Sabato pomeriggio, alle 18.30 precise, ricomincia la Serie A, un campionato che è il vero cuore sportivo e nazionalpopolare della vicina penisola
Sabato 23 agosto alle 18:30, finalmente, riparte la Serie A. Per gli italiani, almeno per quelli appassionati di calcio, è un momento catartico: finisce l’estate, gli impegni iniziano a girare intorno alle partite, l’umore intorno ai risultati. Se le gesta di Sinner stanno provando a rimpiazzarlo, il campionato rimane il vero cuore sportivo e nazionalpopolare del Paese. Un consiglio per chi vuole approcciarsi alla Serie A: seguirla è un po’ come seguire un film di Fellini. Potete provare a interpretarlo, ma forse conviene lasciarsi trascinare dalle immagini oniriche, tra bellezza e assurdità.
Ma cosa c’è di nuovo nell’edizione 2025/26? Per quanto riguarda gli arbitri è arrivata una svolta non da poco: se finora gli era stato imposto un rigoroso silenzio, da questa stagione potranno addirittura spiegare le loro decisioni in diretta dopo un controllo Var. Lo faranno al microfono per il pubblico allo stadio e per quello a casa. Come andrà questo esperimento? Nel campionato dei veleni e delle eterne discussioni, del “siamo tutti allenatori”, ma, in verità, siamo tutti arbitri, il rischio è che sarà divertente, almeno finché non diventerà tragico.
C’è poi la possibilità molto concreta che Milan-Como si giochi a Perth, in Australia. Già, esattamente dall’altra parte del mondo. Sarebbe la prima volta all’estero per una partita di Serie A. La Lega ha approfittato dell’assenza di San Siro, impegnato in quei giorni con la cerimonia inaugurale delle Olimpiadi invernali, per provare il colpo a effetto. È un progetto con diversi problemi, primo fra tutti quello etico di togliere il calcio ai suoi tifosi (e sostenitori economici), ma racconta bene il tentativo della Serie A di tornare rilevante agli occhi del resto del mondo, una condizione ormai sempre più importante per il successo di una lega sportiva (vedi la Premier League o la Nba, che all’estero ci va eccome).
Ma passiamo al campo. Chi vince? O almeno: chi ci prova? La sensazione è che il Napoli sia favorito per ripetersi. Conte non lo ammetterà mai, ma il sogno è brutalizzare una concorrenza in difficoltà e aprire un ciclo vincente. Per farlo De Laurentiis non ha badato a spese. Il primo colpo è stato di quelli grossi: dal Manchester City è arrivato Kevin De Bruyne, uno dei migliori calciatori degli ultimi dieci anni. Certo, a 34 anni non è al picco della sua carriera, ma il suo arrivo impreziosisce la Serie A e migliora il Napoli in quello che è il suo problema più grande: fare gol. Oltre al belga sono arrivati in tanti, per dare più opzioni all’allenatore e allungare le rotazioni dei titolari, visto che quest’anno c’è anche la Champions League. Basterà? Il recente infortunio di Lukaku, che dovrebbe stare fuori almeno tre mesi, scombussola un po’ i piani.
Dietro la situazione è confusa. L’Inter, dopo la tragica sconfitta per 5-0 con il Psg in finale di Champions, sembra ancora in shock. Ha dovuto subire l’addio improvviso e polemico di Simone Inzaghi, sostituito da Chivu dopo qualche rifiuto di nomi più prestigiosi. Come se non bastasse, il mercato non decolla: l’obiettivo era migliorare l’undici titolare con Lookman, uno dei migliori giocatori del campionato, ma l’affare si è arenato per la resistenza dell’Atalanta, così come la successiva trattativa per Manu Koné. Qualcosa da qui a fine mercato succederà, ma non è chiaro né cosa, né come.
Anche il Milan ha cambiato allenatore, come sette delle prime dieci classificate della scorsa stagione d’altronde. Allegri è tornato sulla panchina rossonera, chiamato a mettere ordine in una società particolarmente in difficoltà. Sarà una stagione di grandi cambiamenti, a partire da quelli tecnici e tattici. Anche qui è ancora tutto in divenire e Allegri è un allenatore a cui piace costruire le proprie squadre durante la stagione. Il Milan però potrebbe essere la sorpresa di questa Serie A, anche perché come il Napoli la scorsa stagione “non ha le coppe”, che è sempre un vantaggio in Italia.
Finiamo il giro delle “strisciate” con la Juventus. Alla fine in panchina è rimasto Tudor, confermato più per inerzia (e per i no ricevuti da Conte e Gasperini) che per voglia. Intorno a lui è cambiata la dirigenza: sono arrivati Comolli come direttore generale, Modesto come direttore tecnico e Chiellini come Director of Football Strategy. Il mercato però è ancora ambiguo: dal Lille è arrivato David per fare il centravanti, ma poi basta. Si parla di tanti nomi, ma ancora non è stato fatto nulla. A colpire è la mestizia che circonda la Juventus: un club fondato sull’idea che “vincere è l’unica cosa che conta” sembra al contrario puntare a un burocratico quarto posto.
Che poi, almeno a voce, qualificarsi alla prossima Champions League è un po’ l’obiettivo di tutti, in questa stagione particolarmente povera. Giocare nell’Europa-che-conta è il modo migliore per rimpinguare le casse e sistemare i bilanci disastrati del calcio italiano. Vuole provarci la Roma, che dopo l’ennesima stagione turbolenta si è affidata a Gian Piero Gasperini per rinascere. La domanda è scontata: riuscirà a replicare il modello Atalanta anche nella Capitale? Per la risposta bisognerà attendere, ma intanto si parla di allenamenti massacranti e di un regime militare nello spogliatoio. Nessuno sembra al sicuro: Pellegrini, romano e romanista, ha perso la fascia di capitano, Dovbyk è stato messo sul mercato e la sensazione è che in quest’ultima settimana succederà anche altro, in una rosa già cambiata molto nella sua identità per venire incontro alle idee del suo allenatore.
L’Atalanta rischia invece di perdere terreno, dopo aver accarezzato il sogno Scudetto appena pochi mesi fa. Orfana di Gasperini (vedi sopra), al suo posto è stato scelto Juric, il primo discepolo del gasperinismo. Il tecnico croato viene da un anno difficilissimo (esonero a Roma dove era arrivato in corsa ed esperienza terribile al Southampton) e subito ha dovuto fare i conti con delle cessioni pesanti. Retegui, capocannoniere della scorsa Serie A, è stato ceduto in Arabia Saudita; mentre Lookman è in rotta con la società dopo aver chiesto la cessione all’Inter. Il rischio è di perdere quell’abbrivio che rendeva tanto eccezionale l’Atalanta e tornare a essere un club normale, con i suoi alti e bassi.
Un campionato di calcio è anche un po’ una piramide alimentare, e il posto dell’Atalanta vuole prenderlo il Bologna, che è rinato prendendo proprio l’ex direttore sportivo del club di Bergamo. Sartori negli ultimi due anni ha comprato bene e venduto meglio. Quest’estate è toccato a Ndoye e Beukema partire. A Vincenzo Italiano il compito di non far notare le assenze e tenere in piedi l’entusiasmo, dopo una stagione conclusa con la vittoria della Coppa Italia. Un posto tra le prime quattro sembra difficile, ma veramente poche squadre giocano con l’intensità del Bologna e affrontarli è diventato «come andare dal dentista».
E poi? La Lazio, appena finita la stagione, ha esonerato Baroni e richiamato Sarri, ma poi si è ritrovata con il mercato bloccato a causa dei problemi con l’indice di liquidità. Lotito ha tirato in ballo James Bond (è una storia lunga), mentre Sarri ha ammesso di essere stato fregato dal suo presidente, ma va bene così: come vi dicevo la Serie A è anche una questione di cinema. Anche la Fiorentina ha dovuto cambiare allenatore, dopo che Palladino ha presentato le dimissioni all’improvviso e senza spiegare i motivi. Al suo posto è tornato dall’esilio in Arabia Saudita Stefano Pioli. Il mercato è stato rapsodico con l’arrivo di decine di giocatori e altrettante cessioni. La sensazione è sempre che manchi qualcosa, un po’ di ordine forse.
Queste dovrebbero essere, sulla carta, le nove squadre a giocarsi i primi nove posti, con tutti i loro cambiamenti e i buoni propositi. Attenzione però: dopo una stagione di prova, in cui si sono viste diverse cose interessanti, il Como di Fabregas punta a entrare nel giro-che-conta. La disponibilità degli Hartono, i fratelli indonesiani proprietari del Como, è pressoché infinita e il mercato è stato ricco: oltre cento milioni spesi, con l’arrivo di un centravanti come Morata, in aggiunta a tanti talenti interessanti e molto giovani. Soprattutto è rimasto Nico Paz. Se vi piace il calcio vellutato dei trequartisti, lui è uno di quelli da guardare, così come la proposta di gioco della squadra di Fabregas è una delle più intriganti.
In generale la Serie A è il campionato “delle storie da seguire”, anche se non necessariamente per lo spettacolo. A Parma hanno scelto come allenatore un trentenne spagnolo. Si chiama Carlos Cuesta ed era il vice di Arteta all’Arsenal. Non ha mai giocato ed è partito scrivendo su un blog, ma è considerato un genio di questo sport. Il Genoa è nel bel mezzo di un turbolento passaggio di proprietà, ma intanto scegliendo quasi a caso Patrick Vieira ha trovato una sua interessante identità tattica e comprato diversi giocatori divertenti; il Pisa torna in Serie A 12’509 giorni dopo con Gilardino in panchina, mentre l’Udinese continua a vendere i suoi migliori calciatori per comprare altri sempre più grossi.
Ultimo, ma non ultimo: il Lecce sta iniziando la stagione con Francesco Camarda come centravanti titolare. Diciassette anni, di proprietà del Milan, è chiamato al primo vero assaggio di Serie A dopo aver segnato tonnellate di gol nei campionati giovanili. L’idea è che sia lui il prossimo grande attaccante italiano e che da domani inizierà la sua storia. Prendetela come dichiarazione di speranza per il futuro: per lui, per la Serie A e per il calcio italiano.