Alla base della decisione c‘è lo scandalo scatenato dal documentario intitolato ’Giustizia Divina', che ha coinvolto uno dei tre giudici
Gli scandali e le controversie che hanno contraddistinto la vita e la figura di Diego Armando Maradona sembrano non volerlo abbandonare nemmeno da morto. Il processo avviato a marzo in Argentina per stabilire le eventuali responsabilità dello staff medico sul deterioramento delle sue condizioni di salute – culminato il 25 novembre del 2020 nel decesso per un edema polmonare acuto – è stato annullato. Il motivo: una dei tre giudici aveva organizzato di nascosto la realizzazione di un documentario di cui lei stessa sarebbe stata la protagonista. ‘Giustizia Divina’ era il titolo scelto per il copione, ritrovato dagli inquirenti insieme a un trailer in cui il magistrato, Julieta Makintach, compare al lavoro per ricostruire la morte del maggiore idolo argentino. Una sceneggiatura in cui si afferma già che "Maradona è stato ucciso", come per una sentenza già emessa, incompatibile con il ruolo del giudice. Makintach era stata estromessa martedì alla ripresa del processo dopo una settimana di sospensione. Gli altri due giudici avevano accolto la richiesta di ricusazione delle parti, mettendo in dubbio la validità dell'intero processo e segnalando il pericolo di nullità che versava su qualsiasi futura sentenza.
«Julieta Makintach non è intervenuta in modo imparziale. La sua condotta ha prodotto un danno sia per la parte querelante come per la difesa» ha affermato oggi il giudice Maximiliano Savarino annunciando l'annullamento dell'intero dibattimento, e la decisione di riprenderlo con un nuovo tribunale a partire dalla dichiarazione dei testimoni. «Provo angoscia e tristezza ma dobbiamo guardare avanti. Adesso dovremo tornare a testimoniare, ma se necessario lo faremo altre mille volte», ha detto l'ex moglie di Maradona, Veronica Ojeda, all'uscita dal tribunale dov'erano assiepate decine di giornalisti, telecamere e fotografi.