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I ricordi dorati di Judith Wegmann al Sestrière

Una girandola di emozioni ma anche due medaglie del metallo più pregiato nel bagaglio con cui torna dal Piemonte la bellinzonese. ‘Emozione incredibile’

Una veduta della zona d’arrivo del Sestrière
1 aprile 2025
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Abbagliante. E poco importa se quel riflesso che rimanda la luce del sole quando si specchia nelle due medaglie d’oro che le pendono dal collo lei lo percepisce solamente. Judith Wegmann, quel riflesso aureo, lo ‘sente’ dentro. E scalda il cuore. Quelle sono le due medaglie d’oro vinte un paio di settimane prima al Sestrière, nell’ambito dei World Games degli Special Olympics. In Piemonte ci era andata sì cullando il sogno di fare il risultato, ma prima di tutto per divertirsi e vivere un’esperienza speciale. Dal Piemonte se n’è dunque tornata con un bagaglio pieno di racconti e ricordi, ma anche, e soprattutto, impreziosito da due medaglie del metallo più pregiato. Anche se, rifacendosi allo spirito olimpico, a questo genere di appuntamenti l’importante non è vincere, ma il partecipare, «tornare a casa con due vittorie è sicuramente un valore aggiunto», premette la 45enne bellinzonese con quella sana risata che la caratterizza. Per poi aggiungere: «Al di là di tutto, questi Giochi, il Sestrière e Torino sono stati un’esperienza fantastica».

Rientrata in Ticino da un paio di settimane e stemperata l’emozione che l’ha accompagnata ancora per qualche giorno, Judith sbobina il film di quegli intensi giorni in Piemonte. Cominciando dai risultati. «Miglior inizio, al Sestrière, non poteva esserci: nella mia prima gara, il gigante, sono stata la più veloce della mia categoria, ossia quella dei ‘vecchietti’ (ride, ndr), facendo addirittura segnare il quinto miglior tempo assoluto». Iniziati nel migliore dei modi, i World Games di Judith Wegmann sono proseguiti anche meglio: «Nel superG, dove ero inserita nella categoria principale, ho fatto gara alla pari con le migliori, chiudendo col quinto tempo assoluto. Il mio trittico si è poi concluso con lo slalom, dove, come nella gara d’apertura, mi sono messa al collo la medaglia d’oro nella mia categoria». Te lo saresti aspettato un simile risultato? «Speravo di fare bene, ma non avevo certezze. Confrontarsi con atleti che non hanno un handicap fisico particolare è un’incognita che rende impossibile ogni previsione. Per questo era difficile capire dove collocarmi sulla scala dei valori per rapporto alle altre sciatrici, magari anagraficamente anche più giovani di parecchi anni rispetto a me e dunque con un fisico più atletico». Alla prova dei fatti, però… «Già, alla prova dei fatti è andata benissimo! Ma non è stata una passeggiata: tutto si è deciso sul filo dei centesimi, proprio come succede nella Coppa del mondo». Le giornate perfetta al momento giusto: «Sì, anche se a dirla tutta avrei potuto fare ancora meglio se il tracciato fosse stato più impegnativo e in pendenza. Rispetto ai piani originali, le partenze sono state spostate e questo ha cambiato un po’ le carte in tavola. Ciò non intacca comunque la mia soddisfazione». La sua e quella di Kurt Fedier, gli ‘occhi’ di Judith sulle piste in generale e su quelle del Sestrière in particolare: «Ovviamente anche Kurt era raggiante per i miei risultati: era davvero fiero di me e dei miei risultati a Torino. Certo, per arrivare dove sono arrivata ci è voluta anche una meticolosa preparazione, prima e durante l’evento. Al Sestrière non sono certo andata per far vacanza: le mie giornate iniziavano già alle 5.30 per concludersi alle 21.30…».

Cosa resta di questa esperienza una volta rientrata in Ticino? «Un evento come questo ti lascia un ricordo indelebile impresso nel cuore. Forse l’emozione più grossa che si possa vivere, sportivamente parlando. Non solo, o non tanto per i risultati, quanto per il contesto e l’atmosfera che si respirava a questi Giochi. Per il calore e la vicinanza del pubblico, per la meticolosità con cui hanno lavorato gli organizzatori. Personalmente non ho mai vissuto una cosa così…». «Anche per me era la prima esperienza, un’esperienza quasi difficile da descrivere a parole per la concentrazione di immagini, suoni e colori che ti passano davanti: è stata una girandola di emozioni – racconta Loredana Nocelli-Rossi, amica e braccio destro di Judith –. In quegli intensi giorni ho letteralmente fatto ballare gli occhi, per me e per Judith, perché si resta impressionati e quasi frastornati da tutto ciò che ti gira attorno. A colpirmi in modo particolare è stato il modo estremamente professionale in cui gli atleti sono stati trattati. Prima di tutto come sportivi, con tutti gli accorgimenti del caso». «Questo è uno dei lati che mi affascina nello sport – le fa eco Judith –. Indipendentemente da chi hai di fianco, foss’anche una Lara Gut-Behrami, tanto per fare un nome, il trattamento è uguale per tutti: come atleti, apparteniamo tutti alla stessa grande famiglia, dove siamo ognuno sul medesimo piano dell’altro. E ognuno è lì per un solo scopo: rappresentare al meglio la sua nazione; acciacchi vari o limiti dettati dal fisico passano in secondo piano, lì conta solo dare il meglio di sé. Pure io un giorno non ero nelle condizioni migliori, a darmi forza è allora stata la consapevolezza che ero lì perché la mia Federazione e dunque la Svizzera contava su di me, non potevo deluderli».

Ancora in pista

Ad Airolo le ultime sciate

Per Judith Wegmann non è però ancora tempo di riporre gli sci nell’armadio. «No, affatto, anche perché nel weekend ci sono ancora in programma i Campionati svizzeri ad Airolo. Sulle ‘mie’ piste, quelle su cui mi alleno da tutta la stagione. Sarò in gara nel gigante e nello slalom, e mi piacerebbe ancora una volta essere tra le migliori, anche se sarà dura, considerando che rispetto agli Special Olympics, qui in gara ci saranno atleti con diversi tipi di handicap, in alcuni casi meno limitanti rispetto a quello visivo. Poi, il 6 aprile, sempre ad Airolo, ma al Caseificio, è prevista la festa per celebrare le medaglie che ho vinto al Sestrière, organizzata dallo Sci Club Airolo. Dopodiché calerà ufficialmente il sipario sulla stagione 2024/25». Ma di sport, nel futuro a medio termine della bellinzonese ce n’è ancora diverso: «Con l’arrivo della stagione calda penso che finalmente mi concederò qualche uscita con i roller. È anche un modo per tenermi allenata, soprattutto per l’equilibrio, per buona pace di Kurt, che è il primo a spingermi a mantenermi allenata tra una stagione sulle piste e l’altra».