Mujinga Kambundji, che a fine novembre diventerà mamma, non ha alcun rimpianto per dover saltare i Mondiali di Tokyo
Mujinga Kambundji è una donna felice. «La gravidanza me la sto godendo», ha detto martedì alla stampa a Berna dopo l'allenamento. «Sto bene, non ho nausee e mi sento bene nel mio corpo», ha spiegato la bernese, che partorirà alla fine di novembre. Nessun rimpianto per dover saltare i Mondiali di Tokyo, specie considerando che, a 33 anni, potevano essere per lei gli ultimi? «No, anche perché io vorrei continuare fino al 2028. Sapevo di non poter fare questi Mondiali, ma sono felice di aver potuto svolgere tutta la stagione indoor, col mio secondo titolo iridato sui 60 m conquistato lo scorso marzo. L'obiettivo sarà tornare alle gare nel 2026 per essere competitiva agli Europei di Birmingham (10-16 agosto 2026, ndr). Mancare una sola grande manifestazione in 10 anni non è certo grave, specie se è per un motivo come questo».
Quando smetterà di allenarsi? «Dipenderà da come mi sentirò. Son ben seguita, dal mio medico, dal mio ginecologo e da tutta l’équipe della clinica (Hirslanden, ndr), che è super competente. E tutti loro dicono che starà a me decidere quando abbandonare gli allenamenti, in base alle mie sensazioni. Ad ogni modo, ho già ridotto la frequenza: da cinque a quattro giorni a settimana, ed è già successo, ad esempio, che un giorno rinunciassi a fare degli scatti perché non mi sentivo troppo bene. E poi non mi dedico più alle partenze dai blocchi, così come evito di fare i salti: potrebbe comportare dei rischi. Nessuna variazione, invece, circa la mia dieta. Mangio normalmente, forse un po’ di più, ma non troppo. Sento di avere un po’ più di fame, certo, ma resto dentro la mia sana dieta d'atleta».
Ha chiesto consigli ad altre atlete che hanno affrontato una gravidanza? «Sì, ed è interessante scambiarsi impressioni su questo argomento, specie se anche loro praticano l'atletica. Ho parlato con Nia Ali, l'ostacolista americana: ha avuto tre figli e ogni volta ha saputo tornare ai suoi livelli migliori. Per ora mi godo un'estate un po’ diversa dal solito: ho seguito dalla cabina di commento la gara di Lucerna, e ovviamente presenzierò al Citius di Berna, ad Athletissima e alla Weltklasse. Ma sono comunque curiosa di vedere come il mio corpo reagirà all'esperienza della gravidanza e del parto».
E quando inizieranno i Mondiali di Tokyo che reazione avrà? «Seguirò ovviamente le gare di mia sorella Ditaji (100 ostacoli) e quelle di tutti gli svizzeri. Lo farò dalla tv, che offre tutta un'altra prospettiva. E avrò naturalmente un occhio puntato su tutte le altre velociste, che dal 2026 torneranno a essere le mie rivali». Teme di non poter tornare pienamente ai suoi livelli? «Ho molta fiducia, proprio per gli esempi di Nia Ali o di Shelly-Ann Fraser-Pryce, che sono rientrate ancora più forti e che mi sono di grande ispirazione. E poi perché, come detto, ho un team preparatissimo che si occupa di me. Vedo la cosa semplicemente come una sfida da vincere. Agli Europei del 2026, ad ogni modo, sono già certa di partecipare in quanto detentrice del titolo sui 200 metri, quindi non avrò lo stress di conquistare un tempo limite».