Ciclismo

Sabato si arriva a Superbagnères, teatro di epiche sfide

La località pirenaica, dove il Tour de France non torna da oltre trent'anni, richiama alla mente soprattutto i duelli Hinault-Lemond e Lemond-Fignon

18 luglio 2025
|

Hinault che va in crisi e lascia campo libero a Lemond nell’86, e poi lo stesso americano che cede a Fignon tre anni più tardi: sabato il Tour torna per la prima volta a Superbagnères dopo oltre trent’anni (1989) e riporta alla mente celebri episodi del passato. Se nel 2023 il ritorno sul Puy-de-Dôme aveva soprattutto risvegliato il ricordo del duello fra Anquetil e Poulidor del 1964, la salita finale di 12 km e mezzo fra Luchon e Superbagnères (7,5% di pendenza media, a 1’800 metri di quota) richiama invece gli anni Ottanta.

Sabato, il tracciato della 14a frazione della Grande Boucle – 183 km con Tourmalet, Aspin e Peyresourde – sarà quasi identico a quello del 1986, come ha fatto notare Christian Prudhomme, direttore del Tour.

La tappa dell’86

A 31 anni, Bernard Hinault disputa il suo ultimo Giro di Francia, gara che ha vinto ben cinque volte, l’ultima nel 1985. Ha promesso di mettersi al servizio dello statunitense Greg Lemond, suo compagno di squadra. Fra i due big de La Vie Claire – la squadra fondata due anni prima da Bernard Tapie – i rapporti cominciano a guastarsi una volta che la carovana raggiunge i Pirenei, proprio alla vigilia della tappa che conduce a Superbagnères.

Pedalando verso Pau, Hinault attacca a sorpresa e al traguardo avrà guadagnato oltre cinque minuti in classifica sull’americano. L’indomani, prima della 13a frazione, il bretone ha il vantaggio di conoscere bene la salita finale che porta a Superbagnères, sulla quale aveva fra l’altro vinto una crono nel 1979.

Maglia gialla sulle spalle, Hinault – che può diventare il primo atleta a conquistare 6 Tour – attacca scendendo dal Tourmalet e poi scollina al comando sia sull’Aspin sia sulla Peyresourde. Ma il francese ha forse sopravvalutato le proprie forze: raggiunto dagli inseguitori prima di Luchon, viene sorpassato anche da Lemond, dal quale all’arrivo accuserà quattro minuti e mezzo di ritardo.

La maglia gialla del vecchio campione è salva, ma Lemond ha ritrovato entusiasmo: il problema è che, ora ne è certo, da lì in poi dovrà contare unicamente sulle proprie energie. I dirigenti della squadra fanno di tutto per salvare le apparenze – pochi giorni dopo vedremo infatti i due duellanti tagliare il traguardo mano nella mano sull’Alpe-d’Huez – ma la frattura è ormai insanabile.

Tempo dopo, Hinault ammetterà. «Era il mio ultimo Tour, non avevo nulla da perdere, attaccavo quando ne avevo voglia e mi dicevo: se lui scoppia, sarò io a vincere».

1989: il duello Fignon-Lemond

Davvero strano il Tour dell’89, che si concluse con una insolita crono sugli Champs-Elysées. Ferito gravemente in un incidente di caccia nel 1987 (perse il 60% del proprio sangue), Lemond è appena tornato a correre dopo 27 mesi, vestendo la maglia della modesta ADR-Agrigel. Laurent Fignon, che il Tour l’aveva vinto due volte qualche anno prima (’83 e ’84), vuole tornare a metter le mani sul trofeo, mentre Pedro Delgado – trionfatore dell’ultima edizione (’88) – perde parecchio tempo già al via, in Lussemburgo… presentandosi oltretutto in ritardo alla partenza del prologo.

In occasione della decima tappa (da Cauterets a Superbagnères), ad attaccare è logicamente lo spagnolo, che deve recuperare in classifica. Pigia sul gas nei tratti meno duri e raggiunge sull’Aspin i fuggitivi Robert Millar e Charly Mottet. Al traguardo vincerà lo scozzese, ma l’iberico fa un buon affare, dato che Lemond (in giallo da cinque giorni) e Fignon accusano oltre tre minuti.

La Grande Boucle, però, si giocherà proprio fra l’americano e il francese: sulle ultime salite, le più dure, Fignon riesce a staccare Lemond quanto basta per strappargli la maglia gialla: il francese non la indossava da cinque anni. Lemond è però staccato sotto lo striscione solo di 12 secondi, e nella classifica generale sono addirittura soltanto 7 i secondi che li dividono: tutto, dunque, è ancora aperto. Una dozzina di giorni più tardi – al termine di un Tour di rara bellezza – a conquistare lo scettro definitivo sarà Lemond, con Fignon staccato di soli 8 secondi.