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‘Si può e si deve lavorare, ma un passo alla volta’

La ripartenza del Lugano passa da Tomas Mitell e Stefan Hedlund. Steinmann: ‘Puntando su di loro abbiamo operato la scelta ideale’

Da sinistra: Hedlund, Steinmann e Mitell
(Ti-Press)
25 aprile 2025
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Il domani, inteso come un nuovo capitolo e una nuova stagione, inizia adesso. E quel domani, in riva al Ceresio, porta i nomi di Tomas Mitell e Stefan Hedlund. Così, il giorno dopo aver definitivamente mandato agli archivi la National League con l’undicesimo trionfo dello Zurigo, a Lugano è tempo di presentare la nuova guida tecnica.

A introdurla è il General Manager, nuovo da un paio di mesi pure lui, Janick Steinmann. «Per me uno degli aspetti prioritari era che la nuova guida tecnica della prima squadra avesse la stessa filosofia e la stessa cultura del lavoro che stiamo cercando di instaurare qui a Lugano. Cercavamo delle persone e delle personalità che rispondessero a questi requisiti, capaci di far progredire il gruppo e aiutarlo a crescere. E affidando le redini della prima squadra a Tomas Mitell (primo allenatore svedese a prendere in mano le redini del Lugano dopo la partenza di Johansson nel gennaio di quindici anni fa, ndr) e Stefan Hedlund siamo persuasi di aver operato la scelta ideale». E che aspettative avete da loro? «Che lavorino duramente ogni giorno per far sì che ogni giocatore, dal giovane ventenne alle sue prime esperienze nel massimo campionato a quello più navigato e con qualche anno in più sulle spalle, possa diventare un giocatore migliore e una persona migliore». E in quest’ottica, qual è l’atout che porterà con sé dalla Svezia il nuovo allenatore? «Il modo in cui ha plasmato il gioco del Färjestad, il suo precedente club, lo trovo molto interessante, oltre che perfetto per quel campionato. Tomas è un allenatore che lavora sulle qualità tecniche di un giocatore ma anche sulla sua personalità, cercando di migliorarne le qualità. Ed è quello che vogliamo fare con il nostro gruppo. Per questo l’abbiamo voluto con noi per questo nuovo capitolo della società».

Al suo fianco, come Assistant Coach, ci sarà uno Stefan Hedlund che l’hockey svizzero lo conosce parecchio bene avendo allenato il Rapperswil (togliendosi pure diverse soddisfazioni) e che conosce bene anche Steinmann, già suo ‘diesse’ nel Canton San Gallo: «Anche quello di Stefan sarà un ruolo chiave sulla panchina del Lugano: garantirà quella conoscenza del nostro campionato e dei singoli giocatori maturata in sette anni di esperienza sulle nostre piste che Tomas non ha. E avrà anche alcuni compiti specifici, come la gestione degli special team».

L’ultima volta che era stato in Svizzera, per un impegno di lavoro, non era finita bene per il suo Färjestad. Era un martedì sera di metà febbraio, e quella volta la sua squadra era uscita sconfitta nella finale di Champions League per mano degli Zsc Lions. Tre mesi dopo, Tomas Mitell è tornato nel nostro Paese, stavolta però con l’intenzione di restarci due anni (perché a Lugano ha firmato un biennale) e, soprattutto, nei panni di nuovo allenatore dei bianconeri. Cosa l’ha spinto a cedere alle lusinghe del Lugano? «Sentivo di essere arrivato a quel punto della carriera di allenatore in cui vai alla ricerca di nuove sfide, di quello stimolo in più – sottolinea il nuovo allenatore del Lugano –. Quando mi ha chiamato Janick per dirmi che avevano pensato a me per questa nuova partenza del Lugano mi sono sentito lusingato. Poi ho sentito Marco (Werder) e ho avuto un’ottima impressione, ragion per cui mi sono deciso: sarò sincero, sul tavolo avevo diverse offerte, ma questa mi è subito sembrata la più interessante di tutte». E della squadra, invece, che impressione si è fatto? «Si può e si deve lavorare, ma la prima impressione è buona». La prima impressione del gruppo che dovrà guidare è positiva, ma Mitell sa bene che il compito che attende lui e il suo braccio destro Stefan Hedlund in riva al Ceresio è di quelli assai impegnativi: «Prima di accettare l’offerta della società volevo rendermi conto di persona del gruppo con cui avrei avuto a che fare, ragion per cui l’ho osservato attentamente. È evidente che qualcosa non ha funzionato nelle dinamiche della squadra se la precedente stagione ha chiuso al penultimo posto, ma sono persuaso che ci sia il potenziale per crescere. All’interno dello spogliatoio ho visto parecchi buoni elementi da cui ripartire per la missione che ci è stata affidata da Janick Steinmann. La mia volontà e quella della società è quella di crescere, e per poterlo fare ognuno di noi dovrà dare il meglio di sé. Ma, e torno a ripetermi, già ora il potenziale per riuscirci non ci manca: Janick ha già operato un paio di aggiustamenti nel roster e diversi altri seguiranno sicuramente nelle prossime settimane: sono persuaso che riusciremo a regalarci e a regalare al nostro pubblico una stagione intrigante. Dobbiamo però procedere un passo alla volta, pensando unicamente al domani e non al dopodomani».

Benché sia sbarcato da pochi giorni a Lugano, la sua agenda è già fitta di appuntamenti e scadenze: «Resterò qui ancora qualche giorno, poi rientrerò in Svezia per sistemare alcune faccende. In Svizzera tornerò ai primi di luglio, per poi iniziare la mia parte di lavoro con la squadra verso la fine dello stesso mese». E cosa porterà nel suo bagaglio dalla Svezia Tomas Mitell? «La mia idea è quella di portare a Lugano un gioco più strutturato: l’hockey è un gioco di squadra e come tale va giocato; in pista ci va un gruppo compatto costituito da cinque giocatori, e non da cinque solisti. Questo è uno degli aspetti che mi stanno più a cuore. L’idea è quella di plasmare un gruppo capace sì di difendere, ma anche di andare a vincere i duelli e recuperare dischi, per poi andare all’offensiva. Ma per tradurre in pratica la mia filosofia è necessario che tutti facciano la loro parte e sposino questa causa».


Ti-Press
Quindici anni dopo l’ultima volta, il Lugano ritrova una guida tecnica svedese

‘Ogni giorno un passo avanti’

A Lugano non avrà i ‘galloni’ di Head Coach, ma è comunque uno Stefan Hedlund motivatissimo per questa nuova opportunità quello che si presenta per la prima volta nei locali della Cornèr Arena: «L’idea di avere una mia parte in questa ripartenza del Lugano mi intriga. Ho già avuto incarichi analoghi a quello che mi è stato affidato dalla società, pure in Svizzera, e so cosa mi attende. Il mio lavoro sarà principalmente rivolto allo sviluppo del gioco, cercando di plasmarlo in modo che possa rispecchiarsi in quello voluto dall’allenatore».

Conoscendo la realtà del campionato svizzero e, seppur dall’esterno, quella del Lugano, come potrà la squadra risalire la china? «Come ha detto Tomas, questo è un punto di partenza, e l’obiettivo è quello di fare ogni giorno un passo avanti, mantenendo il nostro focus sul futuro a noi più prossimo. E sono persuaso che così potremo crescere».

La riorganizzazione

Sciolto il Gruppo Sport

Le novità in casa Lugano non si esauriscono però al capitolo guida tecnica. Perché, archiviata la stagione 2024/25, qualche ritocco è stato apportato pure nell’organigramma del club: «Il Gruppo Sport, creato come cellula di scambio di informazioni ma senza potere decisionale, è stato sciolto – premette la presidente Vicky Mantegazza –. D’ora innanzi avremo una struttura societaria più snella ma più diretta, al cui vertice c’è il presidente del Consiglio d’amministrazione. A seguire c’è il Ceo, a cui compete la responsabilità della gestione generale della società e che risponde direttamente al Cda. All’interno di questa struttura il General Manager ha piena autonomia per la scelta, la guida e la gestione del settore sportivo, e quindi dei giocatori e dello staff sportivo».