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L’Olympic affossato dai liberi e dall’inefficienza degli stranieri

I Lions conquistano il terzo titolo della loro storia, ma in Svizzera non si possono concedere all'avversario due giocatori come Williams e Green

Martedì sera la differenza sostanziale l’ha fatta l’ex di turno, Gravet
(Keystone)

I campionati di basket da poco conclusi hanno segnato la fine del dominio delle due formazioni friborghesi: l’Olympic cede il titolo a Ginevra dopo sei stagioni vittoriose, e i Lions conquistano così il loro terzo titolo dieci anni dopo; in campo femminile, l’Elfic, pure dopo sei titoli consecutivi, aveva consegnato al Nyon il titolo tre settimane prima.

La sfida fra burgundi e ginevrini è finita come pochi, credo, avrebbero potuto immaginare. Soprattutto, probabilmente nessuno avrebbe potuto credere che l’Olympic potesse perdere tre partite di fila. In effetti sono sconcertanti alcune cifre che, da sole, possono spiegare questo non indifferente tonfo. Prediamo la sconfitta di gara 2, sul suo terreno, cosa che non avveniva da anni: la partita si era conclusa sull’88-91, e per Nottage e compagni le statistiche parlavano di un assurdo 21 su 38 nei tiri liberi, e 17 errori è una cifra da campionato femminile, non da una squadra che è stata al top per tutta la stagione. Inoltre, il 33% al tiro è stato un altro numero che balza all’occhio, se rapportato al 46% dei ginevrini.

Nella terza gara, finita 72-64, ancora un pessimo 60% dalla lunetta per l’Olympic, e un Green fermo a 2 punti dopo 9 minuti di campo, mentre il top scorer Williams aveva totalizzato 5 punti in 30 minuti: una débâcle da non credere, con il solo Nottage in doppia cifra (21), autore di un terzo dei punti della sua squadra. I ginevrini, invece, hanno avuto tre uomini in doppia cifra e 3 soli errori dalla lunetta su 21 tentativi: merito certamente della difesa dei Lions, ma demerito anche dei tiratori burgundi, capaci di realizzare soltanto 9 punti nel primo quarto. Gilbreath è stato il dominatore di questa frazione con 25 punti, dopo averne totalizzati 20 in gara 2 (dove ben 6 erano i ginevrini a essere andati in doppia cifra, contro i 4 del Friborgo).

Nell’ultima gara, martedì, chiusa sull’80-74, l’Olympic è stato avanti nel primo quarto (19-24) ed era a +7 alla pausa (33-40), fino al 58 pari prima dell’ultimo quarto. Negli ultimi 10 minuti, con un 22 a 16, i Lions hanno conquistato il titolo. Eppure, tanto per dire come le cifre non dicano sempre tutto, l’Olympic ha tirato con il 47,2% e Ginevra con il 42% e l’Olympic ha preso più rimbalzi (37 contro i 34 dei padroni di casa) ma, ancora una volta, nei tiri liberi Ginevra ne ha sbagliati 3 su 29, i burgundi ben 8 su 24. La differenza sostanziale l’ha fatta l’ex di turno, Gravet, eletto miglior uomo della partita, con 19 punti, 5/7 da 2 e 9/9 dalla linea della carità e ben 10 rimbalzi, di cui 3 in attacco. Ancora una volta l’Olympic ha pagato a caro prezzo l’inefficienza di Green e i soli 8 punti realizzati da Williams in 31 minuti di gioco. I meriti dei ginevrini sono stati quelli di aver giocato certamente meglio degli avversari, con un apporto costante da parte di tutta la sua lunga panchina, compreso il “nostro” Alì (6 punti in gara 4 e 17 minuti di campo con 3 rimbalzi offensivi). L’Olympic, invece, in queste finali ha ceduto soprattutto con due dei suoi stranieri, Williams e Green, e questo fatto – in Elvezia non puoi certo concedere due giocatori di questo livello alla squadra avversaria – unitamente ai liberi sbagliati hanno pesato come macigni su una vittoria ginevrina che fa il paio con la conquista della Coppa.

Infine, ci sembra giusto sottolineare che gli arbitraggi delle finali siano stati molto buoni, come si vorrebbe che fossero per tutta la stagione. Buon’estate a tutti.