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Fiala, un bagliore accecante sulla via che porta ai quarti

La Svizzera manda kappaò gli statunitensi nel giorno del debutto della stella dei Kings. ‘Mia moglie ha perso il bimbo, ecco il perché del ritardo’

‘Sono stati giorni davvero difficili per me e la mia famiglia’
(Keystone)
12 maggio 2025
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Sarà anche vero che a quel punto Tage Thompson e compagni ormai non ci credevano più, sta di fatto che è significativo vedere una Svizzera che fa girare la testa (e probabilmente pure qualcos’altro) agli americani, costretti a fare da spettatori all’interminabile torello negli ultimi tre minuti di una partita senza più storia. Un grosso smacco, indubbiamente, per una selezione statunitense giovane fin che si vuole ma che è comunque ricca di talento, tanto che nelle prime due uscite al Mondiale scandinavo – pur contro ungheresi e danesi, questo è vero – aveva segnato ben undici reti senza subirne neppure una sola.

La Nazionale di Fischer, però, non è né l’Ungheria, né la Danimarca. Specialmente adesso, dopo che a Herning è atterrata sua maestà Kevin Fiala, che a vederlo giocare sembra che faccia uno sport tutto suo, una sorta di re Mida dei ghiacci che trasforma in oro qualsiasi cosa gli capiti a tiro. Ad esempio, come quel disco chirurgico servito all’indietro per l’accorrente Andrea Glauser nelle prime fasi del terzo tempo, distribuito nell’esatto momento in cui il ventottenne sangallese si ritrovava in equilibrio precario sui pattini, perché una frazione di secondo prima s’era visto piombare addosso l’ala dei Vancouver Canucks Drew O’Connor: invece, come se nulla fosse, senza neppure guardare dov’è il suo compagno, la vera star di questa Nazionale oltre che dei Los Angeles King, atterrata al Mondiale la sera prima, s’inventa un passaggio teleguidato che atterra precisamente sulla paletta del bastone del difensore friborghese. Con un rinforzo del genere in squadra, che fa sembrare facili anche le cose che non lo sono per nulla, appare naturale che le quotazioni dei rossocrociati siano improvvisamente schizzate verso l’alto, pur se Patrick Fischer – e a ragione, visti i risultati – nel giorno del debutto di Fiala decide di non puntare tutto sulla superlinea, piazzando invece Tyler Moy e Nico Hischier accanto al sangallese, dirottando così l’altro rinforzo Nhl, Timo Meier, con gli zurighesi Andrighetto e Malgin. Manco a dirlo, saranno proprio quei due terzetti offensivi a trascinare gli elvetici in un lunedì trionfale, pur se in verità, tutti i giocatori impiegati – tranne forse Andres Ambühl, il cui apporto è difficile da valutare, avendo giocato poco più di un minuto – danno un contributo più che tangibile alla causa rossocrociata. Basti ricordare il gran lavoro della quarta linea di un generosissimo Bertschy e di Baechler e Schmid, per non parlare poi della terza che s’inventa il pesantissimo gol d’apertura, a firma Damien Riat, il cui tocco funambolico davanti alla porta di Joey Daccord su centro di Berni è di un’astuzia e di una precisione notevolissime. Quel perfido tocco, al 12’46’’ del primo periodo, arriva proprio nel momento in cui sembravano piuttosto gli americani i più attivi sul fronte offensivo, ma a quel momento la partita prenderà un’altra piega, anche perché da lì in poi la Svizzera rasenterà la perfezione. Ryan Warsofsky, il giovanissimo coach dei San José Sharks, oltre che della selezione a stelle e strisce, le proverà un po’ tutte per cercare di cambiar faccia al confronto, senza riuscirci però. Mentre gli elvetici daranno prova di un’invidiabile efficacia non soltanto offensivamente – oltre alle tre reti arriveranno pure altrettanti pali (due dello scatenato Fiala e uno di Jäger) – ma anche sul piano difensivo, nonostante una retroguardia forzatamente ridisegnata dopo l’assenza di Christian Marti, uscito malconcio dalla sfida di sabato contro i danesi.

Il rotondo 3-0 agli americani – ed è significativo al punto da doverlo sottolineare, essendo solo la quarta volta che a un Mondiale la Svizzera lascia il ghiaccio senza subire reti dagli statunitensi (3-0 a Stoccolma nel 2013, 1-0 a Tampere nel 2003 e pure 1-0 a Praga nel lontanissimo 1938) – ha una grande importanza soprattutto a livello contabile, perché permette agli elvetici di chiudere a quota sette punti su nove possibili il primo trittico di partite la cui importanza era considerevole, siccome gli avversari di turno erano i campioni in carica della Cechia, i padroni di casa della Danimarca e, appunto, gli States. E giovedì, dopo due giorni di pausa, Fora e compagni saranno chiamati ad affrontare quello che probabilmente sarà l’ultimo significativo esame della fase preliminare, la Germania, in un pomeriggio che potrebbe avere una grande influenza sul loro cammino verso Stoccolma, considerato che a questo punto più che la qualificazione ai quarti di per sé, conterà la posizione in cui ci arriveranno. C.S.

Il protagonista

‘Sono grato a Jessica, è la donna migliore che ci sia’

Tutta la Svizzera s’è chiesta perché Kevin Fiala tardava a salire sul volo che l’avrebbe portato al Mondiale, e dopo le voci che si sono rincorse negli scorsi giorni, il motivo, drammatico, arriva dalla voce dello stesso attaccante sangallese. «Sì, ora posso dirvelo: mia moglie era incinta per la seconda volta, e purtroppo ha perso il bambino – rivela la ventottenne stella dei Los Angeles Kings –. La scorsa settimana abbiamo vissuto giornate davvero difficili. Lo sono state per Jessica, mia moglie, per me e per tutta la mia famiglia. Ed è incredibile, lei mi ha supportato nella decisione di venire qui, ed è venuta a Herning con me. Le sono infinitamente grato: è la donna migliore che ci sia».

Atterrato in Danimarca soltanto la sera prima, Fiala ha subito voluto scendere sul ghiaccio nonostante il jetlag. «Non ho pensato tanto a tutto il resto. Ero troppo felice di tornare a giocare per la Nazionale, sono molto motivato, e quando hai questo in testa, semplicemente dimentichi tutto il resto. Sul ghiaccio mi sono divertito molto, davanti a un avversario che è una ‘top nation’, e non ho neppure incontrato difficoltà sulla pista più grande. A dire la verità non ho neppure avvertito la stanchezza, anche se sul volo avevo dormito soltanto due o tre ore. Tuttavia, l’ultima notte trascorsa in albergo ho potuto riposare, e sono felice di essere qui con mia moglie e mia figlia: mi danno la carica».

L’anno scorso a Praga sei stato l’Mvp del Mondiale, ed è ovvio che la gente ha grandi aspettative verso di te. «Mvp o no, sono qui per aiutare i ragazzi ad andare il più lontano possibile – conclude –. Non mi interessano i premi, e non conta neppure se segno o no: la cosa importante sono le vittorie e contro gli Usa abbiamo vinto. Ora prendiamo partita dopo partita e poi vedremo».

A differenza delle prime due partite, contro cechi e danesi, stavolta la Svizzera ha infine giocato anche un bel secondo tempo. «Era uno dei nostri obiettivi contro gli Stati Uniti, dopo aver analizzato a video cosa non aveva funzionato nelle prime due partite, e stavolta abbiamo giocato molto bene – rivela il difensore zurighese dei New Jersey Devils Jonas Siegenthaler –. Il mio gol? Ci avevo già provato una volta ma non era andata bene, così al cambio dopo ho aggiustato la mira, e il portiere non ha visto nulla grazie allo ‘screen’ dei compagni. Non era certo un tiro spettacolare, però era preciso».K.W.