laR+ FREESTYLE

L’ultimo sforzo dell'inverno sulle nevi di Airolo

Reduci dall’esperienza iridata, Enea Buzzi e Martino Conedera questo weekend saranno impegnati ai Campionati svizzeri di moguls

3 aprile 2025
|

Nelle ultime due settimane l’Alta Engadina ha chiamato a raccolta i migliori freestyler del pianeta. Dalla fuoriclasse dell’halfpipe Chloe Kim a Birk Ruud, fratello del più famoso Casper. L’ultima grande manifestazione dell’inverno è stata un successo in termini di visibilità e, soprattutto, risultati. Sì, perché il salmo rossocrociato è stato intonato ben cinque volte – mai capitato in precedenza –, senza dimenticare l’argento nel Big Air di Sarah Höfflin e le altre tre medaglie di bronzo. Non è tuttavia finita qui, giacché il titolo conquistato da Noé Roth e il terzo posto colto da Pirmin Werner (aerials) hanno permesso alla Svizzera di mettersi tutte le Nazioni alle spalle proprio in chiusura di rassegna. Da ormai dieci anni, quando sci e snowboard hanno scelto di unire le forze, i nostri rappresentanti non escono comunque più a mani vuote. Il bottino più lauto risale all’ultima edizione, tenutasi a Bakuriani nel 2023, in cui eravamo stati capaci d’issarci sul podio in dieci occasioni. Un metallo prezioso in più di questa volta. Non sono infatti state avare di emozioni le nevi grigionesi, teatro di numerose pagine di storia. Le incantevoli montagne dell’Engadina hanno posto sotto i riflettori nomi ancora poco conosciuti e rinomati: la giovane Lina Kozomara ha conquistato a sorpresa il bronzo nel concorso a squadre miste insieme a Roth e Werner, mentre il boardercrosser Valerio Jud in compagnia di Sina Siegenthaler.

I risultati non all'altezza delle aspettative

A difendere i colori rossoblù sono invece stati Enea Buzzi e Martino Conedera, impegnati nelle gobbe. I risultati non soddisfano appieno entrambi, ma disputare la rassegna clou dell’inverno proprio sulle nevi di casa «è stata una bellissima esperienza, indimenticabile – spiega il 20enne di Pollegio –. Abbiamo inoltre dormito nello stesso albergo delle altre squadre di Swiss-Ski: quando Fanny Smith e Ryan Regez hanno conquistato i rispettivi titoli nello skicross, l’ambiente che si è creato è stato fantastico». Come pure scambiare qualche parola e interagire con «dei veri campioni a cena. È stimolante, motivante. Tutti sono esempi da seguire, spronano a continuare a lavorare così da riuscire magari un giorno a ripercorrerne le orme». Nelle qualificazioni del moguls ha chiuso 26esimo, sfiorando di quattro punti la finale. «Non posso nascondere un pizzico di amarezza per non essere stato capace di raggiungere il traguardo, sicuramente molto ambizioso, che mi ero prefissato. Era difficile, ma in termini di performance (e sensazioni) sono più che soddisfatto». Appena ultimata la run, in attesa del punteggio, Enea ha esternato la sua felicità salutando le telecamere a mo’ di surfista. Pugno chiuso, mignolo e pollice distesi.

La nebbia tipica del Corviglia ha dunque cancellato la seconda discesa, che sul circuito maggiore non sussiste. Un’eccezione, insomma. «Non avevo nulla da perdere, vero, tuttavia non penso che avrei recuperato quei punti necessari a raggiungere l’ultimo atto. La run già consolidata mi avrebbe ‘solo’ caricato maggiormente… Forse avrei pulito di più i salti e la sciata». Martino è invece stato più influenzato dalle condizioni atmosferiche. «Sì, effettivamente mi ero preparato a puntino nelle ultime settimane effettuando parecchi giorni di allenamento. La discesa era buona, ma durante le qualificazioni non sono riuscito a mettere tutto in pratica». Non ha sicuramente aiutato la nebbia, comparsa proprio quando il 22enne aveva piantato i bastoncini sulla neve. Un’ora di attesa che ha tolto lucidità, «non sono più stato capace di essere completamente sul pezzo. Non è stata una situazione facile da gestire». I serpenti del Maloja sono però quasi una costante sul pendio che solitamente ospita la Cdm di sci alpino. La densa foschia si è installata in quei 200 metri di pista, limitando parzialmente la visuale. Non cerca scusanti, il bellinzonese. «Ho imboccato male il primo salto, chiusa la zona più ripida, atterrando sbilanciato e mancando la ripresa. La mia qualificazione ormai era terminata».

‘Una lunga stagione, ma c’è ancora fame'

Il rammarico era parecchio, c’era però un’altra chance su cui bisognava focalizzare l’attenzione. Nel dual Martino si è subito inchinato a Louis-David Chalifoux, riscattando comunque la prestazione del singolo. «Ho impiegato meno del canadese a ultimare la run, ma qualche sbavatura ha compromesso il punteggio finale. Non sono riuscito a ottenere risultati all’altezza delle mie aspettative, dunque rimane un po’ l’amaro in bocca. Sono tuttavia soddisfatto dell’attitudine mostrata nel doppio». Ha invece superato il ceco Marek Gajdecka e il primo turno Enea, prima d’imbattersi nel re indiscusso della specialità Mikaël Kingsbury. Kingsbury che in seguito ha conquistato il suo nono titolo della carriera. «Ho spremuto qualsiasi briciolo di energia, chiaramente non è bastato. È stata una bellissima esperienza perché mi sono trovato alla partenza di un Mondiale tranquillo, senza pressioni. Ho cercato di superare i miei limiti, d’altronde anche in questo caso non avevo nulla da perdere». Limiti che nel singolo «sono più difficili, e rischiosi, da testare in quanto l’errore può costare maggiori detrazioni. Nel dual, soprattutto quando si hanno di fronte rivali più quotati, risulta più facile». Tutta esperienza utile in vista delle prossime stagioni, come la cerimonia inaugurale nei pressi dell’Olympiaschanze. Il mondo del freestyle non attira grandi masse, dunque la risonanza mediatica ricevuta (anche fuori dalle competizioni) è benvenuta. «Non siamo usi a rilasciare interviste o essere sotto i riflettori», che questo weekend saranno puntati su Airolo in occasione dei Campionati svizzeri. «È stata una lunga stagione, ma c’è ancora fame. È l’ultimo sforzo, prima di staccare un pochino la spina».