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Nick Hornby, Noè Ponti e il divino Clay Regazzoni

Dopo i nuovi successi del nuotatore del Gambarogno, ci si chiede se il ragazzo già oggi sarebbe da inserire fra i migliori sportivi ticinesi della storia

29 luglio 2025
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Gli appassionati del pallone conosceranno probabilmente Nick Hornby, scrittore inglese divenuto celebre una trentina d’anni fa grazie ad alcuni romanzi davvero indovinati, fra i quali ne spiccava uno che aveva come sfondo l’amore del protagonista per il football e per l’Arsenal.

Si chiamava Fever Pitch, che può essere tradotto come picco della febbre, ma anche come smodata passione per i campi da calcio. L‘editore italiano – Guanda – lo intitolò Febbre a 90’, con l’apostrofo a indicare la durata in minuti di una partita, mentre il titolo per il mercato italofono del film che ne fu tratto faceva invece riferimento proprio al termometro: Febbre a 90°. Del resto, lo sport è davvero in grado di scatenare un trasporto incontrollato, che in certi casi innesca perfino il delirio, proprio come certi febbroni.

Ora, sarà difficile che i fantastici risultati colti da Noè Ponti ormai da anni inducano i ticinesi a perdere addirittura il senno – certi sdilinquimenti non fanno parte del nostro Dna – ma è innegabile che le imprese del ventiquattrenne gambarognese riescano a scaldare anche i cuori più algidi, e a far parlare anche chi di norma non cade facilmente preda delle infatuazioni muscolari. Oltre che serio e implacabile nel suo mestiere di nuotatore, infatti, Ponti è fotogenico, intelligente e molto simpatico, doti che sanno coinvolgere pure coloro secondo cui la virata è solo quella del jet, e rana e delfino sono soltanto animali.

E così, già nel pomeriggio di ieri – prima al bancone dell’osteria bevendo il caffè e poi coi colleghi al giornale – è scattato il giochino delle classifiche, in cui ognuno, dopo breve o più approfondita riflessione, si è lanciato nel computare la propria lista dei migliori atleti ticinesi di tutti tempi, per decidere infine se Noè possa o meno essere inserito già oggi nel ristretto novero di coloro che maggiormente hanno tenuto alto il nome e l’onore del Cantone. Fra l’altro, mentre scrivo realizzo che un altro grande romanzo di Nick Hornby – stavolta di ambientazione non sportiva – ha come fil rouge proprio la composizione compulsiva di graduatorie, senza le quali il personaggio principale, proprietario di un negozio di dischi vicino al fallimento, non riuscirebbe a vivere, e infatti ogni poche pagine ci regala una sua personale top 5 o top 10 relativa agli ambiti più disparati. Si intitola Alta Fedeltà, e davvero lo consiglio a chi non l’abbia ancora letto.

Ad ogni modo, il più stagionato avventore del mio bar preferito non ha avuto dubbi, e in cima al suo podio personale ha piazzato il ginnasta Giorgio Miez, che fra il 1928 e il 1936 si portò a casa 3 medaglie iridate (2 ori) e la bellezza di 8 olimpiche, 4 delle quali del metallo più prezioso. Le obiezioni degli altri clienti si sono concentrate su due aspetti: 1) si parla del pleistocene; 2) Miez ticinese lo era solo d’adozione, giunse infatti a Chiasso quand’era già ventenne. Molti altri non hanno invece esitato a piazzare in cima alla classifica le sciatrici: Lara Gut naturalmente, ma pure Michela Figini e, più staccata, Doris De Agostini. In questo caso, chi non condivideva la scelta sosteneva che gli sport della neve, seppur prodighi di soddisfazioni alle nostre latitudini, sono discipline – volente o nolente – di nicchia, e quasi del tutto sconosciute in ampie fette di mondo, e che dunque sui successi colti fra paletti stretti o larghi graverebbe un handicap che non si può trascurare stilando questo genere di graduatorie. In genere, ho notato che chi la pensa così tende a incoronare i calciatori, rappresentanti di un’arte diffusa capillarmente in tutto il pianeta, e dunque sono emersi soprattutto i nomi di Riva IV, Sulser, Türkyilmaz e Behrami.

Quanto a me, sia in bettola sia in redazione ho ribadito che nel mio Olimpo privato la palma del più grande in assoluto andrebbe attribuita a Clay Regazzoni, i cui mille talenti e la cui travolgente personalità rimarranno ineguagliati nei secoli. E poi – per limitarmi alla cinquina come si fa coi premi letterari – dico Gut-Behrami, Figini, Flavia Rigamonti e proprio Noè Ponti, che essendo ancora giovanissimo ha tutte le carte in regola per scalare ulteriori posizioni.