L'aumento del consumo energetico dei data center mette a rischio le promesse di sostenibilità di Apple, Google, Meta e Amazon
Apple, Google e Meta si sono impegnate a non aggiungere più CO2 all'atmosfera entro cinque anni, mentre Amazon ha fissato l'obiettivo al 2040. Microsoft ha promesso di diventare 'net negative', ovvero di eliminare anidride carbonica dall'aria per le sue operazioni, entro la fine del decennio. Impegni che per gli esperti sarà difficile mantenere soprattutto per la corsa all'intelligenza artificiale.
"Se il consumo di energia continua a crescere senza controllo e senza un'adeguata supervisione, gli obiettivi di emissione di gas serra delle grandi aziende tecnologiche saranno probabilmente irraggiungibili", ha spiegato Thomas Hay, tra gli autori del più recente report del Carbon Market Watch e NewClimate Institute. L'analisi dipinge l'attuale scenario che vede le big tech ripensare le strategie di sostenibilità in vista del 2030.
Più vengono adottati strumenti di IA da parte di utenti privati, enti e aziende e più si appesantisce il fabbisogno di energia dei data center, i centri nevralgici del calcolo artificiale. La dimostrazione è nell'ultimo rapporto di sostenibilità di Google. Il colosso ha spiegato che rispetto al 2023 ha chiuso il 2024 con l'11% di emissioni di carbonio in più. L'aumento, in cinque anni, è stato del 51%.
Un incremento che si deve in gran parte alla catena di fornitura a cui Big G fa affidamento per varie attività: aziende e partner da cui l'americana acquista prodotti e servizi anche "per la produzione, l'assemblaggio e la logistica di forniture per l'intelligenza artificiale", si legge nel documento.
Nel 2023, Amazon ha registrato il maggiore aumento delle emissioni di carbonio operative, pari al 182% rispetto ai tre anni precedenti, seguita da Microsoft con un aumento del 155%. Le emissioni di Meta sono aumentate del 145%, mentre Alphabet, la casa madre di Google, ha registrato un aumento del 138% nello stesso periodo.
Questi dati, riassunti a inizio giugno dalla World Benchmarking Alliance e dalla International Telecommunication Union, un'agenzia delle Nazioni Unite, si affiancano ad un consumo di elettricità nei data center che è aumentato in media del 12% all'anno dal 2017 al 2023. La catena di fornitura di attrezzature e infrastrutture per il calcolo dell'IA è, secondo le due organizzazioni autrici del report, responsabile per un terzo dell'aumento delle emissioni.
Valori che non salirebbero se le organizzazioni si rivolgessero a fonti alternative di energia. L'eolico e il solare sembrano poco inclini ad alimentare le operazioni di intelligenza artificiale, mentre una strada perseguibile è quella del nucleare. Amazon ha investito un totale di 700 milioni di dollari in X-Energy, un'azienda del Maryland che sviluppa reattori nucleari, mentre Microsoft è al lavoro con Constellation Energy per rimettere in funzione una porzione dell'impianto di Three Mile Island in Pennsylvania.
Meta vuole provare prima con il gas, che farà muovere un nuovo data center in Louisana ma Zuckerberg si è già assicurato il mantenimento di un reattore nucleare di una società di servizi statunitense nell'Illinois per vent'anni. Google, infine, ha firmato un accordo con Kairos Power per acquistare energia da piccoli reattori modulari.