La missione dell'ESA utilizza un radar innovativo per analizzare la biomassa forestale e migliorare i modelli climatici
È stato addestrato dopo anni di ricerca nelle foreste tropicali di tutto il mondo per rispondere a uno degli enigmi del nostro pianeta, ossia misurare l'esatta quantità di carbonio custodita dagli alberi: è Biomass, il satellite dell'Agenzia Spaziale Europea, lanciato il 29 aprile dal Centro spaziale europeo di Kourou (Guyana Francese).
"È una missione scientifica di grandissimo valore, la settima delle nostre Earth Explorers, una serie di missioni con compiti scientifici particolarmente complessi e con un grande impatto per la comprensione del nostro pianeta", ha commentato all'ANSA Simonetta Cheli, a capo del direttorato dell'Esa per l'osservazione della Terra.
Grazie all'innovativo radar in banda C, uno strumento mai usato finora nello spazio, Biomass scannerà per 5 anni l'intero pianeta per realizzare vere e proprie ecografie complete delle foreste tropicali, analizzando la vegetazione dalla chioma alle radici. I dati che raccoglierà sono attesi da tutto il mondo perché, nonostante sia noto che la maggior parte del carbonio sia custodito nelle foreste tropicali, proprio di queste foreste abbiamo pochissime informazioni.
La grande antenna del satellite, una sorta di ombrello di 12 metri di diametro, capterà il debole riflesso prodotto dalle foreste delle onde radio emesse dal satellite. Questo segnale permetterà di calcolare esattamente la densità delle foreste.
"L'obiettivo è pesare tutta la biomassa delle foreste mondiali perché non sappiamo con certezza quanto carbonio contengano, un dato fondamentale per migliorare i modelli di evoluzione del clima, lo stato di salute delle foreste e guidare le politiche ambientali", ha aggiunto Mark Drinkwater, a capo della divisione dell'Esa delle Missioni scientifiche e per la Terra.
Per arrivare a questa capacità si è dovuto partire proprio dalle foreste, con lo studio in decine di siti in tutto il mondo, per capire la 'lingua' delle piante, ossia come le informazioni relative alla loro biomassa possano essere 'ascoltate' da un radar a 666 chilometri di altezza.
La missione è stata realizzata sotto la guida industriale di Airbus, che ha coinvolto decine di aziende europee tra cui i contributi di Leonardo e delle sue joint venture Telespazio e Thales Alenia Space. Italiano è anche il razzo Vega C che ha portato in orbita il satellite, uno dei due lanciatori che garantiscono un accesso europeo indipendente allo spazio.
Questa capacità europea di accesso allo spazio dovrebbe essere maggiormente tutelata, ha osservato Giulio Ranzo, amministratore delegato di Avio: "Siamo l'unico continente al mondo - ha aggiunto - che consente il lancio di missioni istituzionali a razzi non europei. Negli Usa questo non si può fare, tutelano il proprio mercato interno. In alcune occasioni Europa e Italia hanno affidato lanci di proprie missioni a lanciatori stranieri, fatto che negli Usa non potrebbe avvenire".
SpaceX, ha fatto notare Ranzo, gode del supporto istituzionale che arriva a pagare i lanci a prezzi anche 4 volte superiori rispetto al costo effettivo. "Chiediamo maggiori attenzioni, l'accesso allo spazio ha un valore strategico. Il mio è un appello alle istituzioni, perché ci vengono chiesti sconti sui lanci - ha aggiunto - ma parallelamente dobbiamo competere con chi invece ha garantita la possibilità di lanci istituzionali a costi molto alti, con margini che permettono poi di competere sul mercato a prezzi molto inferiori".