Calcio

Il Mondiale dista solo 90 minuti

Dopo il successo 4-1 sulla Svezia, il timbro sul passaporto arriverà martedì a Pristina

16 novembre 2025
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Ancora un’ora e mezza di gioco: è quanto manca alla Nazionale di Murat Yakin per vidimare la qualificazione alla Coppa del mondo 2026, in cartellone – ricordiamo – la prossima estate in Canada, Stati Uniti e Messico.

Dopo il successo colto sabato a Ginevra sulla Svezia (4-1), staccare il biglietto per il Nordamerica è ormai solo una formalità: manca solo un’ultima partita, in programma martedì contro il Kosovo, che in classifica è sempre staccato di 3 punti, ma che – per via della differenza reti nettamente favorevole ai rossocrociati – per superare nella classifica finale gli elvetici dovrebbe batterli a Pristina con ben 6 gol di scarto, uno scenario assai più che improbabile.

Facciamo infatti davvero molta fatica a immaginare la difesa svizzera, che ha subito una sola rete nelle cinque gare di qualificazione fin qui disputate, subire una sconfitta di tale portata. Del resto, è dal 1963 che i rossocrociati non perdono con 6 gol di scarto, e non saranno certo i kosovari – per quanto autori di una formidabile campagna – a bucare la retroguardia elvetica con una tale efficacia.

«Accetterò i complimenti solo al momento dovuto», ha comunque messo in guardia il selezionatore elvetico Murat Yakin, quando sabato, dopo il match, i giornalisti già si felicitavano con lui per la qualificazione ormai raggiunta. Questione di scaramanzia, più che altro, anche se – a rigor di matematica – ha ragione il Ct a ricordare che nel calcio tutto è sempre possibile.

«Non è facile segnare contro di noi», ha riconosciuto il coach. «Ma nella mia vita ho già visto accadere molte cose che parevano impossibili. Per fortuna, però, non le ho vissute in prima persona. A Pristina giocheremo dunque come al solito, con la stessa voglia di vincere che mostriamo sempre».

Prudenza di protocollo

A far da eco alla prudenza del tecnico basilese sono stati pure tutti i suoi giocatori, che prudentemente hanno ricordato che il biglietto per il Mondiale non è ancora nelle loro mani. «Non è ancora il momento di festeggiare», ha detto il ginevrino Johan Manzambi, capace sabato – con un gol segnato da subentrante – di confermare tutte le buone impressioni che era già stato capace di destare fra stampa e tifosi. «Abbiamo ancora un match da giocare prima di andare a vivere questa Coppa del mondo». Ognuno, ad ogni modo, è ben cosciente che solo un naufragio collettivo potrebbe impedire al gruppo rossocrociato di traversare l’Atlantico alla fine della prossima primavera. Un disastro che, come detto, pare impossibile, tenuto conto della solidità mostrata fin qui da Capitan Granit Xhaka e compagni. Niente a che vedere con la fragilità palesata invece dagli elvetici nel corso dell’ultima campagna di Nations League, lo scorso autunno. Sabato al cospetto della Svezia, infatti, i rossocrociati hanno sofferto un po‘ soltanto per circa un quarto d’ora prima dell’intervallo, quando hanno subito il gol dell’1-1, prima di ricompattarsi e di andare, nella ripresa, a trovare altre tre reti per firmare un successo netto e convincente.

Breel Embolo, che aveva aperto le marcature prima del pareggio vichingo – per lui il settimo centro in nove gare con la Nati nel 2025 –, è andato a procurarsi un rigore rivelatosi decisivo e trasformato con estrema freddezza da Xhaka, prima del 3-1 liberatorio siglato dal vodese Dan Ndoye, già decisivo in occasione dell’assist dell’1-0 e autentico uomo partita allo Stade de Genève. Soprattutto, gli svizzeri hanno saputo adattarsi allo schieramento messo in campo dal Ct svedese Graham Potter, al debutto sulla panchina scandinava. «I nostri avversari erano bene organizzati e hanno saputo chiudere gli spazi a centrocampo», ha sottolineato Yakin. Ciò ha costretto gli elvetici a sfruttare le fasce laterali, com’è successo ad esempio a Ndoye in occasione dell’azione che ha portato al vantaggio dei padroni di casa, firmato come detto da Embolo.

Yakin ha inoltre fatto notare come la sua squadra sia stata anche un po’ fortunata, nel primo tempo. Senza una 'parata fantastica’ di Gregor Kobel, la Svizzera avrebbe infatti potuto andare al riposo in svantaggio. Il portiere del Borussia Dortmund è stato decisivo proprio pochi minuti dopo avere incassato il primo gol di tutte queste gare di qualificazione, una rete su cui – per la verità – non è del tutto esente da responsabilità. «La pressione era molto più forte per noi che per la Svezia, che non aveva più nulla da perdere», ha ricordato ai giornalisti Granit Xhaka. «Sapevamo dunque che non sarebbe stato facile. Ma, quando a fine match ti ritrovi avanti 4-1, credo che ci si possa ritenere soddisfatti».

Certo, se il Kosovo non fosse andato a imporsi 2-0 contro la Slovenia a Lubiana, oltre al successo avremmo potuto festeggiare anche la qualificazione alla sesta Coppa del mondo consecutiva, un exploit per nulla banale. Ma, come detto, basterà attendere martedì e gli ultimi 90 minuti di gioco, dopo di che si potrà davvero stappare le bottiglie già messe in ghiaccio.