I bianconeri vanno in pausa con un po’ più di serenità. Canonica: ‘Peccato non aver capitalizzato le occasioni nei tempi regolamentari’
Lugano – La fine di un incubo. Anzi, un doppio incubo. Quando, ormai in odor di rigori, Fazzini s’invola verso la porta difesa da Hrubec, sin lì un autentico muro invalicabile, tutta la pista trattiene il fiato per un buon mezzo secondo. Per poi esplodere in un boato liberatorio un battito di ciglia più tardi, quando il disco finisce alle spalle del portiere ceco. La porta che per tutta la partita sembrava stregata, eccezion fatta per la rete trovata al decimo spaccato del primo tempo da Sekac, alla fine viene scardinata, regalando al Lugano il secondo preziosissimo punto nella contesa con gli Zsc Lions. E a cadere, finalmente, è pure il tabù del prolungamento, visto che contro lo Zurigo il Lugano riesce per la prima volta in stagione a non farsi scippare dall’avversario il punto extra. Indispensabile per continuare ad alimentare la speranza di riagganciare il treno che porta ai play-in.
Non il bottino che i bianconeri avrebbero sperato di raggranellare in questo ultimo doppio impegno prima della pausa dedicata agli impegni internazionali, ma che permette comunque di introdurre questo break con un po’ meno di pressione sulle spalle. «Effettivamente un po’ brucia il fatto di non aver conquistato i tre punti, anche perché, in particolare nel terzo tempo, abbiamo messo sotto pressione i nostri avversari – commenta a fine partita Lorenzo Canonica –. Al di là di tutto, comunque, abbiamo meritato questo successo, frutto di una prestazione estremamente solida in difesa. E, si sa, quando giochi bene dietro, poi arrivano anche le occasioni davanti».
Poco più di ventiquattro ore dopo la mediocre prova fornita nella sfida direttissima persa contro il Langnau, i bianconeri si ripresentano sul ghiaccio della Cornèr Arena con tutto un altro atteggiamento. Malgrado l’assenza di Joly (infortunato), la squadra di Uwe Krupp lotta su ogni disco, giocando ad armi pari contro una squadra completa in ogni reparto e forte di quattro linee di peso, per di più sorretta dietro da un Hrubec in grande spolvero e a fine serata autore di poco meno di una cinquantina di parate, parecchie delle quali impegnative. Bravo, sull’altro fronte, lo è anche Adam Huska, pure lui capitolato una sola volta, nell’azione condizionata dalla sfortunata deviazione di Alatalo.
«Domenica, contro il Langnau, abbiamo faticato parecchio. Oggi era pertanto importantissimo tornare alla vittoria. L’unico rammarico è quello di non essere riusciti a concretizzare tutte le occasioni che ci siamo creati per chiudere i conti già nei tempi regolamentari. A ogni buon conto questo successo ci permette di andare in pausa con più fiducia, l’ideale per ricaricare le batterie e farsi trovare pronti all’appuntamento con la ripresa del campionato».
Una ripresa che per il Lugano avverrà sul ghiaccio del Ginevra Servette, avversario direttissimo dei bianconeri... «Ovviamente un occhio lo si dà alla classifica, anche se cerchiamo di prenderne le distanze, in modo da non avere troppi pensieri per la testa quando scendiamo sul ghiaccio. Alla ripresa saremo confrontati con partite molto importanti, per cui è importante arrivarci con la mente lucida», conclude l’attaccante numero 14 dei bianconeri.
Uno, due e tre. Poco dopo aver aggirato la boa di metà partita il conteggio dei montanti della porta difesa da Simon Hrubec colpiti dai giocatori del Lugano è già a quota tre. A inaugurare la serie, subito in avvio di confronto, è Fazzini, in powerplay e sul parziale ancora fermo sullo 0-0, con una fucilata dalla distanza col puck che va a stamparsi sulla traversa. Il… raddoppio (ma ahiloro unicamente contabile) i bianconeri lo fanno con il palo centrato da Aebischer in entrata di un secondo tempo che poi, al trentatreesimo di gioco inoltrato da qualche secondo, regala anche lo sfortunato tris a Sekac (entrambi con il punteggio sull’1-1). E per la terza volta nella serata i tifosi del Lugano, per una questione di centimetri, devono loro malgrado ricacciare in gola l’urlo di gioia. Quanta malinconia per i tempi del campetto del doposcuola con le sue regole naïf, dove dopo tre pali si riceveva ‘gratis’ un gol. Nostalgia canaglia, come cantavano Al Bano e Romina Power.