L’avvicinamento al tema può essere per alcuni ancora tabù. Eppure serve a capire l’affettività e il rispetto per sé stessi e gli altri
Negli ultimi anni si parla sempre di più di sessualità e di educazione sessuale. I Consultori di Salute Sessuale Eoc (www.eoc.ch/coss), oltre a offrire consulenze sulla salute sessuale, propongono incontri di educazione sessuale nelle scuole per 4’000 giovani dalla terza media ai primi anni dell’insegnamento post obbligatorio, oltre ad attività di prevenzione e promozione indirizzate a gruppi di adulti, persone attive nel campo sociosanitario ed educativo, e genitori.
Le linee guida internazionali, considerate di riferimento anche dal Consiglio federale, sottolineano l’importanza di iniziare a fare educazione sessuale fin dalla nascita. Questo può far scaturire dubbi e perplessità. Ma quando parliamo di sessualità ed educazione sessuale, cosa stiamo intendendo?
La sessualità non riguarda unicamente aspetti legati al comportamento sessuale e alla riproduzione. Include anche altro: identità sessuale (identità di genere, orientamento sessuale, ruoli di genere, sesso biologico), intimità, piacere sessuale ed erotismo. Il modo di vivere la propria sessualità può variare ed è influenzato da molteplici fattori, tra i quali, stando alla definizione dell’Oms del 2006, quelli psicologici, storici, sociali, spirituali eccetera.
Per questo motivo la sessualità è presente nell’arco di tutta una vita: se certi aspetti non riguardano l’infanzia (per esempio il sesso) altri sono presenti fin dalla nascita (identità sessuale, consenso…).
Forse tra chi legge si attiveranno dei ricordi: le spiegazioni (e a volte la celebrazione) legata alla prima mestruazione, il “discorsetto” fatto da un genitore alla prima frequentazione sentimentale, un preservativo srotolato sulla banana o manico di scopa durante il corso di scienze alle scuole medie. Parlare di educazione sessuale attiva ricordi e rappresentazioni spesso legati all’anatomia e al funzionamento del corpo umano. In tal senso succede che il dialogo – in ambito familiare ma non solo – sia soprattutto finalizzato alla riduzione dei rischi: infezioni a trasmissione sessuale, gravidanze non pianificate e prevenzione della violenza. Si può ben capire che quando ci si riferisce ai più piccoli emergano perplessità, se non direttamente preoccupazione o rifiuto. Ma l’educazione sessuale non è (solo) questo!
Se consideriamo la definizione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’organizzazione sotto la quale una decina di anni fa sono stati pubblicati gli standard di educazione sessuale per l’Europa (OMS, 2016), con educazione sessuale s’intende “apprendere relativamente agli aspetti cognitivi, emotivi, sociali, relazionali e fisici della sessualità”.
È necessario quindi iniziare fin dall’infanzia, in varie situazioni, a lavorare su queste capacità affinché l’approccio possa essere interiorizzato il più presto possibile. Nominare tutte le parti del corpo, genitali inclusi, non obbligare a gesti di affetto quando non sono desiderati. Riconoscere e insegnare che il corpo è il proprio e ognuno decide come interagirvi indipendentemente dalle esigenze degli altri (fatta eccezione per alcune situazioni specifiche, per esempio legate alla salute, e all’igiene fino a che non sapranno occuparsene autonomamente). Riconoscere i segnali che indicano che l’altra persona è d’accordo e contenta di cimentarsi in qualche gioco o attività. Per le persone adulte, è importante riconoscere gli stereotipi legati al genere nei quali siamo immersi e come questi possono limitare le scelte, dai vestiti, ai giochi, alla formazione e all’espressione emotiva. Per i bambini e le bambine, non si tratta quindi unicamente di rispondere alla domanda “come nascono i bambini?”, seppur con tutta la sua importanza e necessità di risposta per non far passare il messaggio che sia un tabù e non se ne possa parlare. Riguarda in modo più ampio l’educazione al consenso, al rispetto di sé e dell’altro e delle realtà possibili. L’educazione sessuale contribuisce alla prevenzione dell’abuso sessuale: se dovesse purtroppo succedere, è importante che i bambini e le bambine abbiano le parole per parlarne e una persona adulta che possa ascoltare.
È uno strumento per vivere bene con il proprio corpo e avere un approccio positivo alla sessualità, a tutte le età. Un’educazione sessuale adattata allo sviluppo permette di arrivare al momento dove sarà vissuta la sessualità di coppia con delle competenze a disposizione: le basi che permettono di ascoltarsi, sentire cosa si vuole fare, se, quando e con chi, il rispetto di sé e dell’altro, le capacità comunicative e le informazioni corrette per vivere il momento nel modo più sicuro e piacevole possibile.
Il “discorso” sui rapporti sessuali e come proteggersi rischia quindi di essere limitante. Con i più grandi, è più indicato costruire un vero dialogo con i propri figli e le proprie figlie, anche legato a questi aspetti: interessarsi di quello che vivono e pensano, nel rispetto della privacy, evitare di giudicare qualora emergessero idee verso le quali siete contrari o contrarie. Piuttosto confrontarsi con loro cercando di capirne il punto di vista, valorizzandoli. Dare informazioni ma soprattutto essere una figura di riferimento anche per questo tema: far passare il messaggio che di sessualità si può parlare, anche in momenti di difficoltà.
Il carico non è tutto sulle spalle dei genitori perché l’educazione sessuale avviene in più contesti: certamente la famiglia svolge un ruolo centrale, ma tutte le situazioni di vita (scuola, attività extrascolastiche, campi estivi, attività con professionisti e professioniste della salute e dell’educazione…) possono riguardare l’educazione sessuale.
Non è sempre facile però parlarne: la sessualità non è un tema che lascia indifferenti e rimanda a noi, alle nostre rappresentazioni, ai nostri vissuti e può suscitare diversi tipi di emozioni. Può non risultare semplice affrontare il tema in modo adeguato, in tal caso può essere utile approfondire leggendo libri, partecipando alle conferenze organizzate sul territorio, confrontandosi con i servizi specializzati o prendendosi uno spazio per elaborare alcuni aspetti del nostro vissuto.
L’educazione sessuale è un diritto: avere delle informazioni oggettive e scientifiche, sviluppare le competenze per potersi muovere sempre più con autonomia e sapere che si può chiedere aiuto in caso di bisogno e avere le parole per farlo. La sessualità fa parte delle nostre vite ed è importante riconoscerla come elemento di benessere: legato al nostro corpo, ai ruoli, alle relazioni con l’altro e all’intimità. L’educazione sessuale incoraggia il dialogo e ha come obiettivo lo stare bene e vivere sé stessi e le relazioni in modo positivo e sicuro. Senza dimenticare che questo ha un’influenza anche a livello sociale, in termini di rispetto e parità.
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