Annullato, dopo due mesi di dibattimento e per un motivo che pare folle, il processo alle persone accusate dell'omicidio colposo dell'ex fuoriclasse
Che Diego Armando Maradona – eroe in vita fattosi leggenda da trapassato – non avrebbe avuto requie nemmeno nell’aldilà lo si era capito ben presto. Tutti ricordiamo infatti che ad esempio, già poche ore dopo la sua dipartita – datata 25 novembre 2020 – alcuni dipendenti delle pompe funebri chiamate a operare si erano scattati e avevano e poi diffuso fotografie che li ritraevano insieme alla salma dell’ex fuoriclasse, immagini che attraversarono il mondo intero e fecero gridare alla profanazione di cadavere.
E nemmeno ci siamo dimenticati che le speculazioni, le accuse, gli sciacallaggi e i conflitti fra tutti i potenziali eredi del patrimonio lasciato da El Diez erano cominciati – fra l’altro senza esclusione di colpi – quando ancora non si era proceduto a celebrare le esequie del caro estinto. Senza contare, poi, che familiari e amici – assetati di denaro contante – avevano iniziato ben presto, con una sollecitudine a dir poco immorale, a vendere (e in certi casi a svendere) qualsiasi oggetto appartenuto al Pelusa, anche il più insignificante, al fine di monetizzare rapidamente quanto più possibile. Del resto, Diego da una vita manteneva decine (forse centinaia) di parenti e lacchè di ogni genere, i quali si erano ritrovati all’improvviso in braghe di tela, dato che le entrate fisse mensili che Maradona procurava loro si erano inevitabilmente volatilizzate.
Oggi, però, sappiamo che Maradona – oltre che della pace che andrebbe sempre riservata ai defunti – sarà con ogni probabilità privato pure della giustizia, che senza dubbio meriterebbe a cagione del vergognoso e criminale modo in cui fu curato nel corso delle sue ultime settimane di vita: il processo che vedeva imputate le otto persone che secondo l’accusa lo portarono a morte prematura, infatti, è stato annullato alla fine della scorsa settimana dopo oltre due mesi di dibattimento, ventuno udienze e la comparsa di ben 44 testimoni.
Il motivo? Folle al di là di ogni immaginazione: si è scoperto infatti che una dei tre giudici chiamati a sentenziare sulla vicenda, già alla vigilia dell’apertura del procedimento, di nascosto aveva cominciato a girare dentro e fuori dall’aula un documentario della durata prevista di sei puntate, intitolato ‘Giustizia Divina’, che vedeva lei stessa protagonista e il cui copione – ritrovato nei giorni scorsi al pari del trailer e delle immagini già girate – prevedeva una sentenza di colpevolezza per tutti gli imputati, come se il verdetto fosse insomma già scritto.
Un’alzata d’ingegno che, come detto, ha provocato l’annullamento dell’intero processo, poiché il modo di agire di Julieta Makintach – magistrata quarantasettenne che madre natura ha dotato di innegabile venustà in aggiunta a fantasia e propensione all’intrapresa – oltre a risultare ovviamente del tutto incompatibile col suo ruolo di giudice, ha pure creato nocumento sia all’accusa che alla difesa.
Il danno procurato è naturalmente enorme, perché tutto dovrà essere rifatto da capo, compresa la raccolta preliminare delle prove, oltre alla nomina di nuovi giudici, alla scelta di una sede alternativa in cui svolgere il processo bis e alla determinazione di una nuova data per l’inizio delle udienze, che in Argentina i più ottimisti indicano nell’inizio del prossimo mese di settembre, ma che verosimilmente slitterà di parecchi mesi, forse addirittura di un anno secondo i più scettici.
Pare la trama di un legal thriller, e invece è tutto vero, a ennesima riprova di almeno due verità incontrovertibili. La prima è che la realtà, in molti casi, supera di gran lunga la più visionaria immaginazione dei più scafati sceneggiatori e romanzieri, specie in Sudamerica, che non a caso è la culla del realismo magico. La seconda, invece, è che di Diego Armando Maradona – così come della sua personalità, della sua classe, dei suoi eccessi, della sua straordinaria generosità, della sua eredità e della componente ultraterrena che sempre si è portato appresso nel bene e nel male nella sua breve ma intensa vita – si continuerà a parlare ancora per parecchi anni, o molto più probabilmente addirittura per alcuni secoli.