispose in napoletano: «Ccà ll’ammore s’a fa vedé sulo quanno neva a agosto», l’amore arriva solo quando nevica ad agosto. Lei mi guardò seria. In quel silenzio, sentii qualcosa muoversi dentro, come una finestra che sbatte all’improvviso.
A giugno, dopo un esame andato male, Carmela mi baciò. Un bacio rapido, sulle labbra, come se fosse una risposta. Io non la baciai indietro. Sentii qualcosa rompersi, come quando un ramo si spezza sotto il peso della neve.
Da lì, cambiammo. Io facevo finta, lei faceva finta meglio. Non ridevamo più come prima. E lei non metteva più la gonna verde.
Alla fine di luglio, smise di rispondermi. Dopo due settimane andai sotto casa sua. Sua madre mi disse che era a Trapani, da una zia. Non tornò più.
Per anni mi dissi che era stata solo un’amicizia forte, come capita a quell’età. Ma non era vero. Era un amore. Uno di quelli che sbocciano fuori stagione, e muoiono prima ancora di sapere in che direzione stavano crescendo.
Ora ho trentasette anni. Una figlia di nove. Un marito gentile. E certe notti sogno Carmela con la gonna verde. Ride, si volta verso di me e dice qualcosa che non capisco.
Mi sveglio con il cuore stretto. Non è nostalgia. È la memoria di una bastonata che ha spostato per sempre il mio centro.
E certe mattine, allo specchio, giurerei che sembro mia madre.