Conclusa la prima fase, ecco un primo breve e parziale bilancio del Mondiale per club allargato a 32 squadre
C‘è una netta impronta europea nella prima fase del Mondiale per club, che si è appena conclusa e che si appresta a cominciare gli scontri diretti, con gli ottavi di finale. Le uniche a tener testa alle compagini del Vecchio continente sono state le formazioni brasiliane: tutte e quattro – Flamengo, Palmeiras, Botafogo e Fluminense – hanno infatti superato il primo turno. Male, invece, le due squadre argentine, dato che Boca Juniors e River Plate hanno dovuto presto fare le valigie per tornare a casa.
Al di là del loro innegabile valore intrinseco, i brasiliani sono parsi molto motivati dall'idea di potersi misurare col calcio europeo, forse anche per rinverdire i fasti della defunta Coppa intercontinentale, che fino al 2004 aveva opposto, ogni anno, i vincitori della Coppa dei campioni a quelli della Libertadores. E questo spirito si è ben visto in occasione dei successi colti dal Botafogo sul Psg campione d'Europa (1-0) e del Flamengo sul Chelsea (3-1), che hanno fatto esplodere di gioia giocatori e tifosi carioca. L'Europa non ha deluso, al termine di una stagione lunghissima: solo 3 squadre su 12 sono state eliminate al primo turno (Atlético Madrid, Porto e Salisburgo). Del tutto sparite dai radar, come c'era da aspettarsi, sono invece Africa e Oceania.
Il Sudamerica si è fatto notare pure per il calore dei suoi tifosi, giunti in massa negli Usa a supportare i già numerosi presenti appassionati figli della diaspora. Molti meno fan sono invece giunti dall'Europa. Per il momento, il Mondiale si sta rivelando meno fallimentare di quanto qualcuno temeva alla vigilia, anche se l'affluenza negli stadi non è certo altissima. La Fifa il 17 giugno ha detto di aver venduto circa 1,5 milioni di biglietti, ammettendo però di aver abbassato moltissimo i prezzi per evitare che gli impianti presentassero troppi settori vuoti, immagine che certo non giova alla manifestazione.
Alcuni match, va detto, hanno raggiunto (o quasi) il tutto esaurito: ad esempio la gara inaugurale a Miami fra i locali e l'Al Ahly (60'927 presenti) oppure la sfida fra Psg e Atlético Madrid (80'619 a Pasadena). Per contro, a Orlando per Ulsan (Corea del Sud) contro Mamelodi (Sudafrica) erano presenti la miseria di 3'400 spettatori. Fatti due conti, la scelta di usare stadi enormi (gli stessi che saranno usati nel Mondiale 2026, organizzato dagli Usa con Messico e Canada) da 60-80mila spettatori non è stata certo la migliore.
Le particolari condizioni meteo dell'estate americana ha fornito un antipasto di ciò che ci attende alla prossima Coppa del mondo: temperature spesso oltre i 35 gradi, altissima umidità, gare programmate a mezzogiorno o nel primo pomeriggio non sono certo elementi favorevoli alla produzione di un calcio di qualità. La Fifa ha dunque introdotto pause rinfrescanti al 30’ e al 75' minuto di gioco, al fine di «preservare la salute dei giocatori», ha inoltre concesso un'ulteriore sostituzione (la sesta) in caso di tempi supplementari, e ha posto come condizione insindacabile che ci siano almeno tre giorni di riposo fra un match e l'altro, per favorire il recupero fisico.
Altro tratto caratteristico locale è l'interruzione delle partite quando si prevedono violenti temporali: la legislazione negli Usa impone infatti lo stop degli eventi sportivi all'aperto per almeno 30 minuti quando si registrano fulmini in un raggio di 8 miglia (13 km) attorno allo stadio, e già cinque incontri di questo Mondiale per club sono stati per perturbati dall'applicazione di questo severo protocollo.