Fermato dal Rapperswil, l'Acb rimane fanalino di coda della serie cadetta ma Juan Carlos Trujillo predica calma. ‘È una realtà dal grande potenziale’
Due anni e qualche buon risultato, altrimenti saluterà la capitale. È questo il termine che si è posto il nuovo patron del Bellinzona, Juan Carlos Trujillo, che sabato ha trascorso più di quaranta minuti (in compagnia dei media) cercando di chiarire la situazione in seno alla società. «Non è la prima volta che mi trovo in una simile circostanza, in cui nessuno crede nelle mie ambizioni. Mi hanno più volte tacciato di essere un sognatore ma, ora, quelle stesse persone sognano insieme a me. Questa è una realtà dal grande potenziale. Non ho acquistato l’Acb così da ‘smerciare’ giocatori. Piuttosto intendo valorizzare questo marchio, rendere il club ancor più importante affinché tutti possano esserne orgogliosi». Un progetto interessante, e che spera pure di successo.
L’imprenditore colombiano ha ribadito di rispettare la storia del Bellinzona e di percepire l’affetto dei tifosi, che sia fra le strade della città o fra le mura del Comunale. «Sono il proprietario da circa due mesi, trascorsi a barcamenarmi fra questioni soprattutto amministrative. Questa transizione si è concretizzata grazie alla volontà di entrambe le parti, mia e di Bentancur. La maggioranza delle informazioni è stata trasmessa con tranquillità e serietà. Io e Pablo, però, abbiamo visioni completamente differenti». Trujillo ritiene che il calcio sia un mezzo attraverso il quale promuovere l’immagine della città (anche dal punto di vista turistico). Non il fine ultimo. «Qualora la squadra dovesse partecipare a una competizione internazionale, sarebbe la popolazione locale a beneficiarne. Che questa mia idea sia migliore o peggiore di quella di Pablo, beh, sarà il tempo a decidere». La nuova dirigenza ha comunque iniziato a ristrutturare la società, cercando di unire le forze «a partire dalla base. Nella mia concezione sussistono tre punti cardini: città, tifosi e settore giovanile».
Un settore giovanile, marchio di fabbrica del club, che richiederà un lavoro almeno su cinque anni e molte risorse finanziarie. Da segnalare che sabato, come secondo di Godwin, c’era Muci (mentre Trochen era in sovrannumero). «È importante che le nuove generazioni s’identifichino in questi colori. L’unione fa la forza e permette di raggiungere grandi traguardi. Punto sulle persone, e non sui numeri». Trujillo ha inoltre chiarito la posizione dell’ex presidente Brenno Martignoni Polti, che ha incontrato solo una volta. Quindici minuti e niente più. «Non è stata una scelta personale, ma prettamente di una visione integrale. Era difficile continuare a incastrare la sua figura. Quando s’indossa una determinata maglietta, bisogna avere senso di appartenenza». Parola d’ordine, passione. L’imprenditore ha dunque confermato i contatti – anche di persona – intercorsi con il Municipio turrito, ma nulla è stato deciso. «Tengo a evidenziare che sono politicamente scorretto. Non ho insomma peli sulla lingua», ma ha comunque dovuto rivedere le sue aspettative. D’altronde, nel calcio, contano i risultati. «Mi scuso con i tifosi e la città per l’ultima posizione in classifica, che mi fa male. Non posso assicurare la vittoria, ma prometto che lavoreremo affinché la squadra possa essere all’altezza della serie cadetta. È la conseguenza di una scarsa preparazione, causata in primis da questo passaggio di consegne. Chiedo solo rispetto, pazienza e amore per la maglia. Ho investito parte del mio patrimonio familiare in questo progetto, che reputo di successo, farò tutto quanto nelle mie possibilità. Nelle prossime finestre di mercato, se necessario, rinforzeremo la rosa iscrivendo nuovi giocatori». Trujillo ha infine parlato del nuovo allenatore, Jersson Gonzalez, in attesa di ereditare le redini a causa di contrattempi burocratici. Il 50enne non ha mai bazzicato i campionati rossocrociati, ma il patron è più che sicuro di questa scelta. Anzi. «Il calcio è universale, voglia e passione tuttavia non si possono negoziare. Confido pienamente in lui e nella sua idea».
Nel punto stampa è stato dunque presentato il nuovo direttore generale, l’ex contabile Shpetim ‘Speedy’ Krasniqi, che rimpiazzerà il dimissionario Alberto Roige. «Abbiamo demandato a una società basata in centro a Lugano – la consolidata (soprattutto in questo settore) Amministra Consulting – tutte le questioni amministrative, fiscali nonché di gestione del personale. Il nuovo proprietario intende mettere l’accento anche sull’aspetto burocratico e, di conseguenza, necessiteremo di questa preziosa consulenza». Sì, perché l’Acb spera finalmente che l’attenzione sia rivolta sul campo e non sulle vicissitudini extracalcistiche. A iniziare dalla minilicenza: entro il 30 settembre bisogna presentare la documentazione necessaria. C’è tuttavia ottimismo. Il direttore sportivo, Alberto ‘Tito’ Spinelli, ha infatti dichiarato che il club ha già trovato due persone di esperienza. E, non da ultimo, che il patron è disposto a fornire qualsiasi cifra richiesta dalla Federazione.
Nel frattempo il Bellinzona non è riuscito a riassaporare il dolce aroma del successo nemmeno al cospetto del neopromosso (e tutto fuorché irresistibile) Rapperswil. La sosta non è stata la panacea di ogni male, ma perlomeno nella ripresa sono emersi spunti piuttosto interessanti. Spunti da cui ripartire così da risalire la china e ricostruire la fiducia della squadra. Chiamati a rincorrere nel punteggio a causa delle ormai note ‘disattenzioni’ difensive, i padroni di casa hanno infatti rimesso tutto in discussione grazie a capitan Sadiku. Il 34enne si è confermato rapace d’area, calibrando maggiormente la mira rispetto alle occasioni capitate in precedenza. E proprio la precisione, in tutte le porzioni del campo, ha caratterizzato l’incontro disputato in un semideserto Comunale. La conferenza indetta da Trujillo avrà tranquillizzato i tifosi di fede sopracenerina? Difficile, soprattutto perché l’Acb rimane il fanalino di coda della serie cadetta. Come a suggellare che le nuvole sopra la capitale sono ancora ben dense. Non bastano una folata di vento e un’occhiata di sole a riportare il sereno.