Dopo aver rivelato al mondo le pratiche di Mosca, ora gli Stepanov rischiano di perdere il diritto di soggiorno negli Usa. ‘Avremo mai una vita normale?’
Sono passati ormai undici anni da quando la mezzofondista Yuliya Stepanova e suo marito Vitaly Stepanov scoperchiarono il vaso di Pandora del doping di Stato in Russia, rivelando al mondo intero le pratiche sistematiche messe in atto dal Ministero dello sport di Mosca a partire dai Giochi di Vancouver 2010, con il supporto dei servizi segreti. Il funzionamento del sistema era astuto quanto efficace: nei periodi in cui erano ‘puliti’, gli atleti che facevano parte del programma mettevano da parte le loro urine prive di sostanze proibite, che venivano poi congelate per ricomparire magicamente, con l’aiuto degli 007 russi, che provvedevano a manomettere le provette incriminate quando uno di quegli atleti veniva trovato positivo a qualche test.
Le rivelazioni dell’ormai ex atleta originaria di Kursk e di Vitaly Stepanov, già dirigente dell’Agenzia antidoping nazionale (Rusada), oltre ad aver scandalizzato mezzo mondo portarono alla sospensione della Federazione russa di atletica, mentre l’Agenzia mondiale antidoping (Ama) revocò l’accredito al laboratorio di Mosca. Per ovvie ragioni, la coppia fu costretta a fuggire dal Paese, dove Yuliya e suo marito ancora oggi sono considerati dei traditori, visto che oltre alle rivelazioni a mezzo stampa l’oggi trentanovenne ex mezzofondista – che a sua volta nel 2013 venne colpita da una squalifica per doping, e quindi ben sapeva qual’era l’andazzo in quel periodo – arrivò persino a filmare con una telecamera nascosta alcuni incontri tra funzionari russi e alcuni atleti di alto livello.
Il problema, però, è che nel frattempo Yuliya e Vitaly non trovano pace neppure negli Stati Uniti, la nazione che li accolse e dove – secondo quanto anticipato dall’emittente tedesca Ard – rischiano di perdere il diritto di soggiorno. Oltre che la serenità, visto che già un paio d’anni dopo che scoppiò definitivamente lo scandalo, come capiterebbe nei migliori film di spionaggio, la coppia venne scovata dagli hacker, che rivelarono il luogo del loro soggiorno statunitense dopo aver attaccato i computer dell’Ama, l’Agenzia mondiale antidoping. «Purtroppo negli ultimi dieci anni il mondo è cambiato, e noi non abbiamo ancora né il diritto di cittadinanza, né i documenti in regola per vivere negli Stati Uniti – dice Vitaly Stepanov ai microfoni di Ard –. Oggi come oggi non sappiamo se potremo mai tornare a vivere come persone normali».
Arrivati in Nordamerica nel 2014, dopo aver fatto brevemente sosta in Germania, Yuliya e Vitaly Stepanov vivono in una località segreta con i loro due figli, ma in tutti questi anni il loro status di rifugiati non è cambiato, e non avendo la cittadinanza americana non possono neppure lasciare il luogo in cui vivono. Naturalmente, la linea dura decisa da Donald Trump riguardo alla politica migratoria non è estranea alle preoccupazioni degli Stepanov. «Uno cerca di non pensarci, di vivere la propria vita, ma alcuni giorni è semplicemente impossibile. È così che le istituzioni olimpiche e antidoping ci ringraziano per aver smascherato le frodi in materia di doping...» conclude Vitaly Stepanov, che ha ricordato in una lettera inviata ad alti funzionari, come l’ex presidente del Cio Thomas Bach, e ai rappresentanti di Agenzia mondiale antidoping e World Athletic, la Federatletica internazionale, le loro promesse d’aiuto.