Vicky Mantegazza traccia il bilancio di una disgraziata stagione, guardando al futuro. ‘Cadendo si diventa più forti, ma dipende da come ci si rialza’
Non è certo una festa, piuttosto un momento di incontro tra i giocatori e lo staff tecnico di un Lugano al gran completo, che, assieme ad alcuni membri del Cda, si è presentato alla Casetta gialla sabato, davanti ai suoi fedelissimi, per l’ultimo saluto al termine di una stagione a dir poco tribolata. All’appuntamento hanno risposto presente oltre un centinaio di tifosi, che si sono intrattenuti con i loro beniamini, raccogliendo anche autografi e scattando selfie. Anche se, naturalmente, la sensazione non può che essere di immensa delusione, dopo un’incredibile stagione, che nessuno, ma proprio nessuno, avrebbe potuto immaginare che potesse finire così. «Abbiamo commesso tanti errori, dai quali adesso dovremo trarre insegnamento, dopo averli analizzati con calma – dice non senza amarezza il presidente bianconero Vicky Mantegazza –. Sono molto, molto delusa, e fa male, ma non molliamo. Questo è lo sport moderno, non sai mai cosa ti può capitare. Purtroppo annate orribili possono capitare: era già successo a società come Davos, Berna, Ginevra Servette ed è accaduto anche a noi, e dobbiamo assolutamente imparare da certi ‘contrattempi’: cadendo si diventa più forti, ma quando si cade l’importante è come ci si rialza, e lo si deve fare subito».
C’è qualcosa che si rimprovera? E, se sì, cosa? «Seguirei forse maggiormente il mio istinto, la cosiddetta ‘pancia’, al momento di prendere certe decisioni. Ogni tanto, qui si pensa troppo, perché la nostra intenzione è quella di fare sempre estremamente bene, ma alla fine bisogna reagire e non ragionare troppo».
Qualcuno nelle scorse settimane ha puntato il dito sull’assenza di chiarezza dei ruoli all’interno della società. «A me stupisce molto quando si parla delle competenze all’interno del club. Il nostro organigramma è ben chiaro, così come il mio ruolo: io sono il presidente e mi prendo tutte le responsabilità, ma sia ben chiaro a tutti che gli allenatori e i giocatori vengono scelti dal direttore sportivo o general manager, che dir si voglia, non dal presidente. Questo accadeva ai tempi di Roland Habisreutinger e di Hnat Domenichelli, e sarà lo stesso anche con il nuovo arrivato Janick Steinmann».
In ogni caso, il passato è passato e bisogna voltare pagina. «Indubbiamente, per forza: la nuova stagione è già iniziata e bisogna ricostruire tutto quello che c’è da ricostruire. Porteremo un po’ di aria fresca e nuova, nella speranza che il pubblico possa apprezzare le nostre scelte».
Perché avete scelto Janick Steinmann? «All’improvviso ci siamo ritrovati senza allenatore né ‘diesse’, e abbiamo organizzato colloqui con diversi candidati, reputando come Cda che lui fosse la persona giusta, perché è giovane ed ha carisma e carattere, e naturalmente conosce molto bene il mondo dell’hockey, prima da giocatore, poi da allenatore (in qualità di assistente all’Evz Academy, prima di assumere per breve tempo le redini del ‘Rappi’ al momento del licenziamento di Hedlund, ndr) e quindi da direttore sportivo, ruolo in cui ha fatto un bel lavoro a Rapperswil. So bene che qui a Lugano la pressione è molto alta, ma mi auguro che venga rispettato da tutti».
E Steinmann si è già messo al lavoro, visto che una decina di persone tra giocatori e allenatori hanno dovuto fare le valigie... «Spiace per chi ci lascia, soprattutto pensando che ci sono giocatori che per alcuni anni hanno vestito la maglia del Lugano. Purtroppo, però, nel mondo dell’hockey le partenze fanno parte del gioco, perché quando arrivano le stagioni negative bisogna giocoforza prendere delle decisioni. Speriamo che i nuovi arrivati portino all’interno del gruppo la loro leadership, non solo sul ghiaccio ma anche fuori. Perché, come noi, anche i giocatori devono assumersi certe responsabilità».
Aspettando l’inizio della nuova stagione, qual è il messaggio che vuole inviare ai tifosi. «Voglio ringraziarli per il loro attaccamento anche in un momento delicato come questo. Se sono fiduciosa per il futuro è anche per ciò che ho visto nelle ultime partite alla Cornèr Arena: sono sincera, nella serie contro l’Ajoie non mi aspettavo tanto pubblico e così partecipe. Voglio ringraziare di cuore il popolo bianconero, quello che ama la maglia, e gli chiedo scusa per non aver saputo regalare le emozioni di quelle belle serate, divertenti, in cui si torna a casa orgogliosi di essere tifosi del Lugano. Abbiamo preso una bella batosta, non c’è che dire. Dobbiamo restare umili e lavorare tanto, ma bisogna guardare al futuro a testa alta. Ci rivedremo a settembre alla Cornèr Arena».