Sabato inizia la stagione dell'Acb, ma le questioni societarie ancora da evadere sono parecchie. Un cauto entusiasmo in cerca di soluzioni efficaci
Qualche delucidazione, parecchie questioni ancora da evadere. A ormai poche ore dalla ripresa delle ostilità, sabato l’Acb affronterà l’Aarau, la nuova dirigenza si è presentata dinanzi alla stampa. Un incontro cominciato mezz’ora più tardi poiché si aspettava un volto noto in quel del Comunale: Manuel Benavente. Allontanato lo scorso mese di marzo, il 51enne riprenderà in mano le redini della squadra. Il tecnico ricopriva «un’altra funzione in un club spagnolo importante, vicino a casa, ma, ricevuta la chiamata di Mario (Rosas, ndr), non ho esitato. Mi piace Bellinzona, qui è come il Paradiso. Il nostro compito sarà di cercare di riportare quell’atmosfera che si respirava quarant’anni fa, quando lo stadio era pieno». A coadiuvare Benavente in panchina sarà Xavi Andrés Ibarra, senza il fatidico patentino Uefa Pro, mentre il preparatore atletico rimarrà Filippo Iacino. Domani verrà inoltre rivelato il nome di chi si occuperà di allenare i portieri.
La società ha dunque presentato il suo acquisto “più importante” fuori dal campo, il direttore generale Alberto Roige. «Sono felice di tornare in Ticino e poter contribuire alla realizzazione di questo ambizioso progetto. Un progetto basato su tre pilastri: maggior trasparenza e comunicazione nei confronti di media, tifosi e istituzioni, professionalizzazione nonché organizzazione». Di origini pure lui spagnole, l’avvocato è specializzato in diritto sportivo. «Questa tappa mi permetterà di completare una specie di triangolo personale. Dopo aver lavorato in uno studio legale ticinese rappresentato da Luca Tettamanti (che in passato ha già ‘supportato’ il Bellinzona in merito alla licenza, ndr) e nella Federazione di boxe, ora mi occuperò di un club». L’intento è di sistemare le questioni amministrative, intrattenendo buone relazioni sia con la Swiss Football League che la Città. Nel punto stampa è stato appurato che Rosas ha richiesto il permesso di residenza necessario a essere l’amministratore unico del club, ma non ancora se il trapasso di proprietà ha ricevuto il benestare della Lega. Poche nuove pure sul ruolo del presidente Brenno Martignoni Polti.
È invece stata ribadita l’importanza che il nuovo patron ripone nel settore giovanile, che verrà supportato da persone in arrivo dal Sudamerica. Come successo nel Llaneros, in cui ha triplicato il numero di tesserati, Juan Carlos Trujillo spera di edificare il futuro del club dalla base della piramide. Ossia le nuove leve. Il cambio di proprietà come accennato è stato difficoltoso, «ma il campionato è lungo. E, dunque, siamo fiduciosi di riuscire a imboccare la strada più redditizia», ha dal canto suo evidenziato Alberto Spinelli. Il direttore sportivo ha evidenziato che il mercato non è ancora chiuso, «tant’è che domani comunicheremo l’ingaggio di altri due giocatori svizzeri. Sappiamo che abbiamo la possibilità di avere nel contingente nove stranieri e che (solo) sette possono essere inseriti sul foglio partita, avremo sempre cura di questi aspetti. Siamo comunque in trattativa con altri prospetti, come Armando Sadiku». Spinelli ha tuttavia rassicurato sulla presenza di ticinesi nella rosa. «Abbiamo messo sotto contratto un ragazzo, Alessandro Grano, che milita nel Team Ticino. Per noi è importante avere giocatori locali, che poniamo sul medesimo piano di quelli stranieri».
Fra le poche certezze di questo inizio di stagione c’è Aris Sörensen, che alla piazza chiede una seconda possibilità. «A noi giocatori, ma pure alla nuova proprietà che necessita di sostegno così da sviluppare le sue idee. La preparazione non è cominciata subito come per le altre squadre, però abbiamo cercato di limare ogni ritardo lavorando a fondo». Nelle partite amichevoli l’Acb non ha mai affrontato compagini della stessa (o superiore) categoria, ma il 24enne assicura che sono «state combattute. Di calcio vero. Le ultime settimane ci hanno permesso di ritrovare la forma e far ambientare i nuovi elementi della rosa». Una situazione comunque non facile da gestire. Con il cambio di proprietà in bilico fino all’ultimo, «c’era sicuramente un po’ di preoccupazione. Dopo l’anno difficile che ho passato, avevo voglia di ripartire. Questo ritardo mi ha fatto scalpitare più del… dovuto. Ho tuttavia subito ritrovato il feeling e la serenità necessari, dunque sono felice». A proposito di Trujillo, che impressione ha fatto alla squadra? «Ci siamo incontrati solo una volta, a Gorduno. È parsa una persona molto decisa, che vuole investire nel Bellinzona cercando di trovare le soluzioni migliori». Il nuovo patron ha già messo nel mirino la promozione, che, però, il montecarassese pensa su più anni. «Un salto di categoria parte da molto lontano. Non si costruisce sulla base di tre o sei mesi, dobbiamo allestire un progetto che duri nel tempo e ultimare un campionato solido».
Nelle ultime stagioni l’Acb ha posto l’asticella troppo in alto, facendo disaffezionare la piazza e non solo. «Il campionato è molto difficile: c’è una squadra che sale, un’altra che disputa lo spareggio. Altre realtà sono più attrezzate di noi, ma le partite si giocano undici contro undici e il pallone è rotondo. Può succedere di tutto». Il difensore ha fatto riferimento a compagini più equipaggiate, in cui sicuramente rientra l’Aarau. «Al cancelletto di partenza si presenta come una delle favorite. Dovremo mettere in campo una prestazione concentrata, attenta, perché sul manto erboso del Brügglifeld ogni disattenzione si paga. L’intento è di concedere il meno possibile, cercando di far loro male in determinate situazioni». Non bisogna aspettarsi subito miracoli dalla squadra, cambiata praticamente in toto come lo staff. «La Challenge non è un campionato facilissimo per chi viene dall’estero, ma ho percepito voglia di fare nonché molta umiltà. A breve riusciremo a trovare ogni meccanismo, esprimendoci viepiù su alti livelli. Non è assolutamente una scusa, ma un po’ di pazienza si deve avere in questa fase delicata». In panchina è tornato uno staff iberico, che intende proporre un calcio più offensivo grazie a un maggior fraseggio e un recupero palla «alto. È uno stile di gioco che dev’essere lavorato, perfezionato. Credo tuttavia che possediamo le qualità per far divertire il pubblico».
A livello personale invece Sörensen è tornato in salute. «Non è magari la forma migliore, ma l’anno scorso ho lavorato duramente per farmi trovare pronto in questa preseason». Il 24enne torna dalla rottura del crociato. Nell’anticamera del cervello non c’è la paura di farsi ancora male? «Credo di no: scendere in campo timorosi, rischierebbe quasi di avere l’effetto contrario. Ogni volta che indosso la maglia granata, cerco sempre di spremere tutto. Dopo tre volte che mi sono rotto il crociato, chiaro, mi sono posto qualche domanda. Cerco tuttavia di rimanere il più sereno possibile, augurandomi una stagione priva d’infortuni così da poter continuare a giocare a calcio. Quello che più mi piace». Da bellinzonese doc, il difensore sarà una delle poche bandiera del club. «L’idea è di trasmettere a tutti, che siano giocatori o proprietà, l’affetto e la fedeltà riposti nei confronti della nostra società». Un compito ancor più delicato in assenza di capitan Dragan Mihajlovic, alle prese con qualche problema muscolare. Sì, perché sabato toccherà proprio a Sörensen indossare la fascia. «È un orgoglio! L’Acb è la squadra della mia città, in cui sono nato e cresciuto, che tifavo fin da bambino. Se non lottiamo tutti assieme per la maglia, risulta difficile raggiungere determinati traguardi».