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Danimarca, ultimo step che porta alla finale

Con gli inediti panni della favorita, la Svizzera scende in pista per mettersi in tasca il secondo pass consecutivo per la sfida che vale il titolo

Bau contro Glauser, un duello che si replica
(Keystone)
24 maggio 2025
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Stoccolma –Il passato non conta. Nemmeno il più recente, quello che aveva visto la Svizzera mettere sotto la Danimarca nella ‘sua’ Herning nella fase a gironi, battendola con il punteggio di 5-2 (dopo però essersi ritrovata sotto 1-2, incassando fra l’altro un gol in superiorità numerica). Esattamente due settimane dopo quel 10 maggio, rossocrociati e danesi si ritrovano nuovamente l’una di fronte all’altra. Ma stavolta sul ghiaccio dell’Avicii Arena di Stoccolma e, soprattutto, stavolta per giocarsi l’accesso alla finale. Sulla carta, le coordinate della partita e i ruoli delle due squadre sembrano chiarissimi, con una favorita, la Svizzera, e una sfidante, la Danimarca. Al di là dei pronostici, per vincerle, le partite vanno però giocate, e la prematura estromissione del favorito (pure per la conquista del titolo) Canada per mano proprio della selezione di Mikael Gath è lì indicare che niente e nessuno può essere sottovalutato. Specie a questo stadio della competizione. Così, se gli uomini di Patrick Fischer vorranno ritrovarsi domani sera a disputare per il secondo anno consecutivo il ‘Gold Medal Game’, dovranno prima di tutto diffidare (e anzi dimenticare) quel precedente di due settimane fa. Segnato, fra l’altro, dalla doppietta di quel Nico Hischier che poi, durante la partita con la Germania aveva dovuto mettere il punto finale su questo mondiale scandinavo. Certo, alla truppa rossocrociata si è nel frattempo unito un elemento come Nino Niederreiter, ma anche così l’ultimo gradino da superare prima di ritrovarsi a giocare per il titolo mondiale non va preso sotto gamba. Ribadiamolo ancora una volta: il Canada insegna…

Ciò non toglie che le premesse per guadagnarsi il biglietto per la finalissima ci sono tutte per una Svizzera ormai divenuta una presenza più o meno regolare al penultimo atto del torneo iridato: quella di stasera è infatti la sesta semifinale di un Mondiale degli ultimi 33 anni, dopo quelle del 1992, 1998, 2013, 2018 e 2024. Ma anche, e soprattutto, la prima che gli elvetici disputano nel ruolo di favoriti. Almeno, appunto, teoricamente.

Fortuna e casualità, ma anche tanto mestiere: è così che è andata la prima parte del Mondiale della Svizzera, ora però chiamata a completare l’opera. Una Svizzera che dopo essersi fatta sfuggire di mano la sfida inaugurale contro i campioni del mondo della Repubblica Ceca sul finire dei tempi regolamentari, per poi perderla al supplementare, ha saputo inanellare sei vittorie consecutive (sette con il quarto di finale con l’Austria), ma che ha anche saputo elevare partita dopo partita il suo livello di gioco e la consapevolezza dei propri mezzi, anche se più volte in corso d’opera Patrick Fischer ha dovuto rimettere mano alle linee tra una partita e l’altra. Una crescita che ha dello straordinario, che in passato raramente si è riscontrata. Un ‘aiutino’ è poi arrivato dagli Stati Uniti, che nell’ultima giornata della prima fase hanno superato la Repubblica Ceca, regalando così a Fiala e compagni il diritto di restare a Herning anziché migrare anticipatamente a Stoccolma per giocarsi il quarto di finale (e contro un avversario più rognoso rispetto a un’Austria ormai già appagata di essere arrivata sin lì).

Tra i protagonisti della sfida con l’Austria c’è anche Christoph Bertschy, che proprio in quell’occasione ha pure lui sbloccato contatore personale di punti a questo Mondiale (ultimo svizzero del roster di Fischer a riuscirci), segnando il gol dell’1-0. «Beh, segnare fa sempre bene al morale, anche se a fare ancora più bene è il come abbiamo giocato quella partita: giovedì abbiamo fornito una prestazione molto matura – rileva il diretto interessato –. Siamo stati capaci di mettere sotto pressione l’avversario sin dal primissimo secondo, per poi continuare a farlo fino allo squillo della terza sirena, non concedendo praticamente nulla. Tutte cose di cui possiamo essere orgogliosi».

Nell’eredità lasciata dal quarto di finale con l’Austria di giovedì c’è anche il terzo shutout in questo torneo di Leonardo Genoni, l’undicesimo sulla ribalta iridata. «Giovedì è andato tutto per il verso giusto – evidenzia il 37enne portiere di origini ticinesi –. Non abbiamo perso la concentrazione, continuando a giocare in modo pulito. Anche a risultato ormai acquisito. Siamo stati bravi nel non concedere spazio ai nostri avversari, riversandoci subito in attacco ogni dopo ogni disco recuperato.E poi, beh, davanti alla mia porta i difensori hanno fatto un ottimo lavoro. . Non ci siamo nemmeno accaniti per difendere lo shutout: alla fine è arrivato, ma semplicemente come conseguenza di una partita ben amministrata. ». Condita anche… da un assist in seconda proprio per il gol di Bertschy… «A dirla tutta non era nemmeno un passaggio vero… In carriera ne ho fatti di più belli, anche se non sono stati conteggiati». Ti ha ringraziato Bertschy? «Sì, era davvero contento!».

L’avversario

‘Sul ghiaccio c’è sempre un’opportunità’

Invitata a sorpresa di queste semifinali, la Danimarca si gode il momento. Con la consapevolezza di non aver assolutamente niente da perdere quando scenderà in pista nel tardo pomeriggio di oggi per affrontare la Svizzera nella sua prima storica semifinale a un Mondiale. Ma anche sullo slancio dell’euforia per aver saputo ribaltare l’ambizioso Canada nei quarti di finale rimandandolo a casa. Grazie anche a una ‘vecchia’ conoscenza della Svizzera: Nikolay Ehlers, hockeisticamente cresciuto a Bienne (dove suo padre Heinz ha prima giocato e poi allenato, portando tra l’altro i Seeländer alla promozione) prima di costruirsi una carriera sulle piste nordamericane, autore del momentaneo pareggio con i canadesi a meno di due minuti e mezzo dalla terza sirena. «La partita di giovedì è la perfetta sintesi di quello che è l’hockey: uno sport in cui hai sempre una possibilità di vincere, anche contro le grandi; pure queste ultime possono avere una giornata storta, e tu una in cui tutto va per il verso giusto. Ecco, giovedì è andata proprio così. Sapevamo che il Canada avrebbe avuto più possesso del disco e opportunità, ma al tirar delle somme non ha avuto così tante occasioni per segnare. Grazie anche e soprattutto a noi e alla nostra prestazione, quella di una squadra che non ha mai smesso di crederci. Nei primi due tempi abbiamo giocato alla grande, poi, nel terzo, ci siamo dati una possibilità: in quel frangente siamo stati noi ad avere le maggiori occasioni per andare in gol. Riuscendoci due volte… Un risultato incredibile! Ma è anche uno dei motivi per i quali torno volentieri in Patria per vestire la maglia della nazionale (questo per Nikolay Ehlers è il quinto mondiale, ndr): abbiamo un gruppo speciale, quasi come una grande famiglia. Sono molto orgoglioso di questo gruppo!».

Fatto lo sgambetto al Canada, ora però c’è la Svizzera, con quel Nino Niederreiter che divide con te lo spogliatoio dei Winnipeg Jets… «Naturalmente sarà divertente ritrovarmelo qui, in questo contesto, da avversario. Durante i sei anni in cui ho militato in Svizzera, ho giocato con diversi elementi della rosa rossocrociata, che sarà bello ritrovare sul ghiaccio di Stoccolma. Non per una rimpatriata, ma per una partita, per cui ci impegneremo a fondo. Sappiamo quanto sia forte la Svizzera, ragion per cui dovremo giocare incredibilmente bene, proprio come abbiamo fatto contro il Canada. Se lo faremo, ci daremo una possibilità. Del resto, sul ghiaccio, hai sempre un’opportunità, ma devi essere bravo a coglierla».